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Dossier Prova tv: il calcio ci prova, il rugby deve ridimensionarla?

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Dossier | N. 70 articoliRugby / Speciale 6 Nazioni

Prova tv: il calcio ci prova, il rugby deve ridimensionarla?

E' notizia dei giorni scorsi: sembra proprio che il calcio si sia messo sulla strada della sperimentazione di una prova Tv che andrebbe oltre il semplice “occhio di falco” per stabilire se un pallone è entrato in porta oppure no. La Fifa, guidata dal neopresidente Gianni Infantino, pensa a una “moviola in campo” da provare a partire dalla stagione 2017/2018. Decisione finale sempre in mano all'arbitro, tecnologie disponibili da definire, sotto la lente potrebbero andare gli episodi controversi più rilevanti.

Intanto con la prova tv il rugby fa i conti ormai da diversi anni. Introdotta nel 2003 solo per definire i casi “meta-non meta”, adesso l'arbitro può rivolgersi via auricolare al suo collega Tmo (television match officer) anche per chiarire situazioni “marginali”. Un termine, quest'ultimo, usato ieri domenica da Maurizio Vancini, presidente della Commissione nazionali arbitri della Fir, durante la trasmissione sportiva di Radio 24 “Tutti convocati”.

Di fatto, le immagini televisive arrivano spesso (non sempre) a chiarire che cosa è successo, ma non per questo la prova tv evita le polemiche. Anzi, a volte proprio il suo uso o non uso è alla base delle discussioni.

IL CASO PIU' RECENTE
13 febbraio 2016
Galles-Scozia (Sei Nazioni)

6' del primo tempo: sulla meta del gallese Gareth Davies l'arbitro irlandese Clancy chiede al Tmo se l'azione poteva essere viziata da un passaggio in avanti. Il Tmo dà risposta negativa e li', stando al regolamento che gli chiede di limitarsi a rispondere al quesito dell'arbitro, il suo compito finisce. In realtà la segntura non era regolare a causa di un'altra infrazione era un'altra (Davies in fuorigioco quano racolgie la palla e dà il via a un magnifico assolo).

IL MATCH INFINITO
16 novembre 2013
Italia-Figi (test match, a Cremona)

Il primo tempo, caratterizzato anche da espulsioni temporanee in serie, si prolunga dai 40 minuti regolamentari a un'ora tonda, anche perché l'arbitro (il gallese Hodges) ricorre in varie occasioni al Tmo: un caso di utilizzo “smodato” a scapito del gioco.

L'ANOMALIA
18 settembre 2015
Inghilterra-Figi (Coppa del Mondo)

28' del primo tempo: il figiano Matawalu segna una meta che l'arbitro (il sudafricano Peyper) convalida senza chiedere l'intervento del Tmo. In effetti nessuno, né in campo né tra gli 80mila spettatori, nota irregolarità di sorta. Sui maxischermi dello stadio, pero', il replay della parte finale dell'azione mostra che il figiano, placcato da Brown, ha perso il pallone in avanti al momento di schiacciare. Da qui gli ululati della folla: e appena prima del tentativo di trasformazione della meta l'arbitro annulla. Durante il match, comunque, Peyper chiederà l'intervento del Tmo in ben cinque occasioni: un'esagerazione. Lo stesso Maurizio Vancini, se da un lato sottolinea quanto sia importante giungere a una decisione corretta avendone i mezzi, rileva che questo arbitraggio “ha poi condizionato le altre direzioni di gara durante il torneo”. In altre parole, può essere che i “fischietti”, su un palcoscenico tanto importante, abbiano avuto ben presenti le conseguenze di una decisione sbagliata e immediatamente rivelata dai maxischermi. La contestazione più temuta, insomma, potrebbe diventare: “Perché hai voluto fare di testa tua, visto che potevi ricorrere alla prova tv?”. Ma in questo modo si potrebbe consultare il Tmo in dosi sempre più massicce, finendo per snaturare questo sport.

SPESSO MA NON SEMPRE
18 ottobre 2015
Australia-Scozia (Coppa del Mondo)

Ultimo minuto del match che vale un posto in semifinale. La Scozia, che conduce di due punti, perde una touche a proprio favore, il gioco va avanti e l'arbitro (il sudafricano Joubert) assegna una punizione all'Australia, che la mette a segno per il 35-34 del sorpasso in extremis. L'analisi al video chiarirebbe che non c'era punizione ma soltanto una mischia per gli australiani. Errore probabilmente determinante di Joubert, dunque, che per i fan scozzesi diventa addirittura “persona non grata”. Ma la cosa illogica è che per questo caso di presunta infrazione - contrariamente a quello che avviene in molte altre circostanze - il direttore di gara non poteva chiedere la prova tv.

Insomma, sembra lecito auspicare un protocollo più rigido per limitare le situazioni “rivedibili” (ad esempio mettendo sotto esame solo le ultime fasi dell'azione che porta a una meta controversa o i sospetti episodi di comportamento violento) e garantire un ricorso meno frequente al Tmo: è quello che, tra gli altri, suggerisce Nigel Owens, il migliore arbitro del mondo. Ricordando che fino a qualche anno fa, e tuttora nelle partite del rugby “minore”, l'errore dell'arbitro - pur con qualche protesta e recriminazione - è alla fine accettato come parte del gioco, alla parti degli errori degli atleti. Aggiungiamo che con la prova tv non sarebbe mai stata assegnata quella che molti considerano la più bella meta della storia del rugby: il marcatore, nel match Barbarians-Nuova Zelanda del 1973, fu il gallese Gareth Edwards ma la fantastica e lunghissima azione che portò al suo tuffo finale era viziata da un “in avanti” difficile da percepire per l'occhio umano...

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