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Rugby nei parchi per 3mila bambini (e bambine)

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l’iniziativa

Rugby nei parchi per 3mila bambini (e bambine)

(Fotogramma)
(Fotogramma)

Maschi e femmine, dai sei ai 13 anni, con una qualche esperienza di minirugby oppure per la prima volta alle prese con un pallone ovale, forma curiosa e rimbalzi imprevedibili. Non si ritrovano in una struttura sportiva, con le porte “ad acca”, ma aggiungono un'abilità al loro bagaglio sportivo. Sono i bambini (quasi tremila, quest'anno) che partecipano alla quinta edizione di “Rugby nei parchi”, un’iniziativa che ha coinvolto sei città e altrettante società sportive, e che domani pomeriggio - all'Arena Civica Parco Sempione di Milano, a partire dalle 15 - taglierà il traguardo finale.

Le finalità e la formula sono chiare: si tratta - secondo i promotori della manifestazione, sponsorizzata da Generali Italia - di fornire «un'opportunità per vivere la città all'aperto, promuovere lo sport diffuso e destrutturato negli spazi verdi metropolitani, lavorando sull'inclusione e sul coinvolgimento sociale», con una modalità totalmente gratuita per i partecipanti. Due i livelli dell'evento, con tornei per i bambini che già praticano il rugby e una serie di attività “propedeutiche” per chi si appresta ad affrontare una nuova avventura. Alla fine, naturalmente, c'è il terzo tempo.

Cinque tappe si sono già svolte, in altrettanti parchi cittadini, e ogni volta le società coinvolte sono state affiancate da una Onlus: notevole il lavoro svolto non solo dagli organizzatori ma anche da Amatori Napoli, Unione Capitolina (a Roma), Asti Rugby, Cus Verona e Ravenna Rugby. Adesso tocca al Cus Milano, per il gran finale datato 28 maggio. Con un ospite speciale come Mauro Bergamasco, tra i grandi del rugby azzurro di sempre, uno dei due giocatori al mondo che hanno preso parte a ben cinque edizioni della Rugby World Cup.

E altri due Azzurri di ieri e di oggi, Franco Properzi e George Fabio Biagi, hanno sottolineato ieri - alla conferenza di presentazione della tappa milanese, cui ha partecipato anche la titolare dell'assessorato allo Sport del Comune, Chiara Bisconti - l'apporto che iniziative del genere possono dare per provare a cambiare marcia e a colmare dei gap. Secondo Properzi, «c'è bisogno di migliorare culturalmente, perché, al di là del rugby, i nostri bambini hanno bisogno di fare sport, in quanto si notano spesso problemi a livello motorio». E Biagi, che ha conosciuto il rugby quando viveva in Scozia, tocca un punto assai dolente: «La differenza tra l'Italia e il mondo anglosassone sta nel fatto che da loro lo sport è integrato nelle scuole, che spingono i ragazzi a praticare diverse discipline».

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