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F1, dall’Australia riparte la lunga sfida tra Ferrari e Mercedes

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mondiale al via

F1, dall’Australia riparte la lunga sfida tra Ferrari e Mercedes

Il campionato di Formula 1 del 2016, che assegnerà il titolo numero 67 nella sua storia, è allo stesso tempo uno dei meno avari di tante piccole novità ma anche eccessivamente immobile riguardo ai cambiamenti che avrebbero contato davvero.

Ecclestone ancora leader - Basti pensare al management effettivo: Bernie Ecclestone, classe 1930, in fondo è ancora lì a fare il bello e il cattivo tempo, a preservare il giocattolo dalle intemperie e dai rischi di svalutazione per via di interessi troppo discordi tra industria e spettacolo, fra operatori e spettatori. Per questo la forbice fra i protagonisti e i tifosi anche quest'anno conoscerà le sue belle difficoltà per chiudersi un po'. Tuttavia è notizia recentissima che Ecclestone abbia dato parere positivo alla Cvc per cedere la Fom e dar via al rinnovamento, sperando altresì di risolvere alcuni problemi storici di accentramento del potere e di rapporti con la federazione internazionale.

Sarà un'altra parata o un vero testa a testa? Comunque, all'alba della stagione 2016, bisogna tristemente rilevare che non è stato fatto niente di davvero efficace per avvicinare le prestazioni delle monoposto dei top team agli avventori “clienti”. E un doveroso dualismo fra candidati al titolo appare ancora una storia, sempre poco convincente, fra i due piloti Mercedes, che provano a far credere di aver guadagnato indipendenza con blandi annunci a pochi giorni dal via. E naturalmente si auspica in un exploit Ferrari, con un Vettel capace di riportare la rossa seconda fra i costruttori nella stagione del debutto: i proclami non mancano, ma bisognerà constatare i valori in campo, in particolare a partire dall'inizio della fase europea.

Ed è qui che si giocano buona parte delle carte del mondiale 2016: dai test pre stagione in Spagna si è vista una Ferrari subito apparentemente competitiva ma, d'altro canto, difficile da confrontare poiché la Mercedes si nascondeva dietro a dei long run, con dei carichi di carburante imbarcati molto superiori. Fortunatamente, memori degli incidenti di Bianchi e Alonso degli ultimi anni, il più importante segnale positivo al Montmelò lo si è visto sul fronte sicurezza con i primi giri in pubblico di auto dotate del sistema Halo, una delle possibili soluzioni alla protezione della testa dei piloti in gara.

E anche se i grandi temi non sono stati affrontati come il pubblico avrebbe desiderato, la macchina della Formula 1 corre assennata e coerente alla sua politica verso un presente sempre più globale, denso di appuntamenti e desideroso di far preoccupare e arrabbiare i tifosi per nuove ricette sul piano regolamentare.

Calendario record – Si erano già toccati i venti gran premi nel 2012, poi l'uscita della Corea e di Valencia, le recenti difficoltà della Germania al Nurburgring e la rinuncia di Hockenheim a organizzarne una gara in fretta e furia avevano contribuito a rimanere distanti da quella quota. Ma il ritorno dell'Austria nel 2014 e del Messico del 2015, il doveroso ritorno vicino a Stoccarda e il debutto del “Gran Premio d'Europa” a Baku, capitale dell'Azerbaigian, renderanno l'annata 2016 la più lunga di sempre, con una gara in media ogni due settimane e un caldissimo luglio da ben quattro appuntamenti, eguagliato da ottobre. C'è da capire se non si tratterà di un unicum: non è dato sapere se c'è ancora la “fila” di location per ospitare un Grand Prix come fino a pochi anni fa, ma è certo che ad esempio Monza fatica a rinnovare per noti dissapori fra il deus ex machina del circus e il management del Gp nazionale.

Le nuove qualifiche – Era necessario rivoluzionare il formato perché troppi team rinunciavano a girare e talvolta erano costretti ad accontentarsi di posizioni non ideali soltanto per risparmiare un set di gomme in vista della gara. D'ora in poi verranno invece scalzati gli ultimi in graduatoria delle tre sessioni previste a intervalli di tempo regolari. Scettici alcuni team minori, che prevedono una lotta impari ma, allo stesso tempo, talvolta potrebbero avvantaggiarsi di qualche imprevisto ai top player.

Regolamenti – Come preventivato, si parte con 5 gettoni in meno per lo sviluppo delle power unit, con un'eccezione per avere più “token” in caso di nuovo costruttore. Per gli pneumatici, è invariato il numero totale di 13 set per weekend, ma Pirelli potrà portare ora tre mescole diverse ogni gran premio e, a tal proposito, è previsto il debutto di una mescola Ultrasoft e partire da Montecarlo. Ridimensionate le comunicazioni via radio: bene informazioni di servizio e di sicurezza, vietati suggerimenti tecnici e strategici. Per la gioia dei tifosi, a grande richiesta, cambierà infine il sound: tutte le monoposto avranno una seconda valvola di pressione separata per far confluire i gas della wastegate, allo scopo di incrementare il rumore senza incidere su prestazioni, consumi ed emissioni.

Team e piloti – Fra le novità più rilevanti della griglia di partenza c'è il debutto in Formula 1 del team americano di Gene Haas, dotato di motori Ferrari, con alla guida Roman Grosjean (Francia) ed Esteban Gutierrez (Messico), che solo la settimana scorsa ha annunciato come terzo pilota il quasi diciottenne Santino Ferrucci, di origini italiane, mentre Manor Racing fa debuttare due nuove leve, Pascal Wehrlein (Germania) e Rio Haryanto (Indonesia). Dopo le deludenti prestazioni delle power unit Renault, rimangono solo due team motorizzati dai francesi (Renault Sport e Red Bull) a favore di quattro ciascuno per Mercedes (Mercedes, Sahara Force India, Williams Martini e Manor Racing) e Ferrari (Scuderia Ferrari, Toro Rosso, Sauber e Haas), mentre Honda al momento rifornisce solo la McLaren. Fra i tecnici, spicca l'arrivo a Maranello di Jock Clear, “ingegnere delle performance” di Lewis Hamilton fino al 2014. Degno di nota l'arrivo di Jost Capito come ceo di McLaren: una personalità capace di portare la Volkswagen alla vittoria nei rally in brevissimo tempo.

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