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Omicidio Regeni, governo egiziano: «Mai arrestato dalla…

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il ricercatore ucciso al cairo

Omicidio Regeni, governo egiziano: «Mai arrestato dalla polizia»

«Non abbiamo trattato assolutamente l'italiano come una spia. È stato un atto criminale». Lo ha detto il ministro dell'Interno egiziano, generale Magdi Abdel Ghaffar, in una conferenza stampa tenuta al quartier generale della sicurezza nazionale egiziana al Cairo, riferendosi a Giulio Regeni, il giovane ricercatore ucciso in Egitto. E ha aggiunto: «Non bisogna anticipare» le conclusioni del rapporto di medicina legale che non è stato pubblicato. Al momento si lavora su tutte le possibilità», ha aggiunto il ministro egiziano, che ha ribadito: «Abbiamo confermato ripetutamente che il signor Regeni non è stato imprigionato da alcuna autorità egiziana». E ha assicurato che la polizia e le forze di sicurezza egiziane non sono coinvolte nella vicenda.

Governo Egitto: «Scoperto per caso da un tassista». Fonti: corpo oltraggiato
«Il corpo è stato ritrovato sopra il cavalcavia Hazem Hassan sull'autostrada» del deserto tra Il Cairo e Alessandria «ed è stato scoperto da un autista di taxi la cui vettura era finita in panne». Il tassista «e i suoi passeggeri hanno scoperto il corpo mentre scendevano» dalla vettura «per vedere il guasto». Questa la versione del ministro dell'Interno egiziano, che non menziona i segni di tortura evidenti sul corpo martoriato del giovane friulano.
Fonti investigative citate dall’Ansa riferiscono invece il fatto che entrambe le orecchie del giovane sarebbero state mozzate dai suoi assassini, nella parte alta. A Regeni, spiegano inoltre le fonti, è stata strappata un'unghia della mano e una del piede. Il corpo di Regeni sarebbe stato anche oltraggiato con decine di «piccoli tagli», anche sotto la pianta dei piedi. Tra le diverse fratture riscontrate anche quella delle scapole.

Pm sente i genitori: mai dato segnali di paura
I pm della Procura di Roma, intanto, hanno ascoltato i genitori di Giulio Regeni, il giovane ricercatore ucciso in Egitto, ed anche alcuni suoi amici. Nel corso del colloquio con il pm Sergio Colaiocco, titolare del fascicolo in cui si procede per omicidio, il papà e la mamma di Giulio avrebbero riferito che il figlio non aveva mai fatto cenno a rischi imminenti per la propria incolumità, ma che era consapevole di trovarsi in una realtà difficile dal punto vista politico soprattutto nei giorni in cui cadeva l'anniversario della rivoluzione di piazza Tahir. Obiettivo degli inquirenti romani, che hanno svolto un lungo vertice in Procura, è ricostruire la rete di rapporti che Regeni aveva costruito sia in Italia che in Egitto. Grazie anche a quanto raccontato dai genitori e amici, gli inquirenti vogliono avere un quadro completo di chi erano i soggetti, sia dal punto di vista lavorativo che personale, con cui Regeni aveva intessuto rapporti nella sua permanenza al Cairo. Il giovane friulano, che, ribadiscono gli inquirenti, non era uno 007, aveva contatti con il mondo del sindacato indipendente locale.

Nyt: Usa solleveranno probabilmente caso con Egitto
Intanto il caso Regeni potrebbe essere sollevato in incontri tra la diplomazia americana e quella egiziana. Lo scrive il New York Times che ricorda come siano previsti in questi giorni una visita del ministro degli Esteri egiziano Shoukry a Washington, dove vedrà Kerry, e una missione al Cairo dell'incaricata del Dipartimento di Stato Usa per i diritti umani. «È probabile che si parli del caso - scrive il Nyt - visto da molti come un altro segnale allarmante di abusi da parte della forze di sicurezza in un Paese dove detenzioni arbitrarie e torture stanno diventando sempre più comuni». Lo scorso agosto - ricorda il New York Times - durante una visita al Cairo del segretario di Stato Usa, John Kerry, funzionari americani avevano già criticato la situazione dei diritti umani nel Paese sotto la presidenza di Abdel Fattah al-Sisi.

Relazione su autopsia tra due-tre settimane
La relazione definitiva sull'autopsia svolta due giorni fa a Roma sul cadavere di Giulio Regeni sarà pronta non prima di due settimane, forse tre. Lo si apprende in ambienti investigativi della Capitale. Prima di esprimersi definitivamente, i consulenti del pm dovranno attendere, infatti, gli esiti degli esami istologici e tossicologici che saranno compiuti sui reperti prelevati durante l'autopsia e che richiederanno alcuni giorni. Resta confermato che la causa della morte del giovane è stata una frattura della colonna cervicale, che ha determinato la rottura del midollo spinale e una crisi respiratoria.

Le versioni discordanti in Egitto
Al Cairo, intanto, mentre prosegue il balletto delle versioni governative sulla morte del giovane (ultima quella che indica nell'omicidio un mezzo per incolpare la polizia egiziana, dopo quella dell’incidente stradale....), l'analisi del telefonino di Regeni «conferma le testimonianze dei coinquilini e degli amici», secondo cui il ricercatore si stava recando ad una festa di compleanno il giorno in cui è scomparso. Il 25 gennaio scorso Giulio, ha detto il direttore della Procura di Giza, Hossam Nassar, «ha lasciato la sua abitazione alle 19:30 per incontrare il suo amico Gennaro, un insegnante di Scienza Politiche presso l'Università britannica al Cairo. Entrambi dovevano andare ad una festa di compleanno, ma Regeni non è mai arrivato: è scomparso 25 minuti dopo la sua ultima telefonata all'amico».

Gentiloni: non ci accontenteremo di verità presunte
Sembra ancora troppo presto per valutare se il team investigativo italiano riceva collaborazione da quello egiziano al Cairo, ma Roma torna a chiedere chiarezza. «Non ci accontenteremo di verità presunte. Vogliamo che si individuino i reali responsabili - ha affermato il ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni, in un'intervista a Repubblica - e che siano puniti in base alla legge....Conosco la professionalità dei nostri investigatori, e se verrà loro consentito di lavorare, come in queste ore sembra possibile, potremo ottenere dei risultati. Ed è questo che il governo italiano pretende». L'Italia sembra voler fare del caso Regeni un banco di prova delle relazioni politiche ed economiche con il Cairo.

Ambasciatore Egitto: no a insinuazioni senza prove
L'ambasciatore egiziano in Italia, Amr Helmy, ha assicurato che le autorità egiziane «offrono la massima collaborazione ai funzionari investigativi italiani presenti attualmente in Egitto» e che «l'obiettivo di questi incontri è di svelare la dinamica della morte dello studente italiano ed individuare e punire i reali responsabili di questo atroce crimine». Ma ha chiesto di evitare «di arrivare a conclusioni affrettate relative alle indagini in corso o fare delle accuse e insinuazioni ingiustificate e senza prove».

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