Dal Costarica alla Colombia. Il tappone dolomitico di ieri (da Alpago a Corvara, 210 chilometri con sei gran premi della montagna) conferma l'ondata sudamericana al Giro d'Italia. Ha vinto il piccolo colombiano dell'Orica Greenedge Esteban Chaves che ha battuto allo sprint Steven Kruijswijk, Georg Preidler e lo sfortunato Darwin Atapuma raggiunto proprio in vista dello striscione dell'ultimo chilometro dopo una lunga fuga solitaria. Vincenzo Nibali soffre ma limita i danni, mentre sprofonda Alejandro Valverde “saltato” a 27 chilometri dal traguardo dove è arrivato con tre minuti di ritardo.
È un Giro ad eliminazione perché uno dopo l'altro escono di scena i favoriti alla vittoria finale: oltre a Valverde ieri si sono allontanati dai vertici della classifica Rafa Majka, Ilnur Zakarin e Rigoberto Uran. Tappa a Chaves e maglia rosa all'olandese Kruijswijk che strappa il simbolo del primato ad Amador ora quinto nella generale a 3 minuti e 15 secondi dal leader della corsa. Regge Nibali che fa della regolarità la sua arma di difesa: arrivato al traguardo con 37 secondi di ritardo ora si trova a inseguire Kruijswijk con un distacco di 41 secondi. Il siciliano dopo aver staccato Valverde non è riuscito sui tornanti finali del passo Valparola a tenere il passo dei quattro battistrada. Resta l'interrogativo sulla sua performance e resta da capire se sia legata a una condizione non ottimale oppure a una crescita progressiva in vista dell'ultima settimana quando si deciderà il Giro. Nibali sembra puntare sulla regolarità anche se non appare brillantissimo. Nel tratto finale della tappa aveva recuperato arrivando fino a 17 secondi dai primi; pensavo potesse raggiungerli e invece negli ultimi 5 chilometri ha perso un'altra ventina di secondi. Anche questi sono segnali non incoraggianti. La scelta di correre facendo affidamento sulla regolarità potrebbe portare Nibali a vincere il Giro ma certamente non suscita l'entusiasmo degli appassionati e dei tifosi.
Dopo questo nuovo capitolo della corsa a eliminazione restano due corridori pericolosi per il siciliano: Kruijswijk (anche l'olandese ha puntato sulla regolarità) e Chaves che si è dimostrato il più brillante in montagna. Appare sorprendente il cedimento di Valverde: si è staccato, accusando un distacco importante che lo esclude dalla corsa per la vittoria finale. A parte Nibali gli altri italiani sono scomparsi; l'unico rimasto non lontanissimo dal vincitore di tappa è stato Domenico Pozzovivo. La conclusione è che oramai dobbiamo scommettere su Nibali sperando di non avere delusioni.
Credo che un ulteriore passo in avanti sulla strada di una maggior chiarezza sulle reali chance di vittoria dei favoriti possa arrivare dalla cronoscalata in programma oggi: poco più di 9 chilometri da Castelrotto all'Alpe di Siusi. Pur non essendo una salita impossibile (8,3 la pendenza media) la tappa fornirà nuove indicazioni (i distacchi tra i primi della classifica generale non sono esagerati) sulle condizioni dei ciclisti in vista della settimana che porterà il Giro a Torino; ma prima ci saranno le impegnative montagne piemontesi. E ieri all'annuale convegno di Mapei Sport abbiamo incontrato Fabian Cancellara che nei giorni scorsi si è ritirato. Lo svizzero, dopo le delusioni del Giro, ci ha confermato gli obiettivi del suo finale di stagione, l'ultima di una lunga e gloriosa carriera tra i professionisti; punterà su Giro dell Svizzera, Tour de France e Olimpiadi. Cancellara è stato il più brillante prodotto del vivaio Mapei tra il 2000 e il 2002. Ho visto di recente uno studio che, utilizzando una serie di parametri, ha indicato lo svizzero (ha indossato la maglia gialla per 38 giorni e vinto più volte le grandi corse di un giorno) tra i primi 10 corridori di sempre.
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