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Sharapova e il doping: ecco perché è impossibile credere alla buona fede

Maria Sharapova (AP Photo)
Maria Sharapova (AP Photo)

Spiace dirlo, di fronte a una campionessa come Maria Sharapova. Ma credere alle sue scuse e alla proclamata ingenuità risulta difficile almeno quanto una sottoscrizione in bianco alla dichiarazione giurata che gli asini sono liberi di volare nel cielo.

Affermazione troppo dura? L’importante è tenere i piedi per terra e non lasciarsi incantare, cosa peraltro facilissima, dall’aria angelica, dal tono affranto e (perché no) dalla bellezza della tennista russa.

Il dato di fatto è che Maria Sharapova, per curare il diabete, ha usato per anni a insaputa di tutti un farmaco (il Meldonium) che in quasi tutti i Paesi del mondo viene ritenuto inutile per questa patologia. Ne è ben nota l’attività e la validità come anti-ischemico (ossia la capacità di migliorare la fluidità del sangue) ma per quanto riguarda il diabete proprio non ci siamo.

Possibile che una campionessa del suo livello, che per di più trascorre gran parte del suo tempo fuori dai confini della madre patria, prendesse proprio quel farmaco solo perché in Russia è autorizzato a tal fine?

Difficile crederlo, esattamente come è difficile credere a una Maria Sharapova totalmente autonoma nelle scelte che riguardano l’assunzione di farmaci e l’attenzione all’antidoping. A meno di non accettare che una delle più famose sportive del mondo, oltre che la tennista più pagata in assoluto sul pianeta Terra, davvero dovesse leggere in prima persona le e-mail della Wada che informavano dell’inserimento del Meldonium tra le sostanze proibite. E che la stessa e-mail potesse semplicemente sfuggirle, senza essere aperta e letta, perché non esiste intorno a lei uno staff, medico o di qualsiasi altro tipo, che la assiste 24 ore su 24.

Intorno a un’atleta di questo livello, capace di fatturare un paio di decine di milioni di euro all’anno, l’unica cosa che manca è la spontaneità: tutto è controllato, gestito con cronometrica precisione, deciso dopo un’accurata valutazione. La cosiddetta«gallina dalle uova d’oro», come è uno sportivo di questo livello che sia uomo o donna, non viene lasciata sola nemmeno per un passo: viene sempre seguita da manager, staff medico, tecnici e dirigenti della propria Federazione.

Maria Sharapova ha tentato, con la conferenza stampa di ieri, uno dei passanti lungolinea per cui è diventata famosa. La palla è uscita di almeno un paio di metri, non vederlo significa avere sugli occhi le classiche fette di salame.

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