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Milleduecento Don Chisciotte all’Eroica Primavera

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ciclismo vintage

Milleduecento Don Chisciotte all’Eroica Primavera

“Con 'sta pioggia e con 'sto vento chi è che bussa a Buonconvento?” Nel bel borgo toscano in riva all'Ombrone la sera di sabato 30 aprile – che, si sa, il più crudele dei mesi – non c'erano frati sporcaccioni e vedovelle da “confessare”. C'erano invece mille e duecento – anzi: dugento – donzelle e cavalieri dalla multiforme figura pronti a inforcare, la mattina seguente, una ronzinante bicicletta d'acciaio per poi pedalare su e giù per le strade bianche dell'Eroica Primavera.

Già, primavera: sembrava uno scherzo. 14°C a malapena, una tramontanetta che drizzava i peli e una pioggia battente di spilli fitti. Alla cena dei cosiddetti Eroici non c'era rosso di Montalcino che scaldasse, né penne al ragù di cinta, né brasati al brunello o arrosti di nana del fattore bastanti a immagazzinare calorie per quella gelida vigilia. Alla fine, dritto chi più chi meno dame e cavalieri dell'allegra e numerosa brigata se ne andarono a letto con l'incertezza dell'indomani: sarà anche maledetta questa Eroica Primavera?

San Giovese, patrono dell'Eroica.
Del resto, si chiama mica per niente L'Eroica. Se fosse tutta rose e fiori, discese e brezze in poppa si chiamerebbe La Comoda, come dice un amico mio, e si perderebbe il gusto dell'impresa. Ma poi ci ha pensato il santo patrono degli Eroici, che da queste parti non può che essere San Giovese, a intercedere presso l'empireo meterologico. L'alba del 1° maggio, festa operaia e quanto mai ciclistica, a chi dubitoso apriva le imposte delle finestre o scorreva la zip della tenda si svelò d'incanto – solo qualche straccio di nuvola impigliata tra un bosco e una badia in cresta – con il più dolce paesaggio della Toscana: le Crete di Asciano, verdissime a primavera, e quei secolari capolavori di design che sono le colline della val d'Orcia, tra Montalcino e Pienza.

E allora, allez! Di buon mattino tutto l'allegro mondo degli Eroici si mise in cammino, anzi in sella. Colorato come sempre, anzi ancor più squillante dalla luce ripulita dal temporale. Nel quarto centenario cervantino centinaia e centinaia di don Chisciotte a pedali, acconciati come antichi e meno antichi rouleur – maglie di lana e baschi neri, tubolari a tracolla e calzettoni a strisce, baffi a manubrio o cinghietti di cuoio – hanno sfilato sui loro ferrei corsier tra la val d'Arbia e la val d'Orcia, la val d'Asso e le le Crete senesi: Buonconvento, Castiglion del Bosco, Sant'Antimo, Montalcino, Torrenieri, Lucignano d'Asso. Sterri, vigneti, pievi, cantine, e tutt'intorno un mare di smeraldo.

Degli eroici ristori
L'Amiata, sullo sfondo, era un grigio pastore che tratteneva sotto il suo cappello le nuvole cattive, lasciando libere solo candide pecorelle a brucare un cielo azzurro smalto.
Bello, tutto bello. Il paesaggio però non spinge in salita. E bisogna andare di garóni, come avrebbe detto il Binda Alfredo. Dame e cavalieri, donchisciottescamente appunto, non si son fatti atterrire da drizzoni e zampellotti: anche le rampe al 13% son mulini a vento da sfidare con baldanza, curvi sul manubrio, pestando sui pedali o, se proprio non ce la si fa, prendendo per mano il destriero continuando a piedi con un bel sorriso. Tanto, come dice sempre un amico mio, il bello dell'Eroica è che c'è sempre uno dietro di te. Gli ultimi non esistono. Non esistono neppure ai punti ristoro: che lì son tutti campioni del mondo del km a mandibola lanciata. Pecorino, finocchiona, pane olio e sale, pane zucchero e vino, crostate di frutta, quarti di banana e bocce di vin rosso sono stati ordinatamente, meticolosamente passate in rassegna dall'Eroico affamato: alti e bassi, smilzi e grassi, sudati che fan schifo a un piede e freschi come a un défilé, i baffi impiastrati di miele, i polpastrelli da strusciare nettati sui lombi del pantaloncino, per non appiccicare il manubrio. Pronti, sganascianti e via!
Dopo quattro, cinque, sei, sette, otto ore anche stavolta ce l'abbiamo fatta. 27, 56, 102 o 150 km tutti al traguardo rinascono Eroici a Primavera

PS: Dimenticavo. A Buonconvento organizzazione perfetta e accoglienza ancor di più, a dire il vero anche grazie alle invocazioni a San Giovese. I quattro amici al bar – che poi erano sei – hanno cresciuto con amore la ragazza. Giunta in età da marito l'hanno saggiamente maritata con un buon partito, intraprendente, ricco e multilingue. Niente però mi toglie dalla testa che, così come un gran vitigno l'Eroica potrà anche essere impiantata con successo in California e in Giappone, in Sudafrica e in Limburgo, ma lontano dal suo terroir toscano non potrà mai avere il corpo e il gusto dell'“Eroiha” che ho conosciuto io.

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