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De Rossi fa in bocca al lupo a Raggi: c’è parecchio lavoro da…

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da casa azzurri

De Rossi fa in bocca al lupo a Raggi: c’è parecchio lavoro da fare a Roma

  • –di Dario Ricci

A volte ha alzato troppo il gomito (la più famigerata a Germania ’06, contro gli Stati Uniti, rimediando un’espulsione che quasi mise fine a un Mondiale poi vittorioso), a volte s’è trovato in fuorigioco, dentro e a bordo campo. Ma davvero Daniele De Rossi banale non lo è mai. Anzi, è uno di quei calciatori che quando te lo ritrovi davanti a un microfono ti impone ancor più attenzione e impegno, perché sai che anche a parole sarà partita vera, senza sconti, e che ogni distrazione o leggerezza verrà soppesata e tenuta in dovuto conto dal tuo interlocutore. Regola confermata dalla chiacchierata a tutto campo fatta dal romanista a Casa Azzurri.

La chicca “Capitan Futuro” (come lo chiama il popolo giallorosso, immaginandolo da sempre erede di fascia e ruolo carismatico di Francesco Totti) la regala alla fine, quando ritrae neanche fosse un ritrattista impegnato sulla sua tela a Piazza Navona le ragioni del successo della penta stellata Virginia Raggi nella corsa la Campidoglio: «Le faccio un in bocca al lupo, al lei e al suo staff, perché il lavoro da fare è parecchio… Roma ha bisogno di una ripartenza rapida, c’è bisogno, e non solo a Roma, di una ventata di ottimismo… ora che vivo nel centro storico, mi rendo ancora meglio conto di quante cose ci siano da fare per far ripartire una città come Roma». E poi l’affondo contro certa stampa romana cui è inviso, magari perché non è uno che a chi non gli va a genio conceda troppo, e non fa niente per nasconderlo. «Certa gente a Roma parla e critica, ma non sa distinguere un pallone da una noce di cocco… altri commentatori come Marocchi di Sky, quando parlano ti fanno innamorare, per la competenza e l’attenzione che dimostrano».

Poi eccolo tornare in campo, a quella sfida con l’Irlanda che lo vedrà tra gli attori non protagonisti, perché meglio preservare gambe e testa per il decisivo ottavo di finale del 27 giugno a Parigi: «Non dovete dire che è una partita inutile - rimprovera i giornalisti presenti - è brutto farlo, per noi è una gara molto importante. Intanto perché ci piace chiudere a punteggio pieno il girone, poi è giusto che tutti si sentano partecipi in prima persona e abbiano le loro soddisfazioni giocando, siamo calciatori dunque anche un po’ egoisti: mi pare corretto». E comunque, aggiunge De Rossi, una stella questa nazionale ce l’ha: Conte. «Non lo volevo dire per non passare per ruffiano: ma il ct rappresenta equilibrio e organizzazione, non sarà bravo a fare le rovesciate, ma lui è davvero un grande vantaggio per noi. Non provo nostalgia a futura memoria per il fatto che se ne andrà, perché è, diciamo così, molto presente con noi». E la difesa, insiste De Rossi, «è la migliore del mondo. È la retroguardia più forte e omogenea con giocatori complementari ed eccezionali anche presi uno per uno». E lui cos’è, un difensore aggiunto? «Io - rivendica - non sono Pirlo né Iniesta ma mi marcano a uomo per 90 minuti. Chissà, mi avranno scambiato per qualcun altro. Cerco di fare il mio, quarto difensore ma anche attaccante aggiunto».

Poi l’ultima battuta, per tornare a parlare della sua città, e di un altro tema che la divide, e che è destinato a farlo ora ancora di più, visto come la pensa in merito la nuova “sindaca”: «Le Olimpiadi del 2024? Da sportivo le vorrei vedere, ma ora c'è una giunta che farà le sue valutazioni e non voglio interferire in queste scelte».

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