Lifestyle

Milano-Sanremo, ecco la classica che apre la stagione del grande…

  • Abbonati
  • Accedi
la «corsa della primavera»

Milano-Sanremo, ecco la classica che apre la stagione del grande ciclismo

È un po' come il Festival. Sanremo è sempre Sanremo. La classica dei fiori, la corsa della primavera, è comunque per il ciclismo un grande appuntamento. Quello che, al di là degli improbabili giri del Qatar e dell'Oman, resta il vero debutto della stagione ciclistica.
Certo, uno può dire che il gruppo pedala già da Natale. Che ormai i corridori hanno già nelle gambe più di 15 mila chilometri. Che il ciclismo è uno sport 2.0, che si parla inglese e russo, che gli italiani, a parte Nibali ed Aru, fanno da tappezzeria, che il grande business a due ruote da tempo ha lasciato l'Italia per l'Australia, gli States, i Paesi dell'Est e via globalizzando.

Tutto vero, tutto esatto. Però questo sabato 19 marzo chi ama ancora il ciclismo si terrà almeno un paio d'ore per godersi in tv questa cara, fascinosa, imprevedibile Milano-Sanremo che torna a corrersi, come vuole la tradizione, il giorno che precede il dì di festa.
Tutto secondo copione. Partenza da via della Chiesa Rossa a Milano alle 10.10 e poi via con il tracciato che più classico non si può: 291 chilometri con il Turchino, il “tuffo verso il mare” dopo gli ultimi colpi di coda dell'inverno, quindi i Capi, la Cipressa e il Poggio. Anche l'arrivo è da manuale: quello in via Roma, dove è passata la storia del ciclismo, con i sette successi di Eddy Merckx, i sei di Costante Girardengo, i poker di Erik Zabel e Gino Bartali, i tris di Fausto Coppi, Oscar Freire e Roger de Vlaeminck.

Il Cannibale, il grande Eddy, resta insuperabile come quantità. Una macchina da guerra che nel decennio 1966-'76 è passato come un uragano anche sulla Sanremo lasciando solo briciole gli avversari.
Ma nel il Mito, quello che supera le statistiche, ci resta Fausto Coppi con i suoi memorabili distacchi, in particolare con la vittoria del 1946, prima volta dopo la guerra, quando il Campionissimo andò in fuga praticamente alle porte di Milano. Coppi vinse con un distacco di oltre 14 minuti di vantaggio sul secondo classificato, Lucien Teisseire, ultimo a staccarsi a Ovada.

Ma torniamo al presente, di sicuro meno fascinoso e soprattutto vittorioso per gli italiani. L'ultimo a conquistare la Sanremo è stato infatti Pippo Pozzato nel 2006. Dieci anni fa. Pozzato corre ancora, ma è un po' come Balotelli, un gran talento sprecato.
Dal 2006 siamo più spettatori che protagonisti, più gregari che capitani. C'è Vincenzo Nibali, d'accordo, ma il corridore siciliano non è proprio da Sanremo. Può accendere la miccia quando scatta la bagarre sul Poggio, guadagnare qualcosa nella discesa prima del rettilineo finale: ma poi, quando entrano in scena i velocisti, la scena è solo per loro. In realtà non è neppure giusto chiamarli velocisti. Sono dei gigantoni, dotati di gran resistenza e velocità per lo spunto finale.

Quest'anno il più accreditato dagli scommettitori è il norvegese Alexander Kristoff (già cinque vittorie nel 2016), giocato a 4.50. Poi arrivano gli altri. Ben posizionato, forse il vero favorito, è il campione mondiale Peter Sagan, secondo per un soffio alla Tirreno-Adriatico dietro il fiammingo Greg Van Avermaet. Quest'ultimo invece non è né carne né pesce. Nel senso che non ha i mezzi per vincere in solitaria la Sanremo, ma non è neppure così veloce da spuntarla allo sprint.

Poi continua l'elenco della legione straniera. Da tenere d'occhio per esempio Fabian Cancellara. Lo svizzero, alla sua ultima stagione, è in forma strepitosa. Non ha nulla da perdere. Ha vinto una crono anche alla Tirreno-Adriatico. E anche Nibali lo indica come favorito. E Nibali l'occhio da esperto ce l'ha.

L'elenco potrebbe continuare, ma è un po' noioso. In chiave tricolore, proprio per non buttarci giù del tutto, possiamo ricordare il nostro Elia Viviani che, in un finale veloce, potrebbe calare sul piatto l' asso vincente.

Poi una certa curiosità la suscitano anche Giacomo Nizzolo e Niccolò Bonifazio, compagni di squadra di Cancellara alla Trek. Ecco, sempre in un volatone finale, magari potrebbero colpire a sorpresa. Mai dire mai alla Sanremo. È una corsa così: un po' matta, indecifrabile. Bisogna essere forti, ma anche fortunati.Tutto può succedere. Perfino che torni a vincere un italiano.

© Riproduzione riservata