Italia

A Roma vola Raggi, Giachetti al ballottaggio

  • Abbonati
  • Accedi
speciale comunali 2016

A Roma vola Raggi, Giachetti al ballottaggio

È lei la vera sorpresa, il trampolino che il M5S spera di avere verso il governo: Virginia Raggi, l’avvocata 37enne esponente del Movimento Cinque Stelle, la cui unica esperienza amministrativa è stata quella di consigliera comunale di opposizione, che secondo le ultime proiezioni stacca di 13 punti lo sfidante e “vola” al ballottaggio del 19 giugno. A seguirla, ma lontano e tallonato da Giorgia Meloni, è il politico puro Roberto Giachetti, 55 anni, che ha cominciato giovanissimo con i radicali e poi è entrato nell’alveo dei democratici, dalla Margherita al Pd, rivestendo un ruolo di punta tra il 1993 e il 2001 nello staff dell’ex sindaco Rutelli. Da un lato la rappresentante di una forza lontana dall’establishment che ha tratto la sua linfa vitale dalla disaffezione verso i partiti tradizionali, dall’altro un vicepresidente della Camera dei deputati, parlamentare da 15 anni, sostenuto dal premier segretario dem Matteo Renzi.
Raggi e Giachetti, due figure che più diverse non potrebbero essere. «I romani sono pronti a cambiare pagina, io sono pronta a governare», sono state le prime parole di Raggi.

Raggi: «Il vento sta cambiando»

La sfida romana e il rischio boomerang
Se i risultati confermeranno le proiezioni (la quinta e ultima di Ipr-Piepoli per la Rai, copertura al 32%, dà Raggi al 36,9% e Giachetti al 23% con Meloni al 21,2%) , il 19 giugno i romani dovranno scegliere chi tra Raggi e Giachetti salirà sul podio del Campidoglio a governare la città eterna. Una capitale ferita dall’inchiesta su Mafia Capitale, che ha scoperchiato la “terra di mezzo” degli intrecci tra affari, politica e malavita, e commissariata dopo l’addio tumultuoso dell’ex sindaco Pd Ignazio Marino. Un «calice avvelenato», come non smette di definirlo la stampa internazionale. C’è il rischio di un boomerang per i Cinque stelle che dovranno dimostrare di saper governare la città, ma anche un grande palcoscenico politico.

La bandiera dell’onestà contro la forza dell’esperienza
I toni in campagna elettorale sono stati aspri. E gli stracci sono volati più per la rivalità Pd-M5S che per il confronto sui programmi. Ognuno ha attaccato l’altro colpendo il suo tallone d’Achille. L’argomento più utilizzato da Raggi è stato ovviamente quello della lotta alla corruzione in nome dell’onestà, di cui il Movimento ha fatto la sua bandiera e che si è rivelato vincente. «Mafia Capitale ha dimostrato che a Roma la vera politica non la fanno i partiti, ma i cittadini», ha ripetuto la candidata pentastellata. Giachetti ha puntato invece il dito contro l’inesperienza: «Raggi, tu non sai come funziona l’amministrazione comunale, non sapresti dove mettere le mani, ti metteresti su una poltrona e aspetteresti che qualcuno ti dicesse cosa fare perché se vai contro il contratto devi pagare una penale di 150mila euro». L’allusione è duplice: alla scarsa conoscenza della macchina amministrativa capitolina e al codice etico firmato dai candidati M5S (che prevede una multa per chi trasgredisce arrecando un danno di immagine al Movimento). In sintesi: per ciascuno la debolezza di cui l’altro lo accusa è una forza. Ma i romani hanno premiato il nuovo e punito il vecchio, almeno in questo primo turno.

Debito e mobilità: programmi a confronto
Sulle piaghe che affliggono Roma le soluzioni proposte divergono in più punti. Il debito monstre da 12 miliardi di euro della città, innanzitutto: per Raggi serve prima di tutto un audit che faccia luce sulla natura dei debiti, per Giachetti occorre una rinegoziazione per riportare gli enormi tassi di interesse a quelli attuali. Un’operazione per la quale ha incassato il sostegno del governo. Sul trasporto pubblico la candidata grillina vuole scommettere sul riefficientamento di Atac, convinta che debba rimanere pubblica, e sul potenziamento di auto elettriche e car sharing, oltre ad altre idee che hanno fatto discutere come la funivia Casalotti-Boccea per decongestionare l’area Nord-Ovest della Capitale. Il candidato del centrosinistra scommette innanzitutto sul completamento delle metro in costruzione, a cominciare dalla linea C fino al Colosseo, «tirandola fuori dalla legge obiettivo come consente il nuovo codice degli appalti». Su Atac sostiene la necessità di intervenire con decisione per arrivare al 2019 in condizioni di competere con il mercato per il rinnovo del contratto di servizio.

Raggi: nove assessori, uno staff e un board cultura

Raggi non ha reso noti i nomi della sua squadra, ma ha annunciato dal blog di Beppe Grillo che gli assessori saranno nove, più uno a tempo dedicato alle partecipate (proposta che ha sollevato polemiche) e un board di artisti per la cultura. In giunta ci sarà un responsabile della Roma semplice e uno della qualità della vita, ma anche un addetto alla “città in movimento”, l’equivalente dell’assessorato ai trasporti. Ma non ci sarà soltanto la giunta. Per le questioni giuridicamente complesse, ha spiegato Raggi, si avvarrà di uno staff coordinato dai garanti del Movimento e composto da parlamentari, europarlamentari e consiglieri in Regione Lazio: Roberta Lombardi, portavoce alla Camera, Paola Taverna, portavoce al Senato, Fabio Massimo Castaldo, portavoce al parlamento europeo, Gianluca Perilli Portavoce M5S Consiglio Regionale del Lazio.

Giachetti il solo ad aver svelato la squadra
Il 23 maggio scorso Giachetti ha invece svelato via Facebook la carta della sua squadra di giunta: Livia Turco a servizi sociali, welfare e immigrazione; Silvia Scozzese a bilancio e razionalizzazione della spesa del Campidoglio; Lorenza Baroncelli a rigenerazione urbana; Carla Ciavarella, dirigente penitenziario, a patrimonio-casa-progetti speciali e beni confiscati alla Mafia; Claudia Servillo, ambiente e rifiuti; Stefania Di Serio, trasporti; Francesco Tagliente, ex questore di Roma, sicurezza; Marco Rossi Doria, scuola e università; Marino Sinibaldi, cultura e turismo; Alfonso Sabella, capo di gabinetto.

Le alleanze possibili in vista del ballottaggio
Adesso si aprono le danze per il ballottaggio. I Cinque Stelle non avevano fatto mistero di considerare Meloni una candidata più pericolosa di Giachetti. Perché insiste su un elettorato, i delusi del centrodestra che hanno fatto mancare il proprio sostegno ad Alfio Marchini, che ora potrebbe convergere proprio su Raggi, come lo stesso Matteo Salvini della Lega ha ribadito stanotte: in caso di ballottaggio Raggi-Giachetti, ha giurato, «non sarò mai per il Pd, mai per Renzi». Chiaro l’intento: mettere il Pd all’angolo e sferrare da Roma l’attacco al premier.

© Riproduzione riservata