L'esito delle elezioni amministrative in Italia sarà seguito, monitorato e studiato dai mercati: senza entusiasmi, con un pizzico di rassegnazione. Ai mercati la politica non piace. Ma dell'importanza della politica i mercati devono farsene una ragione, soprattutto di questi tempi, in un momento storico rabbuiato dall'eredità della Grande Crisi e dominato dall'incertezza sulla solidità della crescita, che sia quella globale, americana, cinese, giapponese, emergente, europea, tedesca o italiana. La politica ha un peso determinante proprio quando la crescita stenta a consolidarsi e rafforzarsi: è ai Governi, non più alle banche centrali, che i mercati guardano ora maggiormente per essere rassicurati su come verrà rafforzato uno sviluppo economico che sembra vacillare un po' ovunque, sotto il peso di sfide epocali come il flusso dei migranti, la crescente disparità tra ricchi e poveri, l'ennesima rivoluzione tecnologica, il cambiamento climatico, l'invecchiamento della popolazione, il terrorismo islamico.
Questo mese di giugno, per i mercati, è ostico proprio perché si presenta come un concentrato di rischio politico, tra Brexit, la chiamata alle urne in Spagna e il voto in città italiane importanti come Roma, Milano, Napoli, Torino e Bologna in un'Italia che ha già iniziato a proiettarsi verso il referendum sulla riforma costituzionale di ottobre, evento legato in maniera indissolubile – ha dirlo lo stesso premier - con il futuro del Governo Renzi.
Perché i mercati si interessano alle elezioni amministrative in Italia, un micro-evento rispetto ai grandi temi globali? Lo fanno per più di una motivazione: è un termometro sullo stato di salute del Governo Renzi, è un possibile indicatore sui tempi delle prossime elezioni politiche, è un metro per misurare l'ascesa di partiti di protesta, populismo e anti-europeismo che sono fattori destabilizzanti per la crescita e il rischio sovrano.
L'Italia è e resta un sorvegliato speciale sui mercati, a causa del suo alto debito pubblico e la sua crescita troppo debole: e la sua vita politica è centrale anche per questo. L'Italia non può permettersi instabilità politica in un momento in cui deve velocizzare il programma delle riforme e sfruttare una finestra che prima o poi si chiuderà, quella dei tassi bassi, del prezzo del petrolio ancora contenuto.
I mercati prendono al volo qualsiasi appuntamento politico che possa dare loro l'opportunità di valutare la forza e il gradimento di Matteo Renzi e il suo Governo. I mercati vedono male, anzi, malissimo, il rischio che l'Italia torni alle urne per le elezioni generali nel pieno della sua campagna riformatrice: le elezioni politiche rallenterebbe il cammino delle riforme strutturali – ancora incompiute e politicamente scomode – senza le quali l'Italia non può ambire a irrobustire la sua debole crescita economica.
Le elezioni inoltre sono motivo di turbolenza sui mercati, portano instabilità e volatilità. Nell'esito delle elezioni amministrative i mercati leggeranno quanto più possibile una chiave di lettura sui tempi e sugli esiti delle prossime elezioni generali. Secondo Barclays, per esempio, se il PD dovesse vincere a Roma, e anche a Milano e Napoli, con un voto molto forte a suo favore, Renzi potrebbe essere tentato ad anticipare le elezioni al prossimo anno. Il 2018 potrebbe essere un'annata problematica, soprattutto se nella seconda metà del 2016 o nel 2017 la crescita dovesse rallentare, se qualcosa andasse storto con Brexit o le elezioni americane e tedesche. Se invece il voto a Roma dovesse essere deludente per il PD, allora i mercati leggerebbero in questo indebolimento di Renzi una conferma delle elezioni nel 2018 ma soprattutto assegnerebbero un maggiore rischio politico nell'appuntamento del referendum in Ottobre: questo si manifesterebbe con un aumento della volatilità nei prossimi mesi soprattutto sui BTp che sono lo strumento finanziario più vicino al rischio-sovrano.
I mercati inoltre proveranno a leggere nei ballottaggi delle elezioni amministrative una prova generale dell'Italicum, che ha anch'esso un secondo turno: analizzeranno il comportamento di Forza Italia e Lega Nord quando al ballottaggio andranno PD e Movimento 5 Stelle. Non da ultimo, i mercati soppeseranno l'esito delle amministrative per capire la forza del M5S, un partito di protesta che ha una portata fortemente destabilizzante e dunque una variabile importante nel rischio politico che i mercati sono tenuti a valutare sugli asset con rischio-Italia.
I mercati fanno essenzialmente un mestiere: valutano i rischi, soprattutto quelli potenziali. Devono saper dare il giusto prezzo al rischio in arrivo, stimare cioè il rendimento o la remunerazione di un asset finanziario in base al suo livello di rischiosità. Tra tutti i rischi che i mercati sono chiamati a soppesare, quello che più di tutti li mette in agitazione e a disagio è il rischio politico, perché le variabili dell'equazione politica sono infinite e spesso imponderabili. Il “mai dire mai” della politica è un incubo per i mercati. Le elezioni amministrative italiane sono un appuntamento politico segnato e sottolineato sul calendario di giugno dei mercati, sicuramente meno angosciante di Brexit ma più insidioso delle elezioni spagnole.
© Riproduzione riservata