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L'ottimismo di O'Shea per il rugby azzurro

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il nuovo ct

L'ottimismo di O'Shea per il rugby azzurro

Conor O' Shea
Conor O' Shea

Entusiasmo, idee chiare, voglia di mettersi subito al lavoro e perfino la capacità di esprimersi a tratti in italiano: Conor O' Shea - 45 anni, ex estremo di livello internazionale con l'Irlanda, fino a 15 giorni fa director of rugby degli Harlequins inglesi, con cui ha vinto un titolo nazionale nel 2012 e una Challenge Cup nel 2011– si presenta così a un foltissimo gruppo di giornalisti, sponsor e addetti ai lavori, riuniti al Nhow Hotel di via Tortona, a Milano.

Forte la determinazione sua e di uno staff in cui la faccia totalmente nuova è quello di Mike Catt, campione del mondo con l'Inghilterra nel 2003, che sarà l'allenatore dei trequarti. Ci sono punti su cui O' Shea torna più volte: il lavoro da fare a stretto contatto con Zebre e Benetton, la necessità di migliorare gli standard fisici, la consapevolezza che i giocatori di talento ci sono, tra i più esperti, tra i giovani già arrivati alla Nazionale maggiore e pure tra alcuni Under 20. L'obiettivo, poi,è questo: «Ho giocato e perso contro la fantastica Italia degli anni ’90, spero che la Nazionale possa progredire e diventare migliore di quella di allora, in altre parole la più forte della storia». E pazienza se qualcuno gli chiede se ritiene possibile portare gli Azzurri a vincere un Sei Nazioni nel “suo” quadriennio: la risposta è un “sì” che sa soprattutto di diplomazia.

«Spero che tutti insieme faremo la differenza per il rugby italiano», dice O' Shea (pronuncia corretta del cognome: O' Scèi), che intende interessarsi del movimento anche a livello giovanile ed è pronto a garantire sulle sue motivazioni. Da quando l'Italia è stata ammessa al Sei Nazioni, quasi tutti i ct hanno dato il meglio nei primi due anni e poi hanno allargato le braccia, ma lui conta di fare un'altra strada: «Credo che i tecnici che mi hanno preceduto fossero ottimi professionisti, magari migliori di me. Io ci metto il fatto che ho 45 anni, sono venuto con la mia famiglia (moglie e due bambine, ndr) per una scelta di vita, perché amo la cultura e la mentalità italiane. Spero ovviamente di fare bene nei primi due anni ma di fare ancora meglio nel biennio successivo».

Il realismo non manca: «Facile essere gasati oggi, ma poi arriveranno anche i problemi. La sfida sarà dura, il gap da ridurre non è enorme ma c'è molto da lavorare per riuscirci. La passione è una caratteristica fondamentale degli italiani ed è un punto a loro favore se si aggiungono la forma fisica e le capacità tecniche. I giocatori validi li abbiamo, dai più anziani a quelli come Gori, Palazzani, Campagnaro, Giovanbattista Venditti, Leonardo Sarto, Canna, Allan, che sono giovani ma hanno già esperienza di Nazionale. E dalle Nazionali giovanili potrebbero arrivare i vari Pettinelli, Sperandio, Gabriele Venditti, Bruno».

Sulla forma fisica il ct torna più volte, facile pensare che sarà martellante. «Servono giocatori mentalmente forti e fisicamente al massimo, e devono essere tutti a certi livelli, basta che due-tre siano un gradino sotto perché tutta la squadra ne risenta. Se non sei abbastanza in forma non puoi giocare perché “muori” prima che finisca la partita. E in effetti spesso all'Italia è successo così: primi 20 milnuti ottimi, calo dal 20' al 40', altro calo fino all'ora di gioco e poi spazio agli attacchi avversari. Le altre squadre lo sanno e aspettano quel momento. Dalla condizione fisica, poi, dipende anche il tipo di gioco che si può fare: amo giocare con la palla in mano ma posso farlo solo se la squadra ha una forma adeguata».

«Gli atleti migliori - continua - sono quelli che affrontano e combattono le avversità, che vedono le opportunità per migliorare. Un esempio notevole è Sergio Parisse, uno che non si lascia scoraggiare dalle sconfitte e che vive ogni partita come un nuovo inizio». Parisse che, comunque, nel tour delle Americhe di giugno (contro l'Argentina sabato 11, gli Usa sabato 18 e il Canada domenica 26) non ci sarà. È una sorta di turno di riposo, per lui e per qualcun altro, e O' Shea avrà modo di conoscere meglio altri giocatori. «Conto di vedere una squadra che si impegna tanto e nello stesso tempo riesce a divertirsi. Punto a tre vittorie».

La curiosità viene alla fine: come fa a essere già così ben documentato sull'Italia? «Semplice, il rugby è la mia vita, il mio hobby e il mio lavoro. Mi diverto a seguire match, a capire le caratteristiche dei singoli. So quanto sono appassionati i fan italiani e spero di renderli fieri di noi». Il tanto lavoro da fare non lo spaventa proprio, e nella nostra lingua Conor saluta così: «Non vedo l'ora».

Lo staff azzurro
Commissario tecnico: Conor O' Shea
Manager della Nazionale: Luigi Troiani
Assistenta allenatore trequarti: Mike Catt
Assistente allenatore avanti: Giampiero De Carli
Preparatore atletico: Giovanni Sanguin
Video analyst: David Fonzi
Al tour delle Americhe parteciperanno anche Marius Goosen e Gianluca Guidi, allenatori di Benetton e Zebre
Stephen Aboud agirà come responsabile della formazione dei giocatori di alto livello giovanile e degli allenatori, nonché come responsabile delle Accademie
I convocati per il tour di giugno
Piloni: Ceccarelli e Lovotti (Zebre), Cittadini (London Wasps), Ferrari e Zanusso (Benetton Treviso)
Tallonatori: Fabiani (Zebre), Gega (Benetton), Ghiraldini (Leicester Tigers)
Seconde linee: Bernabò e Geldenhuys (Zebre), Fuser (Benetton)
Terze linee: Barbieri e Steyn (Benetton), Favaro (Glasgow Warriors), Mbandà (Calvisano), Van Schalkwyk (Zebre)
Mediani di mischia: Gori e Lucchese (Benetton), Palazzani (Zebre)
Mediani di apertura: Allan (Perpignan), Canna (Zebre)
Centri: Bisegni e Boni (Zebre), Campagnaro (Exeter Chiefs), Castello (Calvisano)
Ali: Esposito (Benetton), L. Sarto (Zebre), Gio. Venditti (Newcastle Falcons)
Estremi: McLean (Benetton), Odiete (Marchiol Mogliano)

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