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Il calcio senza italiani: è polemica dopo Inter-Udinese con tutti giocatori stranieri

Non era mai successo nel campionato italiano. Ieri sera Inter e Udinese sono entrate nella storia del campionato di serie A scendendo in campo a San Siro per l’anticipo senza che tra i ventidue giocatori in campo ci fosse un solo italiano. Non era mai successo nel campionato, una volta “il più bello del mondo”, che una partita segnasse al fischio d’inizio due formazioni tutte straniere.

E’ vero che Inter e Udinese sono due delle squadre più internazionali e che già quest’anno erano scese in campo con formazioni tutte straniere, ma non era mai successo che ci fosse una partita del tutto senza italiani. A causa delle scelte “internazionali” del tecnico nerazzurro Roberto Mancini e di quello bianconero De Canio, bisognava guardare verso le due panchine per trovare e riconoscere qualche giocatore italiano.

L’episodio è destinato a creare non poche polemiche. “Premesso che io rappresento il sindacato che tutela anche i diritti dei calciatori in Italia, mi pare evidente che le norme sono sbagliate”: Damiano Tommasi, presidente dell'Aic ha commenta con amarezza la strana serata di campionato tricolore a San Siro, senza nessun italiano in campo dall'inizio. “Posso solo dire - confessa - che forse le norme federali che sono state fatte e che noi abbiamo osteggiato fin dall'inizio sulle rose che dovevano aumentare il numero dei giovani italiani in campo, non sono state recepite”.

“E' una cosa che non mi ha meravigliato - confessa all'Ansa -. Noi siamo i rappresentanti di tutti i calciatori che giocano in Italia, quindi anche degli stranieri, ma posso solo dire che le norme federali, e che abbiamo osteggiato fin dall’inizio, sulle rose non vanno nella direzione della tutela dei vivai italiani. E' una tendenza che parte da lontano, viene avanti da tanti anni e che ha permesso anche a tanti italiani di andare all'estero”.

Insomma, a giudizio dell’Aic, le norme che sono fatte e “vendute” all’esterno come incentivo al “made in Italy” “non hanno, viceversa, certamente incentivato in ottica nazionale. Un progetto sportivo dovrebbe essere portato avanti con maggior respiro. Il problema è che se portiamo avanti il progetto delle seconde squadre veniamo sicuramente bocciati - spiega ancora l'ex centrocampista della Roma - quindi facciamolo fare ad altri. Ci sono proposte sul tavolo, i progetti ci sono. Quello sulle cosiddette rose dei 25 c’è ma, ripeto, ha molte lacune e noi siamo contrari a come è stato impostato, perchè non aumenta certamente l’utilizzo dei giocatori italiani ma anzi li penalizza perchè accresce il minutaggio dei giovani che arrivano da fuori. Il problema - chiarisce il portavoce dei calciatori - non si può risolvere da un momento all’altro, quello che serve è un progetto sportivo che sia di aiuto al lavoro svolto nel settore giovanile. Ho letto che la Lega Pro ha avviato questa novità di inserire le seconde squadre nei campionati: questo è uno dei tanti elementi su cui si potrebbe lavorare ma che deve essere messo insieme ad altre norme che premino le società che puntano sul settore giovanile. Oggi, ad un anno di distanza dall'introduzione di quelle norme, il risultato è questo e quindi non mi meraviglia vedere 22 giocatori stranieri in campo. Nessuna sorpresa, fermo restando che il nostro ruolo è quello di tutelare tutti i calciatori che giocano in Italia dove ormai sono ormai parecchie le squadre che per una serie di ragioni si sono strutturate cosi, con pochi italiani. Ci sono una serie di concause - chiude Tommasi - che fanno sì che i nostri ragazzi arrivino alla formazione in ritardo ai pari età di altri Paesi, perchè manca ancora quello step tra settore giovanile e prima squadra che invece secondo me deve essere veramente formativo e che mi auguro arrivi il prima possibile”.

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