
«Vi sono fondati sospetti che i due fratelli facciano parte di una cellula terroristica internazionale: devono restare in carcere». Lo scrive il gip nell'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Karim e Shahad El Kunani, i due fratelli arrestati il 31 dicembre all'aeroporto di Genova mentre stavano partendo per Londra con false carte d'identità belghe e foto di armi e scene di guerra sul telefonino.
Gip Genova: fondati sospetti sui due fratelli
A insospettire il gip sull' appartenenza dei due a una cellula terroristica internazionale, la disponibilità di denaro dei fratelli, che avevano mille euro a testa, e la facilità con cui hanno reperito i falsi documenti. Vi sarebbe poi un pericolo di fuga per cui i due devono rimanere in carcere.
Arrestati a Genova: via da Iran per convertirci
I due, interrogati in carcere, hanno dichiarato di essere fuggiti dall'Iran per lasciare la religione musulmana e diventare cristiani, con l’obiettivo di raggiungere Londra per ricongiungersi ai familiari. Ma il gip ha convalidato l'arresto e applicato la custodia cautelare in carcere. Karim e Shaahd El Kunani avevano descritto gli spostamenti che li avevano portati a Genova, parlando di una vera e propria “odissea”: «Siamo partiti dall'Iran - hanno dichiarato - e siamo arrivati in Turchia dove ci hanno venduto i documenti falsi. Da lì siamo passati in Grecia, abbiamo risalito i Balcani e siamo passati in Austria e in Germania: è qui che ci hanno venduto i biglietti che dovevano portarci a Londra ma invece erano per l'Italia, Milano. Da Milano siamo arrivati a Genova dove siamo stati tre giorni in albergo ma non sappiamo dire il nome dell'hotel». Secondo il pm però, i due non sarebbero due migranti ma con ogni probabilità due appartenenti a una cellula terroristica.
Al setaccio le telecamere dell’aeroporto
In effetti uno degli elementi emersi dalla prima analisi effettuata dalla polizia postale sul cellulare di uno dei due fratelli dimostrerebbe che i due sarebbero stati a Genova già dal 28
dicembre: lo smartphone, infatti, si sarebbe agganciato a una rete wifi pubblica. Il telefonino, con una sim iraniana, conterrebbe numerosi messaggi in arabo che adesso gli inquirenti dovranno decifrare, e alcuni numeri di cellulare inglesi. Decisivo sarà anche l'esame dei tabulati e delle celle agganciate per ricostruire tutto il viaggio fatto dai due prima di arrivare nel capoluogo ligure. Al setaccio anche le telecamere della zona dell'aeroporto per vedere se siano stati accompagnati da qualcuno all'aeroporto o se abbiano preso un taxi o un mezzo pubblico. Gli investigatori cercano di scoprire se qualcuno ha ospitato i fratelli e se questi facciano parte di una cellula “dormiente” presente in Liguria che li potrebbe avere ingaggiati per testare lo scalo genovese e provare quanto siano serrati i controlli.
I dubbi degli inquirenti
I due, al momento dell'arresto, hanno raccontato di essere due profughi in fuga dalla Siria, di essere stati in Belgio dove avrebbero comprato i documenti falsi e di volere raggiungere un fratello a Londra. Ma secondo gli inquirenti, Karim e Shahad avrebbero mentito. Dagli elementi raccolti dagli investigatori della Digos i due avrebbero girato a lungo: sarebbero stati in Turchia, poi nei paesi del Nord Europa e infine sarebbero arrivati in Italia
per poi approdare a Genova.
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