«Se perdo il referendum sulla riforma costituzionale smetto di far politica. Non è un plebiscito su di me, ma finalmente c'è la responsabilità di chi fa politica dopo che per anni c'è stato il pantano». Lo ha detto il premier Matteo Renzi a Repubblicatv. Il premier ha definito questa linea più da «sistema anglossassone: fai uno-due mandati e te ne vai». E ha aggiunto: «Dopo che hai fatto la riduzione delle tasse, il Jobs act, dopo che hai fatto la riforma della scuola e della Pa arrivi alla riforma costituzionale, la partita su cui ti sei giocato tutto, e allora se la perdi devo trarne le conseguenze». Renzi ha anche confermato che dopo il voto finale della Camera ad aprile «partiremo subito con la campagna referendaria». Mentre sulla legge sulla rappresentanza ha ribadito: «O sindacati e Confindustria fanno gli accordi o ci pensiamo noi».
Renzi: dopo referendum non andremo al voto
«Premesso che decide il presidente della Repubblica, l'intendimento del governo è arrivare a fine legislatura (nel 2018, ndr) perché l'idea che si rispettino le scadenze naturali è un principio di buon senso» ha aggiunto Renzi, escludendo che dopo il referendum costituzionale ad ottobre punti alle elezioni anticipate. Non esclusa invece l’ipotesi di anticipazione del congresso Pd. «Sarei per mantenere gli impegni e rispettare le scadenze. La mia scadenza da segretario è l'8 dicembre del 2017 ma se anticipare il Congresso lo deciderà il Pd dopo i risultati delle amministrative e del referendum», ha chiosato il premier nella sua veste di segretario dem.
Salvini: a ottobre mandiamo Renzi a casa con il referendum
Non la pensa come Renzi il leader della Lega Matteo Salvini, che punta a utilizzare il referendum di ottobre come occasione per dare una spallata al governo. «La riforma costituzionale è una pessima riforma - ha tuonato il segretario del Carroccio - se Renzi dice che “sarà un referendum con me o contro di me, se perdo vado a casa”, do appuntamento a 60 milioni di italiani che non possono votare il presidente del Consiglio da tre volte consecutive e a ottobre lo mandiamo a casa tranquillamente col voto degli italiani».
Renzi: «sì a commissione sulle banche, ma no processi show»
Renzi ha chiarito anche i termini di un'eventuale commissione parlamentare sul caso banche. «Io sono a favore della commissione - ha detto - ma se si farà, deve essere una commissione d'inchiesta non su una banca ma sul sistema bancario degli ultimi 15 anni dove sono successe cose nel silenzio della politica che ha fatto finta di non vedere autentici errori del sistema bancario». E ha aggiunto: «Massima trasparenza e discussione nel merito, ma no a processi show».
«No a odg governo su revisione competenze Consob»
Poi ha specificato che «non è un tema all'ordine del giorno in questo momento» riformare Bankitalia e Consob, tagliate fuori dagli arbitrati (che saranno affidati all’Autorità anticorruzione, ndr) per i rimnborsi ai risparmiatori penalizzati dal crac delle 4 banche regionali. Poi ha aggiunto: «Consob e Bankitalia sono due istituzioni che il governo ha il dovere di proteggere ma se qualcuno ha sbagliato va messo in condizione di rispondere. Massimo rispetto dal governo ma certo bisogna fare sempre di più per il funzionamento degli organismi».
«Ue cambi politica economica. No Europa tecnocratica»
Il premier ha poi rilanciato sulla necessità di un cambio di passo della politica economica Ue. «La politica economica euroepa è stata sbagliata negli ultimi sette anniu - ha detto il premier - insistere sull'austerità e sul rigore e non sugli investimenti e sulla crescita è un errore. Non si possono cambiare i trattati, ma cambiare la politica economica si può anche a trattati vigenti». Basta dunque con «l’Europa tecnocratica». E ha assicurato: «La nostra legge di stabilità rispetta integralmente tutto quello che chiede l'Europa».
«Disoccupazione sotto 10% obiettivo irrealistico»
Nel rivendicare l’impatto positivo del Jobs act sull’occupazione, il premier ha chiosato: «Io speravo di andare sotto il 12 per cento» di disoccupazione, «e ci siamo riusciti, ma non ce la facciamo ad andare sotto il 10 per cento nel 2016, non è un obiettivo realistico». E ha aggiunto: «L'obiettivo per quest’anno è fare ripartire l'immobiliare con un livello di efficientamento energetico degno di questo nome».
«Contratti? O parti fanno accordi o facciamo noi»
Renzi, a Repubblica tv, è tornato poi a sollecitare sindacati e Confindustria per la riforma dei contratti e della rappresentanza: «O le parti sociali fanno gli accordi o ci pensiamo noi - ha detto - È tempo di mettere fine a continui rinvii». E difendendo il jobs act «come l'operazione più di sinistra di sempre» ha definito il sindacato «una grande istituzione democratica». Ma ha ribadito: «ce ne sono tantissimi (di sindacati, ndr), io aggiungo: forse troppi».
«Reato clandestinità non serve, sarà abolito»
Il premier è tornato anche sul rinvio dell’abolizione del reato di immigrazione clandestina. «Ci vuole una normativa che mentre abolisce il reato di clandestinità, che non serve a niente, come dicono tutti, sia molto più veloce nei processi di espulsione e più dura verso chi delinque», ha detto Renzi, che ha annunciato un «pacchetto di norme» che però non sarà approvato dal consiglio dei ministri questa settimana. «Ci vuole del tempo - ha chiosato - ci stiamo lavorando in collegamento con le norme europee»
«M5S non ha monopolio morale»
Sul caso dell’inchiesta sulle infiltrazioni camorriste nel comune di Quarto (Napoli) amministrato dal M5s Renzi ha commentato: «L'idea che il M5s abbia avuto il monopolio della morale per noi non è mai esistita e ora è venuta meno anche per loro». Ma ha precisato che a suo avviso il sindaco Capuozzo non dovrebbe dimettersi: «Io sono per il garantismo più totale - ha assicurato - e per la vicenda Quarto bisogna avere grande rispetto, evitare strumentalizzazioni: è ingiusto gettare la croce addosso al sindaco e se mi chiede se avrebbe dovuto dimettersi dico di no. Avrebbe dovuto denunciare chi la stava minacciando ma in quel posto l'hanno messa i cittadini».
«Giachetti candidato a Roma? Conosce città meglio altri»
Il premier non si è sbilanciato sui candidati Pd a Roma per le primarie ma non ha celato una sua “simpatia” per il vice-presidente della Camera Roberto Giachetti. «Il candidato sindaco a Roma - ha detto Renzi - lo decideranno le primarie, non voto a Roma, secondo me Giachetti conosce Roma meglio di chiunque altro, ha fatto il capo di gabinetto e ha fatto uno sciopero della fame per la legge elettorale. È romano e...romanista».
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