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Addio a Vittorio Merloni, pioniere del capitalismo di mezzo

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capitani d’impresa

Addio a Vittorio Merloni, pioniere del capitalismo di mezzo

Vittorio Merloni (Ansa)
Vittorio Merloni (Ansa)

La morte di Vittorio Merloni chiude simbolicamente un ciclo: il ciclo del “capitalismo di mezzo”, quello che uscendo dall'anonimato della piccola impresa ha contribuito, fra gli anni Settanta e Ottanta, a incrementare e a diversificare la struttura industriale italiana aggiungendo il tassello delle medie imprese manifatturiere a proprietà famigliare all'industria di Stato con matrice Iri e ai grandi gruppi privati del triangolo industriale Torino-Milano-Genova.

Merloni ha contribuito a sviluppare l'attività industriale del padre Aristide, uno dei fondatori del capitalismo italiano. Secondo una razionalità garantita anche dalla fissazione precisa dei perimetri funzionali e dei diritti proprietari rispetto ai fratelli Francesco e Antonio, avvenuta alla morte nel 1970 del padre Aristide, egli si dedicò agli elettrodomestici.

Da Fabriano, nelle Marche, grazie a questa specializzazione la Merloni Elettrodomestici, questa la denominazione di allora, ha ben incarnato lo sviluppo italiano fatto di organizzazione e di servizi, di innovazione incrementale e di capacità di incidere sui consumi e sui gusti degli italiani. Un modello che, intanto, emergeva anche dal punto di vista analitico negli scritti di Giorgio Fuà, che non a caso insegnava ad Ancona, il capoluogo di quella regione così lontana dalle traiettorie classiche della crescita italiana e, in quel momento, così centrale.

In particolare, gli anni Ottanta sono caratterizzati da due fenomeni che rendono questa impresa paradigmatica della traiettoria storica del capitalismo italiano: la managerializzazione, che porta alla edificazione di una propria scuola manageriale che si confronta i in maniera dialettica ma non supina con la famiglia proprietaria, e l'espansione all'estero. La prima propensione è, nelle aziende a controllo familiare di allora, tutt'altro che diffusa. La seconda si realizza con una serie di acquisizioni: oltre all'acquisizione del principale competitor italiano, Indesit, avvenuta nel 1985, la crescita si svolge anche sui mercati stranieri per linee esterne con l'ingresso nel gruppo, fra gli altri, di marchi come la francese Scholtès, la turca Perkel e la portoghese Fabrica Portugal. Dunque, Vittorio Merloni rappresenta bene il passaggio storico – fra nuovi modelli di impresa e uscita dal ristretto mercato domestico – compreso fra gli anni Settanta e Ottanta.

Il riconoscimento della centralità di quella idea e di quella prassi industriale fu lampante quando, nel 1980, Vittorio Merloni venne nominato presidente di Confindustria. Anche la rappresentanza si era dunque accorta, e aveva tributato il suo riconoscimento, a un imprenditore che non solo aveva contribuito a fare crescere l'azienda fondata dal padre, ma che era anche riuscito a farla portare al centro dei giochi e degli equilibri, del potere e della responsabilità nella nuova Italia di allora.

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