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Riforma delle Banche di credito cooperativo: la soglia dei 200 milioni pomo…

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DOPO IL DECRETO DEL GOVERNO

Riforma delle Bcc, Zanetti: holding per tutti o per nessuno

Non si preannuncia semplice la conversione in legge del decreto sulle Banche di credito cooperativo (Bcc). Il pomo della discordia è ila soglia dei 200 milioni di patrimonio che consentirà ad alcuni istituti di non aderire alla holding bancaria: proteste su questo punto, che sarebbe stato inserito in extremis da palazzo Chigi, arrivano dall'opposizione e non solo, come dimostrano le perplessità espresse dal viceministro all'Economia, Enrico Zanetti. Non resta sordo alle proteste il ministro degli Interni, Angelino Alfano, che promette ascolto alle associazioni e poi, dice, «se ne discuterà in Parlamento».

Il testo deve ancora essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale, ma il dibattito è molto caldo proprio sulla questione della soglia che, secondo il leghista Giancarlo Giorgetti, si configura come una norma “ad personam”, con la quale si offre una via d'uscita «ad alcuni istituti, magari territorialmente legati a chi sta a Palazzo Chigi». Il riferimento è a qualche banca toscana, ma Giorgetti assicura che non si tratta solo di quelle: «In generale - sostiene - non c'è nessuna logica nell'escluderne alcune e dirottarle verso il sistema spa, passando da un principio mutualistico a uno lucrativo e aprendo lo spazio a speculazioni che in questo momento il governo potrebbe risparmiarsi». Caustico il commento di Renato Brunetta (Forza Italia), che su Twitter osserva: «Neanche bravi a camuffare questi renziani. Luca Lotti non parla mai. In questi giorni invece iperattivo su Bcc. Gli stanno proprio a cuore...». Prova a spegnere la polemica il responsabile economico del Pd, Filippo Taddei, che esclude «assolutamente» favori alle banche toscane e sottolinea che «la riforma consente di affrancarsi dal sistema cooperativo e diventare Spa a tutti gli effetti. Ma in questo caso te ne assumi la responsabilità e sei chiamato a pagare un costo, il 20 per cento delle riserve indivisibili che si erano accumulate con i benefici fiscali. Tutto si tiene». Anche Alfano taglia corto sulla vicenda Toscana: «Reputo ingiustificate - afferma - le polemiche contro Renzi su questo punto. Mi sembra un modo di provincializzare un dibattito che invece ci collega all'Europa. Sono contrario ad aprire fronte di scontro dentro il governo». Ma non sono solo i sospetti sulle vie d'uscita a destare l'allarme: «Le Bcc con più di 200 milioni di patrimonio - spiega infatti il vicepresidente del Parlamento europeo Antonio Tajani - possono diventare spa, invece di aderire al gruppo unico, affrancando le riserve con il pagamento di un'imposta. Per cui il patrimonio, oggi indivisibile, diventa patrimonio disponibile, e questo rischia di essere un aiuto di Stato».

Ribadisce le proprie perplessità sul tetto dei 200 milioni, che considera «arbitraria e non condivisibile», anche il vice ministro all’Economia Zanetti, perché l'obbligo della holding deve riguardare «tutti o nessuno». La riforma, tuttavia, «è importante» perché c'è «l'esigenza oggettiva di un processo crescente di integrazione bancaria finalizzato a dare maggiori garanzie a investitori e risparmiatori». Domani, intanto, banche al centro del dibattito anche nell'aula della Camera: in programma c'è la discussione sulle mozioni relative alla normativa sul bail-in, vale a dire il salvataggio interno di un istituto, a carico di azionisti, obbligazionisti e correntisti sopra i 100mila euro. Il Movimento 5 stelle chiede un rinvio al 2018, mentre i Conservatori e riformisti premono per una campagna informativa forte e, come extrema ratio, per uno slittamento di 18 mesi, al primo luglio 2017.

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