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Dossier | N. 34 articoliEuropei di calcio Francia 2016

Italia, 2-0 alla Finlandia: ma il gruppo si unisce per i fischi a Motta

Ultima amichevole in preparazione degli Europei di Francia e l’Italia rifila un chiaro 2-0 alla Finlandia. Non illudiamoci, e soprattutto non cadiamo nel facile giochino dei confronti basati su un timido tentativo di sillogismo aristotelico: «la Finlandia ha da poco pareggiato (1-1) con il Belgio, dato tra le favorite del torneo. L’italia ha battuto la Finlandia. L’Italia incontrerà il Belgio, quindi vittoria in tasca». Nulla di più falso, quando ci sono di mezzo il pallone e, soprattutto, la divina Eupalla teorizzata dal grande «GioanbrerafuCarlo».

Più che il risultato, che comunque è positivo pur considerando la pochezza dell’avversario e serve per dare morale ai giocatori, è importante sottolineare che in questi ultimi giorni sta nascendo un gruppo. Chissà perché, ma i giocatori italiani ne hanno bisogno come il pane: tutte le volte che la nostra Nazionale ha fornito prestazioni oltre il previsto lo ha fatto partendo dall’individuazione di un”nemico” comune al quale dimostrare qualcosa. Il punto massimo, fin troppo facile, ricordarlo, è stato toccato nel 1982: il nemico allora erano i media, colpevoli di aver trattato gli Azzurri come pezze da piedi, e contro quel nemico la truppa di Bearzot si coalizzò in un patto destinato a sfociare nel titolo mondiale.

Oggi il nemico sono i tifosi, anche se può sembrare un paradosso, colpevoli di fischiare Thiago Motta a prescindere: la maglia che indossa, la numero 10, è da molti vissuta come una bestemmia in Chiesa considerando che prima di lui era finita sulle spalle di fuoriclasse come Rivera, Baggio e Totti.

Irrazionalità del tifo e dei tifosi, senza dubbio, perché Thiago Motta quella maglia non l’ha chiesta, l’ha semplicemente accettata. E non si è mai sognato di dire che se l’è meritata essendo allo stesso livello dei campioni appena citati. Non è un fuoriclasse, ma è un buon giocatore: intelligente e capace di fare il suo, altrimenti a 33 anni suonati (34 il prossimo agosto) non giocherebbe in un club di primo livello in Europa come il Paris Saint-Germain. È lento di gamba con ogni probabilità per motivi fisiologici e genetici, visto che è mai stato segnalato un suo guizzo alla Garrincha, ma per gli stessi motivi fisiologici e genetici è dotato di cervello e quando è in forma riesce a far correre il pallone. Che, sia detto chiaro, è un merito di non poco conto.

Adesso Thiago Motta è fuori forma, persino troppo lento per poter usare il cervello e far correre la palla. Ma se Conte l’ha voluto è perché prevede di poterlo avere, nella forma giusta, a Europeo in corso: che poi è quello che conta davvero. Precedenti simili? Sempre il 1982, tanto per cambiare, con Paolo Rossi sbeffeggiato da tutti e con Bearzot messo in croce perché insisteva nel farlo giocare: sappiamo come è finita.

Senza parlare di ricorsi storici, che contano solo “dopo” che sono avvenute le cose, il buon Thiago Motta un risultato importante l’ha già ottenuto: i fischi al suo indirizzo e le polemiche sulla sua maglia numero 10 hanno cementato il gruppo degli Azzurri, pronti a difendere il compagno contro tutto e contro tutti. Un bel segnale per Conte, che sa di non poter contare su un tasso tecnico strabordante e di dover puntare le proprie possibilità di vittoria su gente tosta e disponibile a non togliere la gamba. Mai.

L’Italia si sta mettendo insieme, in questi giorni, proprio su questi presupposti: che sia o meno un buon viatico, ma a naso lo è vada come vada poi sul campo, lo vederemo già a partire dalla prima gara contro il Belgio.

La partita con la Finalndia ci ha dato intanto alcune indicazioni chiare: la prima è che la difesa è fatta, e da lì non si scappa. Buffon, Barzagli, Bonucci e Chiellini sono titolari inamovibili e offrono più garanzie rispetto a qualsiasi soluzione alternativa. A centrocampo Conte faticherà a rinunciare a Florenzi, e la possibilità di alternare Thiago Motta con De Rossi finirà con l’essere un vantaggio piuttosto che un problema. In attacco, dove siamo tutt’altro che il Brasile del 1970, la sensazione è che il Ct non possa (e soprattutto non voglia) fare a meno di Pellè. Ma più che la sensazione vale un dato di fatto: comunque li si assortisca, i cinque giocatori portati in Francia da Conte sono intercambiabili tra loro e possono giocare con qualsiasi altro dei compagni di reparto. Non ci sono doppioni o incompatibilità: anche questo un vantaggio.

Nessun peana quindi per aver battuto la Finlandia (giusto peraltro ricordare che ai nostri avversari è stato negato un rigore netto per fallo di Bonucci) ma la consapevolezza che i convocati stanno diventando una squadra: che poi, in manifestazioni come l’Europeo e il Mondiale, è quello che davvero conta.

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