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relazione al parlamento

Terrorismo, i servizi segreti: Italia sempre più esposta, rischio infiltrazioni dai Balcani

Italy Photo Press
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L'Italia «appare sempre più esposta» alla minaccia jihadista, anche se non sono emersi specifici riscontri su piani di attacco terroristici. Lo rileva la relazione annuale dell'intelligence inviata oggi al Parlamento, sottolineando come nella propaganda jihadista non siano mancati i riferimenti all' Italia come nemico per i suoi rapporti con Usa e Israele e per il suo impegno contro il terrorismo. La maggiore esposizione al rischio emerge anche in relazione al Giubileo e alla possibile attivazione di nuove generazioni di aspiranti mujahidin che aderiscono alla campagna promossa dall'Isis.

Terrorismo, Salvini: Italia a rischio? Governo è complice
Ora gli 007 italiani lanciano l'allarme terrorismo in Italia, ma quando «qualche mese fa lo dicevo io ero un gufo, uno sciacallo, e un cattivo razzista», ha commentato il segretario della Lega Matteo Salvini, secondo il quale «il governo italiano è complice di questo rischio», perché ha messo in atto una politica «folle» sugli immigrati che «favorisce l'invasione».

Terrorismo, 007: alto rischio nuove azioni in Europa
Secondo i nostri 007 «è da ritenere elevato il rischio di nuove azioni» in tutto il «territorio europeo» da parte del terrorismo jihadista. Potrebbero essere «attacchi eclatanti sullo stile di quelli di Parigi». Parigi, evidenzia la relazione, «ha verosimilmente inaugurato una strategia di attacco all'Occidente destinata a consolidarsi». I rischi arrivano sia da emissari dello Stato Islamico inviati ad hoc, inclusi foreign fighters addestrati in teatri di guerra, che da militanti già presenti e integrati-mimetizzati in Europa.

Rischio infiltrazioni terroristi lungo rotta Balcani
La relazione annuale dei servizi di intelligence inviata al Parlamento parla di mancanza di riscontri di infiltrazioni terroristiche nei flussi migratori dal Nordafrica, mentre il rischio «si presenta più concreto» lungo la rotta balcanica. Ed evidenzia come la regione balcanica sia zona di transito privilegiato di foreign fighters (oltre 900 sono partiti da lì per i teatri di guerra), nonchè area di «realtà oltranziste consolidate».

Costante crescita foreign fighters italiani
La relazione lancia inoltre l’allarme sulla crescita dei foreign fighters italiani. In Italia «il fenomeno dei foreign fighters, inizialmente con numeri più contenuti rispetto alla media europea, è risultato in costante crescita, evidenziando, quale aspetto di particolare criticità, l'auto-reclutamento di elementi giovanissimi, al termine di processi di radicalizzazione spesso consumati in tempi molto rapidi e ad insaputa della stessa cerchia familiare». Di qui la «massima vigilanza informativa pertanto riservata al pericolo derivante dal possibile arrivo di “returnees” o dai movimenti di “commuters” - soprattutto ove si tratti di soggetti dotati di titoli di viaggio che consentono loro di muoversi liberamente in area Schengen - già residenti sul nostro territorio o in altri Paesi europei». Si tratta infatti di «soggetti in grado di viaggiare più volte dal teatro di jihad all'Occidente e viceversa, sfuggendo alle maglie dei controlli».

Daesh ha insediato cellule in Libia grazie a vuoto di potere
Alta l’attenzione anche sulla Libia dove «il vuoto di potere è stato sfruttato anche da Daesh, che gradualmente ha consolidato la sua posizione, collocandosi con cellule più o meno strutturate sia in Tripolitania (soprattutto a Sirte) sia in Cirenaica (Ajdabiya, Bengasi e Derna)». I progetti di espansione del gruppo iracheno - sottolineano gli 007 - sono stati «più volte propagandati attraverso una pressante campagna mediatica e la condotta di operazioni sul campo di notevole impatto propagandistico». Inoltre, «elementi di vertice di Daesh hanno invitato i propri adepti a restare a combattere in Libia piuttosto che trasferirsi in Siria od in Iraq». E ancora: «L'instabilità libica ha favorito la formazione, in quel territorio, di strutturate filiere jihadiste e di nuclei pro-Daesh e proprio da quelle coste sono partiti, nell'anno appena terminato, circa il 90% dei clandestini giunti in Italia via mare. È assai difficile limitare le attività terroristiche ed i traffici illeciti in una Libia instabile e divisa».



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