Il primo round delle elezioni amministrative nelle grandi città - Roma e Milano soprattutto per il loro peso segnaletico nell’indicare gli umori dell’elettorato - darà ai mercati stamattina un motivo in più di preoccupazione sullo scenario politico europeo, dopo Brexit e le elezioni in Spagna. La stabilità politica in Italia è infatti ora meno scontata: da questo voto, e in attesa dei ballottaggi, per ora il premier Renzi ne esce più debole di quanto i mercati si aspettavano, il Movimento 5 Stelle continua la sua ascesa e ne esce rafforzato, il Centrodestra resta molto diviso e quindi indecifrabile sui programmi e gli obiettivi.
Matteo Renzi e il Pd escono dunque da questo primo turno delle comunali più deboli, con un calo dei consensi, e questo non tranquillizzerà i mercati che invece preferiscono scommettere su Governi e leader politici forti, con ampi spazi di manovra per varare e implementare a passo spedito le riforme strutturali essenziali per rafforzare la crescita. Per i mercati, inoltre, è importante iniziare già ora a intercettare gli umori dell’elettorato italiano in vista del referendum di ottobre, che non sarà un voto solo sulla riforma costituzionale ma anche di gradimento su un premier pronto a lasciare con la vittoria del “no”.
Il referendum rischia di divenire uno degli appuntamenti politici 2016 con maggiore portata destabilizzante per i mercati. Gli investitori internazionali temono però anche e soprattutto le elezioni generali, che rallentano le riforme e che hanno quindi un impatto temporaneo negativo sulla crescita: sperano che un Renzi più debole non tiri fuori dal cassetto le “snap elections” nel 2017.
I mercati guarderanno con apprensione l’ascesa del M5S confermata da Virginia Raggi e il suo schiacciante vantaggio a Roma su tutti gli oppositori, soprattutto il candidato del Pd. Questo è un esito forse prevedibile per i romani, scottati da Mafia Capitale e delusi dai sindaci del centrosinistra e del centrodestra, ma sicuramente è un risultato non scontato dalla comunità finanziaria internazionale: la crescita in Europa dei nuovi partiti di protesta, che molto spesso sono antieuropeisti e populisti, è agli occhi dei mercati un fenomeno destabilizzante perché rende più imponderabile il rischio politico e indebolisce il progetto dell'euro e dell’Unione europea. Il fatto che il M5S si sia presentato a Roma e a Torino con candidate sindaco dagli atteggiamenti più moderati e più costruttivi rispetto allo stile aggressivo di Beppe Grillo non basterà a vincere lo scetticismo dei mercati nei confronti di un partito che è decollato e si è fatto strada in Italia con slogan contro l’euro e a favore della ristrutturazione del debito, non solo quello di Roma ma quello dei BTp.
Non aiuta a dare stabilità un centrodestra competitivo solo a Milano e troppo spaccato tra Forza Italia, Nuovo centrodestra e Lega Nord in queste elezioni amministrative: per i mercati sarà un’altra fonte di inquietudine, perché consolida il ruolo del M5S – un partito che i mercati stentano a capire - come primo partito di opposizione, e come forza politica di alternanza in un sistema tripartitico dove manca un terzo partito coeso a destra.
Il 2016 è un anno molto complesso per i mercati: le incertezze della crescita globale, le incognite sulla cadenza dei rialzi dei tassi della Federal Reserve, la volatilità degli asset finanziari accentuata dalle politiche monetarie molto espansive di Bce e Banca del Giappone, le crisi irrisolte di alcune banche grandi e piccole, la minaccia del terrorismo, l’emergenza dell'immigrazione. Il rischio politico, che è imponente nel 2016, è un fattore aggravante di cui i mercati farebbero volentieri a meno in Italia. Invece, dopo il primo turno, i mercati dovranno studiare anche i ballottaggi, per valutare come i partiti di opposizione o di minoranza si uniranno in alleanze inedite: una prova generale dell'Italicum.
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