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Regeni. L’autopsia: «Varie fratture, non solo al…

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le indagini sull’omicidio del giovane al cairo

Regeni. L’autopsia: «Varie fratture, non solo al collo. Non è certa la data della morte»

Sul cadavere di Giulio Regeni, il ricercato italiano ucciso al Cairo, sono state rilevate durante l'autopsia svolta ieri sera a Roma fratture in varie parti del corpo, in aggiunta alla rottura indotta della colonna cervicale, che è stata causa primaria della morte. Lo si apprende da fonti medico legali informate sugli esiti dell'esame autoptico effettuato all’Istituto di mMedicina legale dell’Università “La Sapienza” di Roma. Il pm Sergio Colaiocco ha firmato stamattina il nullaosta per la restituzione ai familiari della salma. Domani il cadavere sarà trasferito in Friuli. Martedì ci saranno i funerali. I genitori di Regeni stanno rientrando a Fiumicello.

Non c’è stato incidente
Dalle indagini sulla morte di Giulio Regeni, il dottorando ucciso in Egitto e ritrovato in un fosso alla periferia del Cairo, emerge che in quello che è stato detto sinora in Egitto non c’è nulla di vero e quasi tutto va riscritto: non è stato un incidente, il giovane non è mai arrivato alla festa del suo amico, così come vorrebbero far credere i giornali egiziani vicini al governo, e adesso oltre alle ragioni del decesso - le autorità egiziane avevano parlato di un incidente d’auto - che sono ascrivibili a torture di vario tipo e un colpo fatale alla vertebra cervicale, non è più certa neanche la data della morte. Un particolare decisivo per capire dove e da chi Giulio Regeni è stato ucciso.

Non è stato ancora possibile stabilire la data della morte
Durante l’autopsia eseguita ieri a Roma, non è stata infatti possibile stabilire con certezza la data della morte del giovane. Sono stati valutati - secondo quanto si apprende - i primi fenomeni cadaverici trasformativi e si attende ora l'esito di studi di laboratorio, che potranno durare anche più giorni, per fornire al pm, con significativo margine di approssimazione, la data della morte: elemento, peraltro, ritenuto di particolare rilievo per la ricostruzione della vicenda. Finora è stato detto che il giovane è stato ucciso la notte del 25 gennaio, giorno dell'anniversario della rivoluzione di piazza Tahrir.

Massari: far luce sulla tragica morte di Regeni
L’ambasciatore italiano al Cairo Maurizio Massari alla trasmissione in Mezz'ora di Lucia Annunziata oggi ha raccontato il giorno del ritrovamento del ragazzo: «Dopo aver avuto la notizia che avevano trasportato Giulio all'obitorio del Cairo mi sono subito recato lì dove ho assistito alla scena drammatica del suo corpo che mostrava inequivocabili segni di violenza, percosse e tortura». «Avevamo appena iniziato il ricevimento per 250 businessman italiani e egiziani all'ambasciata quando verso le 20.15, un alto funzionario del ministero degli Esteri mi ha dato informalmente la notizia del ritrovamento del corpo di Giulio - ha raccontato il diplomatico - allora abbiamo deciso di sospendere tutto, il ricevimento e la visita del ministro Guidi, per rispetto nei confronti di Giulio e la sua famiglia». Far luce sulla tragica morte di Giulio Regeni per l'Egitto sarà «un banco di prova», perché non solo l'Italia, ma gran parte della comunità internazionale sta seguendo la vicenda: lo ha dichiarato l'ambasciatore italiano al Cairo, Maurizio Massari.

Rilasciati i due sospetti
Intanto dopo le prime false dichiarazioni della polizia egiziana che aveva parlato di un incidente, anche le due persone «arrestate» l’altro ieri sera, in realtà non sarebbero state mai state messe agli arresti. Erano soltanto due «sospetti» - dicono le stesse fonti di sicurezza egiziane che venerdì avevano accreditato l'arresto - che sono stati fermati, nell'ambito di una serie di controlli e interrogatori che hanno riguardato amici e colleghi del ricercatore, e quindi rilasciati. Fonti italiane raccontano però la vicenda in altro modo: gli egiziani avrebbero tentato di forzare la mano mettendo sul piatto due colpevoli per chiudere la vicenda, ma davanti alla ferma opposizione italiana avrebbero dovuto fare marcia indietro.

Procura di Giza: nessun coordinamento con il team italiano
La procura di Giza, incaricata di condurre le indagini preliminari sulla morte di Regeni, in base alle dichiarazioni del capo cancelliere dell'ufficio, Ahmed Nagy, ad «Agenzia Nova», ha precisato non aver ricevuto l'ordine di coordinarsi con il team di inquirenti inviato in Egitto dall'Italia. La procura ha invece confermato di aver avviato le indagini sul caso ascoltando amici e conoscenti di Regeni ed esaminando le ultime telefonate ricevute ed effettuate dal giovane. Secondo Nagy, la squadra di inquirenti italiana, formata da sette uomini di Polizia, Carabinieri e Interpol e arrivata al Cairo il 5 febbraio scorso, si starebbe coordinando solo con l'ufficio della procura generale.


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