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Al via le classiche del Nord: il ciclismo fa i conti con l’allarme…

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domenica il giro delle fiandre

Al via le classiche del Nord: il ciclismo fa i conti con l’allarme terrorismo

Povero ciclismo, povero Belgio. C'è da toccar ferro: non poteva infatti coincidere con un periodo più sfortunato questo centesimo Giro delle Fiandre, prima delle grandi classiche del Nord, che parte domenica da Bruges e che si conclude a Oudeenarde dopo 255 chilometri con nove muri di cui almeno tre sul pavè.

Povero ciclismo: lo diciamo con affetto perchè sono ancora freschissime le due ferite che lo hanno colpito nei giorni scorsi. La morte di Antoine Demoitiè, il 25enne ciclista belga deceduto a causa dello scontro domenica pomeriggio con una moto al seguito della Gand Wevelgem. Una morte che ha giustamente riaperto il dibattito sulla sicurezza nelle corse: corse quasi sempre troppo affollate da auto e moto al seguito spesso condotte da persone poco preparate a guidare in situazioni così difficili e pericolose.

L'altra ferita, altrettanto mortale, è quella che ha colpito il cuore di Daan Myngheer, anche lui belga, durante la prima tappa del Criterium International disputato sabato in Corsica. Quando un atleta di 22 anni muore per infarto in corsa, ci si fanno ovviamente delle domande. Inutile fingere che vada tutto bene. Anche quando non c'entra il doping, resta sempre il dubbio che non tutti i controlli medici siano stati fatti. Che insomma ci sia stata qualche superficialità, chiamiamola così, di troppo.

E a questo quadro, non certo allegro, si aggiunge il clima di allarme che contagia il Belgio. È scontato dire che in un paese così colpito dal terrorismo, coi nervi a fior di pelle, una corsa come il Giro delle Fiandre, che richiama sulle strade un milione di persone, aggiunge tensione a tensione.

Garantire la sicurezza in queste condizioni è difficilissimo. I tifosi si accalcano nei punti decisivi del percorso, in quei famosi “muri” che hanno reso affascinante e spettacolare il Fiandre. I muri sono come delle curve da stadio dove il bello è proprio poter vedere da vicino i propri campioni che sgomitano su rampe durissime. La polizia ha predisposto delle misure di sicurezza. Ci saranno migliaia di agenti, anche in borghese, disseminati lungo i punti chiave del percorso. Prevenire è importante, ma non puoi controllare tutti. E quindi, anche se poi le emozioni della corsa faranno dimenticare il contesto, verrà raddoppiata la normale sorveglianza sperando che l'unica sfida sia quella tra i candidati alla vittoria.

Che sono due, anzi tre, tutti stranieri. I nostri azzurri infatti, come sapete, brillano più come gregari che come leader. Ma andiamo con ordine: in pole position, come indicano gli scommettitori, ci sono lo svizzero Fabian Cancellara e il campione del mondo Peter Sagan. Cancellara, al suo ultimo Fiandre, vuole lasciare il segno. Ne ha già vinti tre, con un altro successo farebbe poker, impresa finora mai centrata da nessuno, neanche da Tom Boonem, l'idolo dei belgi, anche lui fermo al tris, anche lui agli ultimi fuochi della carriera.

Dopo Cancellara tra i favoriti c'è Peter Sagan. Il campione del mondo cerca la vittoria col botto, quella che, mondiale a parte, dia lustro a una carriera già ricca ma piena di secondi posti. Sagan è tra i più forti in caso di arrivo allo sprint e sarà difficile staccarlo nei muri. In più è in ottima forma e viene da un convincente successo alla Gand Wevelgem.

Il terzo incomodo potrebbe essere Alexander Kristoff, già primo al Fiandre nel 2015. Anche il norvegese scalpita, Alla Tre Giorni di La Panne, mercoledì scorso è stato battuto dal nostro Elia Viviani, autore di una volata perfetta. Peccato che a Kristoff interessi più il Fiandre, e quindi questa volta sarà molto più sul pezzo. Un altro da tener d'occhio è il belga Avermaet, il vincitore della Tirreno-Adriatico.

Degli italiani, abbiamo parlato prima. Non c'è trippa per gatti. L'ultimo nostro successo risale al 2007 quando con Ballan e Paolini abbiamo occupato il primo e il terzo gradino del podio. Poi bisogna andare al 2012, quando Pozzato e ancora Ballan arrivarono dietro a Tom Boonen.

Ora siamo gregari. Gregari di lusso, ma sempre gregari. Matteo Trentin lo farà per Boonen e Daniel Oss per Van Avermaet. Poi c'è l'inossidabile Filippo Pozzato, il nostro ex golden boy. Anche per lui suona la campana dell'ultimo giro: classe ne ha da vendere, voglia di sudare un po' meno. Sperare però non costa niente. Le vie del Fiandre sono infinite.

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