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Unioni civili, unanimità dal gruppo Pd al Senato su impianto del ddl

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il testo cirinnÀ

Unioni civili, unanimità dal gruppo Pd al Senato su impianto del ddl

Il gruppo Pd al Senato ha votato oggi all’unanimità l’impianto del ddl Cirinnà sulle unioni civili. Un passo per blindare almeno le linee essenziali del provvedimento. «Il gruppo deve avere una linea», ha precisato il capogruppo Luigi Zanda all’assemblea dei senatori. «Noi oggi al termine dell’assemblea voteremo l’impianto della legge sapendo che ci sarà indicazione di voto su alcuni emendamenti e altri su cui ci sarà libertà di coscienza e lo sapremo quando conosceremo tutti gli emendamenti, anche degli altri gruppi». Ogni scelta è dunque rinviata a martedì prossimo e a quel punto si procederà alla luce del sole: «I senatori del Pd non hanno alcun interesse ai voti segreti». Che saranno però chiesti da Idea e da Gal.

Consiglio Europa,Italia riconosca unioni stesso sesso
Intanto scende in campo anche il segretario generale del Consiglio d’Europa:«Incoraggio l’Italia a garantire il riconoscimento legale alle coppie dello stesso sesso - scrive su twitter Thorbjorn Jagland - così come stabilito dalla sentenza della Corte europea dei diritti umani (Oliari e altri verso Italia del 21 luglio 2015) e come accade nella maggior parte degli Stati membri del Consiglio d’Europa».

Il capogruppo Zanda ribadisce: no alle correnti
Zanda ha tenuto «a fare un richiamo a tutti al rispetto delle posizioni di ciascuno di noi». «A volte in passato non c’è stato - ha spiegato - e può essere comprensibile perché il tema è di enorme portata. Ma ora siamo a un passo dall’approvazione e dobbiamo stare attenti anche alle parole. Nulla giustifica la mancanza di rispetto. Ognuno ha le proprie posizioni personali ma non facciamo correnti». Il presidente dei senatori dem ha ricordato quanto sarà difficile la gestione dell’Aula (il ddl arriverà giovedì ma il voto comincerà soltanto la prossima settimana): «Senza relatore, senza pareri del governo, con voto segreto e libertà di coscienza, la gestione dell’aula sarà complicata. Dobbiamo evitare pericoli e anche per questo sarà importante contenere il numero degli emendamenti».

Patto con le opposizioni: niente canguro ma taglio emendamenti
Su questo punto Zanda ha annunciato un possibile «accordo con le opposizioni: da 6 mila emendamenti potrebbero diventare poche centinaia». Il merito sarebbe dei contatti ripetuti avvenuti ieri con i capigruppo di Forza Italia e Lega, che da sola aveva presentato oltre 5mila proposte di modifica. In cambio, il Pd non userà l’arma del “super canguro”, l’emendamento di Andrea Marcucci premissivo all’articolo 1 del ddl, che avrebbe fatto decadere in un colpo solo migliaia di emendamenti. La proposta sarà ritirata una volta che l’intesa tra maggioranza e opposizione, per la tempistica della legge, sarà siglata.

Cirinnà: «Ora accordo più vicino»
Si dice fiduciosa la relatrice al ddl, Monica Cirinnà: «Dopo il voto di oggi l’accordo nel Pd è più vicino. I senatori hanno detto unanimemente che voteranno sì nel voto finale alla legge. Restano delle opinioni diverse sulle adozioni ma abbiamo una settimana di tempo per trovare un’intesa».

Il nodo adozioni e l’emendamento Marcucci-Pagliari
Il nodo vero, sul quale si profila quasi sicuramente libertà di voto in tutti gli schieramenti, resta infatti quello della stepchild adoption prevista all’articolo 5. Nel Pd l’ipotesi di mediazione passa per l’emendamento dei senatori dem Andrea Marcucci e Giorgio Pagliari, secondo cui all’interno di un’unione civile o di una convivenza stabile l’adozione possa realizzarsi dietro autorizzazione del giudice e nell’interesse del minore soltanto dopo che sia stata accertata «l’esistenza di uno stretto legame tra adottante e adottato verificato all’esito del biennio di affidamento precedentemente disposto nei confronti dell’adottante». Una soluzione che potrebbe ricompattare almeno in parte i democratici, raccogliendo voti in Fi e forse anche in Ap. Ma che allontanerebbe M5S e Sel.

I cattodem: emendare anche l’articolo 3
Intanto i cattodem hanno chiesto modifiche anche sull’articolo 3 del ddl sui diritti e doveri delle coppie omosessuali. Il senatore Stefano Collina, intervenendo stamane all’assemblea, ha spiegato che «l’articolo 3 di fatto autorizza la stepchild, rendendo di fatto inutile l’articolo 5. Per questo - ha detto - chiediamo di emendare anche l’articolo 3».

Alfano: «Già messo in conto il referendum»
I più freddi nella maggioranza restano comunque i centristi di Angelino Alfano. Il ministro dell’Interno in un’intervista a Radio Capital ha lasciato intendere di guardare già oltre: «Un referendum abrogativo nel caso passasse la legge Cirinnà? L’ho messo in conto. Penso che a fronte di una così difficile decisione parlamentare, se davvero la legge fosse precepita come un punto di eccesso, in una direzione o nell'altra, potrebbe essere una scelta razionale affidarsi al popolo».

Sacconi e D’Ascola (Ap): nessuna mediazione su adozioni
L’ala dura di Ap-Ncd respinge al mittente qualunque compromesso sulla stepchild.
«Non ci sono mediazioni sull’adozione», dicono Maurizio Sacconi e Nico D’Ascola mettendo il dito nella piaga della possibile incostituzionalità di percorsi diversi tra coppie eterosessuali e omosessuali. «O c’è o non c’è il riconoscimento del “diritto” alla genitorialità omosessuale al quale abbiamo sempre contrapposto il diritto primario dei minori a crescere con un padre e una madre. Affido rafforzato, pre-adozione, percorso speciale di adozione in sede giudiziaria sono oltre a tutto modalità asimmetriche rispetto a quelle riconosciute a una coppia eterosessuale. Ma soprattutto il macigno è nel sovvertimento della famiglia naturale, la sola secondo la Carta orientata alla procreazione e all’educazione dei figli. E questo principio non è negoziabile».

Idea e Gal pronti chiedere voto segreto
Nel frattempo Idea e Gal si dicono pronti a chiedere il voto segreto. «Ora vedremo quanti saranno gli emendamenti sui quali sarà possibile farlo e lo faremo», annuncia il leader di Idea Gaetano Quagliariello. «Abbiamo il sostegno anche da altri gruppi. Solo in quello di Gal credo che potremo contare su una decina di senatori». Insomma: il quorum dei 20 senatori necessario per ottenere la votazione segreta «è facilmente raggiungibile».

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