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Unioni civili, Orlando: indispensabile riconoscere diritti. Ma nel…

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Unioni civili, Orlando: indispensabile riconoscere diritti. Ma nel Pd è ancora scontro

A una settimana esatta dall’approdo in Aula al Senato del ddl Cirinnà e alla vigilia della scadenza dei termini per gli emendamenti, la nebbia sulle unioni civili non si dirada. Stamattina il premier Matteo Renzi ha ribadito la linea: «Il governo rispetta il dibattito parlamentare, non interviene. Ma la stragrande maggioranza degli italiani sono d’accordo sul fatto che una legge deve esserci». Lo ha ripetuto più tardi a Palazzo Madama anche il ministro della Giustizia Andrea Orlando, replicando ai rilievi posti dai senatori dopo la sua relazione sullo stato dell’amministrazione della giustizia: «Il Senato e la Camera facciano come credono, ma occorre risolvere il tema che ci segnala Strasburgo: c’è una fascia di cittadini che è priva di diritti, il cui riconoscimento è condizione essenziale per rimanere all’interno del Consiglio d’Europa e della giurisdizione esercitata dalla Corte dei diritti dell’uomo».

I renziani ai colleghi cattolici: «Emendamento crea fossati»
La legge, insomma, s’ha da fare. Ma il Pd continua a non trovare la quadra. Non ha aiutato ieri lo strappo dei senatori cattolici sull’utero in affitto. Oggi i renziani Massimo Caleo, Laura Cantini e Francesca Puglisi hanno mandato un messaggio esplicito ai colleghi: «L’obiettivo che ci siamo posti è unire il più possibile il Pd ed approvare le unioni civili. Da questo punto di vista l’emendamento del collega Dalla Zuanna non aiuta, anzi rischia di creare ulteriori fossati. Per questo chiediamo che non venga depositato. Siamo d’accordo nel ribadire il divieto già espresso dalla legge italiana anche nel ddl Cirinnà ma non possiamo giustificare emendamenti che appaiono non rispettosi della vita delle persone e che allontanano l’unità del gruppo». Uno stop in piena regola.

Cirinnà: «Si agita spettro utero in affitto per fermare la legge»
La relatrice Monica Cirinnà è stata ancora più dura, bollando come «errore» l’introduzione nel dibattito di un aggravamento della pena per chi ricorre alla “gestazione per altri”. Che in Italia è già vietata dalla legge 40/2004 sulla fecondazione assistita. Agitare il fantasma dell’utero in affitto, per Cirinnà, serve soltanto «a mettere un altro ostacolo sulla strada di questa legge». Strategia politica, non altro. E la senatrice non ci sta all’ipotesi di soluzioni rabberciate sulla stepchild adoption: se l’articolo 5 del ddl saltasse del tutto sotto i colpi del voto segreto, «avremmo almeno giocato la battaglia». Se si perdesse, sarebbe comunque possibile per uno dei due partner presentare la domanda di adozione del figlio dell’altro al tribunale dei minori, come accade oggi.

I cattodem al contrattacco
Ma i cattodem insistono. «Ribadiamo la necessità di approfondire le proposte in campo in questa fase senza schieramenti precostituiti e faziosi e con spirito costruttivo e di dialogo», ha incalzato Rosa Maria Di Giorgi, che con Emma Fattorini e Stefano Lepri ha difeso l’emendamento: «È una estensione del reato previsto dalla legge 40 qualora esso venga commesso all’estero. Si colma dunque un vuoto normativo; le pene sono quelle già previste dalla legge 40, con un aggravamento solo per chi organizza e tra profitto da quello che oggi è un vero e proprio sfruttamento delle donne e una commercializzazione dei bambini».

Domani alle 13 scade termine per emendamenti
Il termine per gli emendamenti scade domani alle 13 e c’è ancora chi lavora a una mediazione. Cirinnà non nasconde la possibilità di migliorare la norma sulle adozioni: «Spiegheremo meglio che non c’è automatismo e che l’ultima parola verrà data al Tribunale dei minori». Basterà ai cattolici? Di certo no ai centristi di Alfano, che per bocca di Maurizio Sacconi e Nico D’Ascola auspicano che «cresca la consapevolezza sull’inevitabile nesso tra stepchild adoption e utero in affitto da un lato, così da eliminarla, nonché quello tra simil-matrimoni e adozioni dall’altro».

Il M5S: «Il ddl va approvato così com’è»
Se i numeri della maggioranza ballano, le opposizioni procedono in ordine sparso. Il gruppo di Forza Italia è contrario alle adozioni, anche se Berlusconi ha aperto e lasciato libertà di voto. La Lega ha presentato oltre 5mila emendamenti. Il Movimento Cinque Stelle è l’unico che ha annunciato di non aver intenzione di proporre modifiche. «Il testo - dicono i senatori Alberto Airola e Maurizio Buccarella - va approvato così com’è». Ma - viste le tensioni alle stelle con il Pd - nel segreto dell’urna tutto può succedere.

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