Via libera del Senato alla fiducia sul decreto banche, che contiene la riforma delle Banche di credito cooperativo e la garanzia dello Stato sulle cartolarizzazioni dei crediti in sofferenza. Il decreto ha incassato ieri l'ok definitivo del Parlamento ed è diventato legge. I voti favorevoli sono stati 171, i no 105, un astenuto. A favore si sono espressi Pd, Ap, verdiniani, gruppo per le autonomie e parte di Gal. Contro: M5s, Cor, Lega, Sel e Fi.
Fiducia posta dal governo
Il decreto scadeva il 15 aprile ma l'esecutivo ha stretto i tempi arrivando al traguardo della conversione in legge dieci giorni prima della scadenza. D'altronde, il provvedimento è stato modificato solo alla Camera dove già si era capita l'intenzione del governo di non far «toccare palla» al Senato, tanto che senatori sia di maggioranza che di opposizione avevano protestato, senza successo. È stata la ministra per i Rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi a porre oggi la questione di fiducia, in aula al Senato, sul testo del decreto approvato dalla Camera.
Morando: provvedimento urgente
L'urgenza delle misure è stata rivendicata dal viceministro all'Economia, Enrico Morando, il quale, in sede di replica in Senato, ha ricordato la «lunga» gestazione, compresa la trattativa con l'Europa. Nel merito, Morando ha sostenuto che alleggerendo le banche dai crediti in sofferenza si «riduce il credit crunch» e si «rilancia l'economia». Quanto alla riforma delle Bcc, il viceministro si è detto convinto che la strada maestra sarà quella della «più ampia aggregazione» in uno o più gruppi bancari cooperativi perché l'eventuale via d'uscita potrà riguardare «poche» di loro. Sulla riforma delle Bcc ha espresso soddisfazione Federcasse secondo cui il decreto rispecchia quasi del tutto l'autoriforma proposta dal sistema delle banche di credito cooperativo e apre «una nuova fase per il sistema della cooperazione mutualistica di credito».
I paletti sulla “way out” delle Bcc
Varie le novità inserite nel decreto banche dalla commissione Finanze della Camera, che ha licenziato il provvedimento riscrivendo il meccanismo della “way out” per le Bcc e ampliando agli intermediari finanziari la possibilità di accedere alla garanzia dello Stato sulle sofferenze. In particolare sul fronte delle Bcc, le banche cooperative che non vorranno aderire alla holding, se al 31 dicembre 2015 hanno più di 200 milioni di patrimonio netto, avranno 60 giorni dalla conversione definitiva del decreto per
decidere, da sole o con altre più piccole, di fare istanza a Banca d'Italia per conferire l'attività bancaria a una Spa. Ottenuto il via libera scatterà il modello della coop che
controlla la Spa, dopo il pagamento il 20% del patrimonio netto come tassa straordinaria.
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