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Unioni civili, Orlando insiste: «Italia inadempiente, ora…

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l’appello del ministro della giustizia

Unioni civili, Orlando insiste: «Italia inadempiente, ora colmare vuoto legislativo»

A due giorni dal Family Day e alla vigilia del voto in Senato sulle questioni pregiudiziali presentate al ddl Cirinnà sulle unioni civili, il ministro della Giustizia Andrea Orlando è tornato ad auspicare il varo della legge. «Mi auguro che la partita finisca bene», ha detto a margine di un incontro del Pd a Genova. «Al di là delle posizioni assolutamente legittime in campo noi siamo inadempienti rispetto a una indicazione della Corte di Strasburgo che segnala come una parte di cittadini italiani non sono in alcun modo tutelati da questo punto di vista».

Orlando: «Riconoscere vuoto legislativo e colmarlo»
«Credo che alcuni toni e alcuni tentativi di fare diventare questa battaglia una sorta di scontro di civiltà non aiutano - ha aggiunto Orlando - perché si tratta come in molte altre occasioni semplicemente di riconoscere un vuoto legislativo, colmarlo e, se posso dirlo, dal punto di vista sociale riconoscere anche dinamiche che nel frattempo la società ha già in qualche modo affrontato e risolto».

«Tema che tutti, credenti e non, dovrebbero assumere»
Il ministro ha ricordato come siamo l’unico Paese sui 28 dell’Unione europea a non avere ancora regolamentato le unioni tra coppie dello stesso sesso: «Siamo in compagnia poco numerosa in Europa, con Paesi che francamente non prenderei come riferimento dal punto di vista della evoluzione dello stato di diritto. Questo è un tema che dovrebbero assumere tutti come obiettivo nazionale, credenti e non credenti, sostenitori della famiglia tradizionale o meno. Ritengo che su questo non ci si dovrebbe dividere. Si possono avere opinioni diverse sulla soluzione normativa più adatta a dare queste risposte ma una risposta va data».

Domani il voto su pregiudiziali e sospensive
Al voto domani nell’Aula di Palazzo Madama andranno questioni pregiudiziali e sospensive presentate e illustrate la settimana scorsa da Fi, Lega, Idea, Conservatori, Gal e da qualche esponente di Area popolare come Maurizio Sacconi e Giuseppe Marinello. Ma non dovrebbero esserci sbarramenti a questo livello dell’iter, perché ci si attende il voto contrario di M5S e Sel, che dovrebbe vanificare il dissenso dei centristi alleati di governo. Le votazioni sugli articoli dovrebbero invece cominciare la prossima settimana.

Il difficile asse Pd-M5S
La partita, come spesso accade in Senato, si giocherà sul filo dei numeri. Il Pd dovrebbe decidere a breve su quali articoli del ddl lascerà libertà di coscienza e intanto studia il possibile asse con il M5S, che non ha mai fatto mistero di gradire il ddl Cirinnà così com’è, adozioni comprese. Ma gli interrogativi sul tappeto restano: i grillini saranno disposti a sostenere il testo se, come sembra, sarà modificato per non deludere i cattodem e i centristi? Se sì, fino a che punto? Resisterà il ddl ai possibili agguati nel segreto dell’urna?

Quagliariello (Idea): appello per ritorno ddl in commissione
Intanto Gaetano Quagliariello (Idea) si è rivolto di nuovo alle altre forze politiche che si sono opposte fin qui al ritorno del testo in commissione (il ddl arriva in Aula senza mandato al relatore) «affinché, prendendo l’impegno di un esame in tempi rapidi, si possa sanare questo sbrego regolamentare e costituzionale». Per il senatore, il testo viola l’articolo 29 della Costituzione e il luogo in cui «un testo incostituzionale deve essere corretto è la commissione», che «potrebbe lavorare per due settimane ininterrotte». A chiedere il ritorno in commissione è anche Maurizio Gasparri di Forza Italia, tra i maggiori detrattori del provvedimento.

Il fronte dei centristi: avanti se si stralcia la stepchild adoption
Qualche apertura però è arrivata proprio dal centrodestra. Il vicesegretario di Area popolare, Rocco Buttiglione, ha sostenuto che «un punto di incontro forse è ancora possibile» e si è appellato al premier Matteo Renzi, che «nella sua qualità di segretario del Pd e non in quella di capo del governo, ha “messo la faccia” sulle unioni civili ma non sul matrimonio gay e sulle adozioni gay». Di qui la proposta: «Ripuliamo il testo della legge da tutti i riferimenti spuri al matrimonio (peraltro incostituzionali, come ha ben ricordato il capo dello Stato) e sopprimiamo l’articolo 5 sulle adozioni (insieme ai riferimenti contenuti nell’articolo 3). Avremo una legge sulle unioni civili senza matrimonio gay e senza adozioni. Esattamente quello che ci chiede il Paese». Sul punto converge anche Scelta civica. Il segretario Enrico Zanetti, fresco di promozione a viceministro dell’Economia, ha chiarito la posizione del suo partito: «Si deve andare avanti senza tentennamenti sul riconoscimento dei diritti civili delle coppie e stralciare la stepchild adoption per affrontare altrove in modo organico e per tutti il tema delle adozioni».

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