Sculacciata era stata dichiarata e sculacciata è stata. Eddie Jones, allenatore della Nazionale inglese di rugby, aveva preparato la sfida con l'Italia di oggi pomeriggio allo stadio Olimpico, preannunciando che i suoi uomini sarebbero venuti a Roma per “dare una sculacciata” agli Azzurri. Detto, fatto. L'Italrugby si è dovuta inchinare per 40 a 9 agli ospiti. E anzi, più che una sculacciata è stata proprio una dura lezione, che nella testa di Jones sarebbe potuta essere anche più pesante: “Nel primo tempo abbiamo lasciato l'Italia in partita. Nel secondo tempo avremmo potuto fare 60 punti”, ha dichiarato il tecnico dell'Inghilterra dopo il match. Jones, alla seconda partita sulla panchina degli inglesi, non ha peli sulla lingua e anzi, oltre a parlare di “sculacciata” aveva incitato i suoi dicendo che sarebbero dovuti essere “brutali”.
Alla luce del risultato, un allenatore non potrebbe essere più orgoglioso dei suoi uomini che appunto, dopo “aver tenuto l'Italia in gioco per un tempo”, lo hanno preso in parola e, a partire dalla prima meta di Jonathan Joseph, un po' brutali nel trattare - per non dire maltrattare - gli Azzurri, lo sono stati. Sarà forse per questo che commentare una prestazione così deludente per gli italiani è difficile. Il capitano Sergio Parisse non può che dirsi “deluso, perché abbiamo preso 40 punti”, e anche se di fronte c'era “una squadra più forte, non ci sto a prendere 40 punti e non ci sta la squadra”, ha aggiunto. Quello che forse brucia di più è che se “la settimana scorsa ce la siamo giocata fino alla fine (23 a 21 con la Francia a Parigi, ndr), questa volta siamo stati competitivi per 50 minuti”, restando per gli ultimi 30 in balia degli avversari.
L'Italrugby ha evidenziato ancora una volta, citando Parisse, “il nostro grande handicap”, infatti, come ha ammesso il numero 8 dello Stade Francais, “siamo capaci di fare prestazioni molto importanti e poi il week end dopo cadere”. Anche questo fine settimana, l'obiettivo di dare continuità al buon gioco e di essere competivi non è stato centrato e toccherà ricominciare da capo, o almeno “dai primi 50 minuti fatti oggi”. E se uno dei problemi più importanti in campo è stato quello degli “errori individuali”, in vista della partita tra due settimane, sempre a Roma, con la Scozia “bisogna crescere e migliorare”. Un invito che Parisse ha rivolto a tutti gli atleti della Nazionale, soprattutto ai più giovani, che oggi vedono ingrossare le loro fila con due nuovi esordi, quelli di Abraham Steyn ed Edoardo Padovani. Passando dalla panchina inglese a quella italiana, Jacques Brunel, invece, non ha certo la stessa spavalderia. “Nel primo tempo siamo stati competivi, abbiamo imposto qualcosa, poi alla fine abbiamo preso 40 punti e non c'è nulla da dire: il nostro obiettivo è essere competitivi con tutti ma oggi non siamo stati capaci di gestire le situazioni difficili”.
Partendo dal presupposto che l'Inghilterra è una squadra più forte e con tanta voglia di riscatto, dopo la delusione dell'eliminazione nella fase a girone del mondiale giocato in casa nell'autunno scorso, non si può negare che la partita di oggi sia stata condizionata anche dagli infortuni: “Alcuni giocatori sono dovuti uscire presto e cambiare velocemente la squadra ha cambiato un po' troppo la storia del secondo tempo”, ha continuato uno sconsolato Brunel. Non ci sta, invece, a dare la colpa all'arbitro, Sergio Parisse. Per quanto due decisioni siano apparse abbastanza discutibili, soprattutto quella di non estrarre il cartellino giallo per James Haskell sul placcaggio nei confronti dell'estremo italiano Luke McLean, preso quando ancora era in aria dopo un salto, secondo il capitano azzurro “quando perdi di 40 punti, lamentarsi di certe scelte dell'arbitro o del Tmo non avrebbe senso: sarebbe ridicolo”.
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