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Domenica l’infernale Parigi-Roubaix. In Tv dall’inizio alla…

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Domenica l’infernale Parigi-Roubaix. In Tv dall’inizio alla fine

Tutti in piedi. Anzi, comodamente seduti sul divano davanti a uno schermo. Se siete degli appassionati, di quelli che vanno in estasi per forature e capitomboli, questa nuova Parigi- Roubaix in programma domenica è fatta por voi. Praticamente si va in presa diretta dalla partenza di Compiegne (ore 10.40) fino all'arrivo nel mitico velodromo di Roubaix. La decisione è della France Television che considera la corsa delle pietre, l' «Inferno del Nord», un avvenimento talmente importante da trasmetterla dall'inizio alla fine. Schizzo per schizzo, caduta per caduta, buca per buca.

E In Italia? Tranquilli, anche in Italia si potrà seguirla come Dio comanda. La diretta è su Rai Sport 1 dalle 11.30. Poi si va su Rai 3 dalle 15 fino alla fine. Ma se proprio siete Roubaix- dipendenti sul portale Rai.tv in straming la trasmettano integralmente. Una maratona anche per i telespettatori che farà aumentare divorzi e separazioni. Le coppie in crisi sono avvisate. Un altro “Inferno” si avvicina. La Roubaix è la Roubaix, ma non tutti sono disposti a sacrificare una intera domenica in nome della Regina delle corse.

Scherzi a parte, eccoci qua a raccontare una nuovo capitolo di questa saga che, in realtà, dura da 120 anni. La prima venne disputata nel 1896, nello stesso anno cioè in cui partirono le Olimpiadi moderne. Da allora, tranne qualche interruzione bellica, questo otto volante della pietre è sempre stato un appuntamento da non perdere, indipendentemente da chi sono i protagonisti.

Si dice, di solito, che la corsa la fanno i corridori. Ecco, alla Roubaix, non è così: la corsa è la corsa, e chi non c'è peggio per lui. Quest'anno i chilometri sono 257, 5. Ventisette i settori di pavè per un totale di 52,8 km di pietre, la stessa lunghezza dell'edizione vinta dal tedesco Degenkolb, quest'anno assente per i postumi di un brutto incidente

Questa volta gli sfidanti sapete già chi sono. Sono gli stessi del Giro delle Fiandre: il campione del mondo Peter Sagan e lo svizzero Fabian Cancellara. Il primo è in una forma spettacolare. Ha vinto la Gand Wevelgem e poi il Fiandre con una facilità disarmante. Smentendo anche un vecchio luogo comune: che la maglia iridata porti sfortuna. Sagan è il futuro del ciclismo e vuole, assolutamente vuole, portarsi a casa anche la Regina di Pietre,
Fabian Cancellara, pur rappresentando l'ancien régime (è al suo ultimo anno di agonismo), non vuole gettare la spugna proprio adesso che è all'ultimo giro di giostra.

Anche perchè lo svizzero (già vincitore di tre Roubaix) potrebbe centrare il poker, impresa riuscita soltanto a due assi: al leggendario Roger de Vlaemink e a Tom Boonen. Due monumenti del ciclismo belga. Il primo fa ormai parte della Grande Storia. Boonen invece ha ancora qualche cartuccia da spendere. Non sta bene, ultimamente non ha brillato. Però la classe non è acqua. E poi potrebbe fargli gola l'idea di centrare la Quinta.

Ma torniamo a Sagan e a Cancellara. I bookmakers li danno entrambi a 3.75. Più distaccati il norvegese Kristoff ed il belga Vanmarke Poi, per chi volesse tentare un azzardo, citiamo il ceco Stybar e l'olandese Terpstra. Ma ci fermiamo qui. Fare troppi pronostici in questa corsa è una fatica inutile. Quasi sempre succede qualcosa di imprevisto che fa saltare il mazzo dei favoriti.

E' questo il bello della corsa delle pietre. Che non basta essere più forti: bisogna essere anche fortunati, molto fortunati. E poi non distrarsi mai e stare quasi sempre nelle prime file. Se perdi la testa, o cadi, recuperare diventa difficile. Soprattutto in caso di pioggia o maltempo. Infine ci vuole carattere, molto carattere. Il compianto Franco Ballerini, prima di vincerne due (1995 e 1998), ed essere ribattezzato “ Monsieur Roubaix”, ne perse una per otto millimetri, beffato dal francese Gilbert Duclos Lassalle. «Non verrò mai più a questa maledetta corsa», disse Ballerini sotto le docce. Ma poi, come tutti i grandi, ebbe modo di rifarsi abbondantemente.

Che dire ancora? Sugli italiani preferiamo sorvolare. Ormai fanno tutti i gregari. L'ultimo a vincerla è stato il toscano Andrea Tafi nel 1999, insomma ancora nell'altro millennio. Poi è calato il sipario. Non è la prima volta che per un lungo periodo andiamo in bianco. Però non consola.

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