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Decreto banche alla Camera, governo verso la fiducia domani

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la riforma del credito cooperativo

Decreto banche alla Camera, governo verso la fiducia domani

È approdato nell'Aula della Camera il decreto banche. Con la relazione del Pd Giovanni Sanga, è iniziata, infatti, a Montecitorio la discussione generale sul disegno di legge di conversione del decreto legge 14 febbraio 2016, che contiene misure urgenti per la riforma delle banche di credito cooperativo e la garanzia sulla cartolarizzazione delle sofferenze, oltre al regime fiscale relativo alle procedure di crisi. Le votazioni sono in programma da domani a mezzogiorno. Sempre domani, è atteso però l'annuncio della fiducia da parte del Governo.

Al via discussione generale su decreto in Aula Camera
La riforma del credito cooperativo, ha detto il relatore Giovanni Sanga illustrando il provvedimento, «non si poteva più rinviare» per garantire «competitività, redditività e sostenibilità del sistema». Nel corso dell'esame in commissione, ha aggiunto, sono stati fatti «miglioramenti e integrazioni di rilievo», a partire dalla nuova way out per gli istituti che superino i 200 milioni di patrimonio netto al 31 dicembre 2015, sul modello della coop che controlla la Spa, mantenendo le riserve indivisibili e versando allo Stato una tassa straordinaria del 20% sul patrimonio netto.

Verso la richiesta della fiducia
Sul dl Banche il Governo sarebbe intenzionato a porre domani la questione di fiducia. Sono circa 400, viene riferito, gli emendamenti al decreto, presentati soprattutto dalle opposizioni. Il M5S ne ha presentati un totale di centottanta. Novantuno di questi sono a firma singola per evitare eventuali tagliole sui tempi del dibattito. Novantuno sono anche gli ordini del giorno a firma M5s da illustrare e tutti i deputati del Movimento sono iscritti a parlare sul complesso delle proposte di modifica.

Stretta sui tempi della way out
Tra le principali modifiche al testo varato dal governo, ci sono alcuni paletti alla clausola della way out, in base alla quale una Bcc che non intende aderire al nuovo gruppo può uscire trasformandosi in spa. In particolare le Bcc che vogliono utilizzare la clausola, se al 31 dicembre 2015 hanno più di 200 milioni di patrimonio netto, avranno 60 giorni dalla conversione definitiva del decreto per decidere, da sole o con altre più piccole, di fare istanza a Banca d'Italia per conferire l'attività bancaria a una spa. Resta l’obbligo di affrancare le riserve con il pagamento di un imposta del 20%. Tra le ultime modifiche introdotte al testo, da segnalare lo stop all'anatocismo e l'estensione della garanzia sulle cartolarizzazioni delle sofferenze anche agli intermediari finanziari.

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