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L’ultimo saluto a Fabrizio

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nella chiesa di san saturnino

L’ultimo saluto a Fabrizio

Commozione, affetto e le amate canzoni di Bob Dylan (dagli interrogativi senza risposta di “Blowing in the wind” alla evocativa “Knockin' on heaven's door”). Così la famiglia (la moglie Valentina, i figli Ferdinando, Miosa, Marta e Giuliana, i genitori Piero e Giuliana, il fratello Aldo), la comunità del Sole 24 Ore, colleghi, rappresentanti delle istituzioni e amici hanno reso l'ultimo saluto a Fabrizio Forquet, nella gremita parrocchia di San Saturnino Martire, a Roma.

C'è tutto il Sole 24 Ore a salutare il vicedirettore, il collega, l'amico Fabrizio. A cominciare dal direttore Roberto Napoletano, dal presidente del gruppo Sole 24 Ore Benito Benedini e dall'amministratore delegato Donatella Treu. Tra i banchi anche il presidente designato di Confindustria Vincenzo Boccia, l'ex presidente del consiglio e giudice costituzionale Giuliano Amato (di cui Fabrizio è stato portavoce al ministero dell'Interno nonché collaboratore e amico), il governatore di Bankitalia Ignazio Visco, le ministre Maria Elena Boschi e Marianna Madia, la vicepresidente del Senato Linda Lanzillotta, l'ex presidente della Camera Pierferdinando Casini, il presidente dell'Abi Antonio Patuelli, il presidente della Bnl Luigi Abete, il capogruppo alla Camera del Pd Ettore Rosato.

In chiesa i compagni di classe e la squadra di rugby under 14 del Cus Roma, di cui è capitano il figlio di Fabrizio, Ferdinando. Una passione, quella per il rugby, trasmessa al figlio da Fabrizio, che ha giocato a rugby da ragazzo a Napoli. Sgomenti anche i ragazzi dei master diretti da Fabrizio, quello in Management politico e quello di Giornalismo politico economico e informazione multimediale della Business School del Sole 24 Ore e gli studenti del corso di Giornalismo politico-economico della facoltà di Scienze politiche della Luiss, dove Fabrizio insegnava.

Il parroco don Marco Valenti ha ricordato la generosità e il grande cuore di Fabrizio. Poi il pensiero commosso del fratello maggiore Aldo che ha evocato i 13 giorni di lotta di Fabrizio contro la malattia che non gli ha dato tregua e la speranza non esaudita di un risveglio purtroppo mai avvenuto.

Il direttore Roberto Napoletano ha raccontato a tutti «chi era Fabrizio». Un uomo che «amava la vita, con due occhi che parlavano e sprigionavano intelligenza». Di lui ha citato l'esuberanza, l'ironia, («era arguto, aveva sempre la battuta pronta»). Ma soprattutto la grande intelligenza. «Aveva un cervello che non si fermava mai. Il suo cervello correva così tanto che la vita non è riuscita a tenergli testa» ha sintetizzato il direttore con riferimento alla morte che lo ha stroncato a soli 48 anni.

«Fabrizio amava il suo lavoro, amava il giornalismo, amava soprattutto Il Sole 24 Ore». Ma era anche l'uomo che con la calma «sapeva trovare sempre la soluzione a ogni problema». Non era solo «un talento naturale, un grandissimo giornalista», ma anche una «persona generosa». Senza dimenticare «la napoletanità elegante» dell'uomo «legato all'odore del mare della sua città». Generoso ma anche ambizioso. «Per lui - ha detto Napoletano - bisognava fare sempre la cosa più bella, importante, più grande. E nulla ci poteva e doveva fermare». Di fronte alla sua morte resta lo sgomento e il vuoto. Ma oggi, ha insistito, «deve essere un giorno di festa, perché la morte non ha l'ultima parola». Le ultime parole sono di gratitudine e di fede. «Non chiediamo perché ce l'hai tolto. Non troveremmo nessuna ragione al mondo che possa essere una risposta valida a questa domanda. Vogliamo ringraziarti per avercelo dato e per avercelo dato per tanto tempo».

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