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Favola Leicester, Claudio Ranieri un grande. Ma non lo scopriamo…

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Favola Leicester, Claudio Ranieri un grande. Ma non lo scopriamo adesso

Leicester Campione d’Inghilterra: la favola è diventata realtà. Il gol di Hazard, che mette in cassaforte al 38esimo del secondo tempo il pareggio (2-2) tra Chelsea e Tottenham, vale per gli effetti che ha sulla classifica del campionato e sulla Storia (con la S maiuscola) della Premier, più che su quella della partita. Le «Volpi» sono in trionfo, ma solo chi capisce poco di calcio può celebrare la vitttoria di Claudio Ranieri come se si trattasse di un improvviso miracolo capitato a un allenatore normale, o giù di li. Il miracolo è quello compiuto da Ranieri nel condurre al titolo il Leicester, per la prima volta in 132 anni di storia, e su questo non ci piove. Ma lui non è un miracolato, non è un allenatore normale e non lo è mai stato.

Tanto per capirci: in Italia ha allenato (tra le altre) squadre come Napoli, Fiorentina, Roma, Inter e Juventus. Una volta emigrato si è seduto sulle panchine di big come Valencia, Atletico Madrid e Chelsea. Non proprio una carriera normale, né tantomeno da allenatore di secondo piano. Nel suo palmares mancava uno scudetto, è vero, ma tutto sommato aveva già messo in bacheca una Coppa Italia, una Supercoppa italiana, una Coppa di Spagna e una Supercoppa Uefa. Tanti suoi colleghi, nemmeno in tre vite.

In molte delle squadre dove è arrivato è stato chiamato per costruire o ricostruire: e questo non può essere dimenticato quando se ne valutano le reali dimensioni come allenatore. Vale per quanto fatto al Chelsea, portato dal quasi nulla dell’inizio dell’era Abramovic alla semifinale di Champions e al secondo posto in Premier League. Del lavoro di Ranieri avrebbe beneficiato, subito dopo, un certo José Mourinho, lo Special One.

Vale allo stesso modo per quanto fatto alla Juventus, dove nel 2007 sostituiva Didier Deschamps appena dopo la promozione dalla Serie B: quella Juventus completamente da ricostruire, contro i pronostici di tutti, sarebbe arrivata terza in classifica e ai preliminari (poi superati) di Champions League. Sostituito (senza successo) da Ferrara, il lavoro preparatorio di Ranieri avrebbe spalancato le porte all’era vincente di Antonio Conte.

Insomma, un uomo capace di costruire con poco materiale e troppo spesso costretto a guardare i suoi eredi che coglievano i frutti di quanto da lui seminato.

Non è stata una carriera rose e fiori, quella di Claudio Ranieri, ma è stata tutt’altro che normale. Facendo un paragone con il ciclismo viene in mente Gimondi, un grandissimo sottovalutato perché sulla sua strada ha trovato uno ancor più grande: Eddy Merckx. Elemento che, per chi conosce le fatiche del pedale, invece di togliere pregio alle vittorie di Gimondi le ingigantisce a dismisura proprio perché ottenute contro «il Cannibale».

Ranieri di cannibali ne ha trovati tanti, sulla sua strada, e spesso ha lavorato perché loro potessero vincere sfruttando quanto fatto da lui negli anni precedenti. Probabilmente per questo motivo in molti si sono sorpresi vedendolo sul tetto della Premier League. Lui per primo sa che con il Leicester sarà praticamente impossibile ripetere l’impresa, ma lui per primo, da profondo conoscitore di calcio, starà sicuramente pensando a un’altra bella favola del calcio inglese: quella del Nottingham Forest di Brian Clough. Capace di vincere un campionato, due Coppe dei Campioni, una Supercoppa Uefa, un Charity Shield e quattro Coppe di Lega inglese. Perché non provarci, a ripetere quel sogno?

Se qualcuno può riuscirci è proprio Claudio Ranieri, un allenatore considerato «Top» dai suoi colleghi (non facciamoci ingannare dalle parole di Mourinho, che lo sbeffeggiava per rispettare il proprio personaggio fuori dagli schemi...) e visto come mediocre da tifosi e non addetti ai lavori.

Essere al top non significa solo vincere, fortuna che capita a pochi, ma essere capaci di arrivare quasi sempre e con costanza ad alto livello.

Anche Ranieri ha avuto i suoi bassi ed è stato esonerato. Gli è capitato con la Nazionale greca, con la Juventus (errore...) e non solo. Capita, ricordiamo un nome su tutti: Marcello Lippi, campione del Mondo nel 2006 e poi alla guida della disastrosa spedizione del Mondiale di quattro anni dopo. Meno bravo per questo? Ma per piacere...

Celebriamo Claudio Ranieri, che se lo merita. Non tanto, tantissimo. Ma non commettiamo l’errore di catalogarlo alla voce «sorpresa». Lui sarebbe il primo a dirci: «Ve ne accorgete solo adesso?».

Dopo la vittoria nella Premier le sue prime parole sono state: «Più che una dedica vorrei dire che ho sempre pensato che prima o poi lo scudetto lo avrei vinto. Sono lo stesso uomo mandato via dalla Grecia. L’unica dedica che posso fare a tutti quanti è dirgli di crederci. Provateci non solo nel calcio, ma in tutti i campi della vita. Il gol di Hazard? (quello del pareggio del Chelsea, che ha dato la certezza dello scudetto al Leicester, ndr.). Sono saltato, è normale. Il futuro? Resto a Leicester, è stato un anno incredibile».

Già, resta a Leicester. Magari pensando al Nottingham e a Brian Clough...

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