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Unioni civili, senatori Pd in assemblea. Zanda: «No a…

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Unioni civili, senatori Pd in assemblea. Zanda: «No a rinvii, attenti a non dividerci in correnti»

«Cerchiamo di essere prudenti anche nelle dichiarazioni pubbliche. Le unioni civili non devono diventare il problema del Pd. Non formiamo correnti su singole questioni della legge». Il capogruppo del Pd Luigi Zanda è stato chiaro: parlando stamane all’assemblea dei senatori dem, ha ricordato che sul ddl Cirinnà, atteso in Aula dal 26 gennaio, «l’esito è imprevedibile, per questo il Pd deve stare molto attento».

Zanda: «Prudenza nelle dichiarazioni pubbliche»
L’invito di Zanda è a «essere prudenti anche nelle dichiarazioni pubbliche» e a presentare «pochi, meditati emendamenti» senza bloccare l’iter del provvedimento: «L’Italia è molto in ritardo, dobbiamo farci carico di questo ritardo. Noi siamo in Parlamento e questa volta non si può rinviare». E ancora: «Abbiamo fatto un dibattito lunghissimo in commissione. L’ostruzionismo di altri gruppi non produce qualità ma ha causato solo problemi, come arrivare in aula senza relatore». Il presidente dei senatori Pd non nasconde la preoccupazione per un approdo in Aula che non ha precedenti: il testo arriva «senza relatore, con il governo che non darà pareri, un numero sconosciuto di emendamenti, voti segreti e libertà di coscienza su alcuni punti». L’assenza di queste quattro precondizioni implica «grande senso di responsabilità e prudenza».

La ricerca di una mediazione sulla parità col matrimonio
Il lavoro dei democratici non è semplice: devono trovare un compromesso sul testo che disciplina le unioni civili tra coppie dello stesso sesso, superando gli ostacoli vecchi e nuovi. Vecchi: quella stepchild adoption contestata severamente dagli alleati centristi capitanati dal ministro Angelino Alfano. Nuovi: i rilievi di costituzionalità trapelati nei giorni scorsi sui primi articoli del ddl, che richiamano alcuni articoli del Codice civile sul matrimonio. L’intenzione è proporre modifiche per bypassarli elencando magari puntualmente i diritti e i doveri delle coppie che registrano le unioni e inventando una via di mezzo tra la stepchild e l’affido rafforzato, con l’adozione possibile solo dopo un periodo di affido (forse due anni) e un rafforzamento del divieto di utero in affitto.

Cirinnà: «Resta nodo stepchild adoption»
«Il clima è positivo, il partito non è spaccato», ha assicurato Monica Cirinnà. «Resta il nodo della stepchild adoption ma spero che si arrivi a una soluzione».

Ap-Ncd: «Chiariti i tre nodi da sciogliere»
I senatori di Area popolare Maurizio Sacconi e Nico D’Ascola ne approfittano per rivendicare («Il tempo sembra essere galantuomo e disvelare le molte ambiguità politiche a proposito di unioni civili) e segnalare che «a questo punto i tre nodi sono chiari. Primo: le convivenze omosessuali non possono regolarsi con riferimento agli articoli del Codice civile sul matrimonio, ma devono avere una disciplina originale di diritti e di doveri fondati sulla constatazione di una stabile relazione di fatto. Secondo: via le adozioni senza subordinate, che sarebbero solo peggiorative, come l’affido rafforzato, le pre-adozione, o altre alchimie da azzeccagarbugli. Terzo: l’utero in affitto diventi reato universale».

Gasparri (Fi): «Sei mesi di moratoria per evitare pasticci»
Nel frattempo non si placa neanche l’attacco delle opposizioni di Fi e Lega. Oggi dalle colonne dell’Avvenire il senatore azzurro Maurizio Gasparri ha chiesto «sei mesi di moratoria, per evitare pasticci e per mandare avanti nel frattempo interventi sulla famiglia e sulle adozioni di sicuro più urgenti e sentiti», come «il reddito familiare, la tutela della famiglia e le facilitazioni delle adozioni». Temi, assicura, su cui il centrodestra è compatto.

Appello di 321 giuristi contro il ddl
Intanto contro il ddl Cirinnà si leva la voce di 321 giuristi che hanno firmato un appello lanciato dal Centro studi Livatino, primo firmatario Mauro Ronco: magistrati, avvocati, docenti universitari di materie giuridiche, notai di differenti fori d’Italia esprimono preoccupazione per il testo. Tra i sottoscrittori presidenti o vicepresidenti emeriti della Corte Costituzionale come Riccardo Chieppa e Fernando Santosuosso, Paolo Maddalena, Ferrando Mantovani, Pierangelo Catalano, Ivo Caraccioli, Luca Antonini e Felice Ancora, Simonetta Matone. Tutti convinti che il testo sia «ingiusto e incostituzionale», che la sovrapposizione del regime matrimoniale a quello delle unioni civili farebbe parlare a pieno titolo di «matrimonio», che l’adozione same sex danneggerrebbe i bambini, che si arriverebbe ala legittimazione dell’utero in affitto.

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