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Riforme, ddl Boschi torna in aula. Fi e M5s: rinviare voto finale

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sesta e ultima lettura alla camera

Riforme, ddl Boschi torna in aula. Fi e M5s: rinviare voto finale

Si apre la settimana decisiva per le riforme costituzionali. L'aula di Montecitorio, infatti, ha iniziato stamattina alle 11 la discussione generale sul ddl Boschi. Si tratta dell'ultima lettura, la sesta, da parte Parlamento della riforma che dovrebbe essere quindi approvata definitivamente (con un voto secco, senza possibilità di emendamenti). Poi, in autunno, il testo verrà sottoposto al referendum confermativo. «Giornata storica oggi per le riforme costituzionali», ha scritto su twitter stamattina Matteo Renzi, che ha promesso di intervenire in aula questo pomeriggio alle 18.30 per spiegare l'importanza del provvedimento che la Camera si appresta a varare. Prima, però, il premier si è recato a Verona per il Vinitaly per parlare di export e delle potenzialità del made in Italy.

Opposizioni chiedono rinvio voto finale
Intanto le opposizioni hanno chiesto in Aula alla Camera di convocare una riunione della conferenza dei capigruppo per presentare formalmente la richiesta di rinviare il voto finale sulla riforma costituzionale. La richiesta è stata avanzata prima da Arturo Scotto (Si), poi da Michele Dell'Orco (M5s), poi da Renato Brunetta (Fi). «È assurdo - dicono - che si vada a riformare la Costituzione se non si sa nemmeno se il 19 aprile ci sarà ancora il governo, dopo la mozione di sfiducia».

Renzi: rimandare? la gente ci chiede di andare avanti
«Rimandare le riforme? La gente ci chiede di andare avanti e noi dovremmo bloccare ancora...?» ha detto il presidente del Consiglio, Matteo Renzi a margine del Vinitaly a Verona. Con quale legge elettorale si andrà a votare per il Senato se il referendum sulla riforma costituzionale verrà bocciato? «Con quella in vigore oggi. Ma non succederà». Così il presidente del consiglio aveva invece risposto a una domanda su twitter. E aveva confermato che oggi intorno alle 18.30 parlerà alla Camera. «Punto per punto rispondo ai dubbi sulla riforma», ha assicurato.

Anche Boschi chiude: calendario non cambia
Anche la ministra delle Riforme Maria Elena Boischi ha chiuso la porta a qualsiasi modifica del calendario. «Non vedo ragioni per cambiare un calendario parlamentare già definito e approvato da tempo. È per noi un elemento di serietà e rispetto degli impegni con gli elettori votare le riforme entro questa settimana, concludendo l'esame del Parlamento. Poi ci sarà referendum popolare ottobre» ha detto Boschi da Londra, dove ha incontrato stamni gli investitori londinesi per illustrare le riforme in Italia. Da segnalare un’Aula della Camera deserta oggi per l'inizio della discussione generale sulle riforme costituzionali. Ad ascoltare il relatore Emanuele Fiano erano infatti presenti solo dodici deputati, oltre al vicepresidente di turno, Roberto Giachetti.

Voto finale previsto in settimana
Il voto finale della Camera sulle riforme costituzionali è possibile in teoria a partire da domani. Ma l’ostruzionismo del M5S, con quasi tutti i suoi deputati iscritti a parlare, potrebbe far slittare il voto di uno o due giorni. Oggi dopo il dibattito generale è prevista la replica in Aula dello stesso Renzi. Bellicosi i 5 Stelle che si sono appellati prima al capo dello Stato, poi ai presidenti delle Camere, per far slittare l'approvazione della riforma costituzionale a dopo il voto sulle mozioni di sfiducia, fissato il 19 aprile. Ma anche per Renzi la tabella di marcia è già fissata: entro mercoledì 13 al più tardi sulle riforme si chiude.

«Aggredire burocrazia; lavoro donne è tema gigantesco»
«Siamo in prima linea perché la burocrazia possa essere finalmente aggredita» ha detto in precedenza il presidente del Consiglio Matteo Renzi in un breve intervento nella sede dell'azienda Aia, a Verona. In precedenza il premier ha inaugurato l'auditorium nello stabilimento di Calzedonia a Villafranca. E qui ha sottolineato la «gigantesca questione sull'occupazione femminile soprattutto al Sud». «Finché un Paese non risolve il problema non può dirsi civile e se non riesce a conciliare maternità e lavoro non è un Paese serio», ha dichiarato Renzi.

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