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Pensioni, Poletti: Ape varrà anche per statali e autonomi

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il confronto con i sindacati

Pensioni, Poletti: Ape varrà anche per statali e autonomi

L'anticipo pensionistico allo studio del governo (il cosiddetto Ape) varrà per tutti i lavoratori, compresi quindi quelli pubblici e gli autonomi. Lo ha detto il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, al termine dell'incontro di oggi con i sindacati. «L'Ape - ha dichiarato - è una possibilità che avranno tutti i cittadini che hanno i requisiti per poter chiedere l'anticipo». Poletti ha ribadito che si studiano sgravi fiscali per ridurre la rata di competenza del lavoratore che chiederà l'anticipo dell'assegno rispetto all'età per la pensione di vecchiaia. E ha aggiunto: «Abbiamo avviato un buon metodo di lavoro e stiamo facendo passi avanti. Ci sono ovviamente posizioni convergenti e divergenti ma questo è nella natura di ogni confronto».

Nannicini: al lavoro su platea con sgravi agevolati
Il governo ha confermato insomma la volontà di prevedere meccanismi di alleggerimento della rata del prestito pensionistico necessario per poter anticipare l'uscita dal lavoro. È stato anche il sottosegretario alla Presidenza Tommaso Nannicini a esplicitare l'attenzione dell'esecutivo agli sgravi fiscali. «Stiamo lavorando su interventi fiscali che riducano il peso della rata e per definire la platea che sarà fortemente agevolata», ha detto al termine dell’incontro odierno.

Nuovo tavolo di confronti con i sindacati
Il confronto tra governo e sindacati per introdurre elementi di flessibilità nell’età di pensionamento è ripreso oggi pomeriggio al ministero del Lavoro. Quello di oggi era il terzo appuntamento (dopo quello del 24 maggio e del 15 giugno) tra le parti per consentire ai lavoratori un pensionamento anticipato, fino a tre anni. Le prossime riunioni sono già programmate per il 28 (su erogazione degli assegni) e 30 giugno (mercato del lavoro). Il piano messo a punto dal governo punta su uno schema di anticipo con prestito bancario e copertura assicurativa allo studio (Ape).

“Lo schema è che tutti i cittadini con i requisiti previsti possano decidere di aderire all'Ape, anche gli statali e gli autonomi”

Giuliano Poletti, ministro del Lavoro 

Camusso: né passi indietro né passi avanti
Sul confronto tra Governo e sindacati sulle pensioni «oggi non ci sono né passi indietro né passi avanti» ha affermato il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, sottolineando che «maneggiamo cose complicatissime» e, quindi, «non vorremmo partecipare ad annunci di soluzioni». Poi ha aggiunto: «Non abbiamo discusso di Ape, non siamo l'ufficio mutui, l'Ape interessa di piu' il Governo, a noi interessa l'intera piattaforma delle pensioni».

Barbagallo (Uil): confronto prosegue
Il confronto con il governo sulla previdenza «prosegue. Non abbiamo rotto, quindi stiamo lavorando» ha detto il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, al termine dell'incontro tra governo e sindacati sulla previdenza. Oggi si sono approfonditi vari punti della piattaforma come la separazione tra previdenza e assistenza, le ricongiunzioni onerose, gli esodati, i lavoratori precoci e le attività usuranti. «Discutiamo di tutti i punti - ha confermato Barbagallo - l'Ape (l'anticipo pensionistico, ndr) interessa di più il governo».

Cisl: dialogo positivo al tavolo col governo
Feedback positivo anche dalla Cisl. «Il tavolo con il governo continua con un dialogo positivo finalizzato a trovare soluzioni ai problemi strutturali presenti nella normativa previdenziale che creano forte disagio alle persone. Il lavoro va avanti a favore di quanti sono stati penalizzati dalla riforma Fornero» ha dichiarato il segretario confederale della Cisl, Maurizio Petriccioli.

Governo studia l’uscita anticipata
Il Governo riparte dal confronto con i sindacati sulle pensioni per trovare una soluzione il più possibile condivisa. E dalle simulazioni tecniche per valutare rapidamente gli spazi di bilancio utilizzabili per anticipare il taglio strutturale del cuneo sui neo-assunti a tempo indeterminato o una prima sforbiciata alle aliquote Irpef. Il piano messo a punto dal governo punta su uno schema di anticipo con prestito bancario e copertura assicurativa allo studio (Ape). E potrebbe essere accompagnato dall'impegno a estendere gli 80 euro almeno a una fascia dei pensionati, ma probabilmente soltanto dal 2018.

Il ruolo dell’Inps
L'Ape, l'Anticipo pensionistico, passerà obbligatoriamente per l'Inps. Il lavoratore “over 63” intenzionato ad anticipare l'uscita dal lavoro non dovrà recarsi in banca per ottenere il “prestito” ma dovrà interloquire con l'ente previdenziale. Che dovrà anzitutto certificare la sua situazione previdenziale, a partire dal montante contributivo, privo dei contributi relativi agli anni di anticipo (da 1 a 3). A quel punto l'Inps con il soggetto finanziario, probabilmente previsto da un'apposita convenzione, perfezionerà l'operazione di “prestito”.

Che anche sulla base delle valutazioni dello stesso ente previdenziale potrebbe essere integrato (d'intesa con il lavoratore) con altri strumenti, come ad esempio la Rita (Restituzione integrativa temporanea anticipata), per ridurre il capitale richiesto. Secondo lo schema abbozzato dalla cabina di regia economica di Palazzo Chigi, guidata dal sottosegretario alla Presidenza, Tommaso Nannicini, ad attribuire l'assegno anticipato al lavoratore dovrebbe essere sempre l'Inps. Il “prestito” dovrà essere rimborsato alla banca, sempre attraverso l'Inps, con rate mensili comprensive di capitale e interessi per un periodo di 20 anni. Proprio la rata rappresenterà implicitamente l'incidenza della penalizzazione rispetto alla “potenziale” pensione di vecchiaia piena. Ad attutirla dovrebbero essere apposite detrazioni fiscali che interverranno per ridurre la decurtazione dell'assegno ai redditi più bassi.

La decurtazione si dovrebbe azzerare o ridurre al minimo per una particolare fascia di lavoratori a basso reddito: disoccupati senza speranza di ritrovare un impiego, lavoratori impiegati in lavori pesanti e anche per soggetti coinvolti in lavoro di cura familiare. In questi casi la detrazione fiscale non solo dovrebbe compensare l'intero importo della rata ma anche coprire una fetta del “capitale”. Le detrazioni dovrebbero ridursi di molto e addirittura scomparire nei casi “uscita volontaria” dal lavoro da soggetti con reddito elevato, per i quali il taglio dell'assegno potrebbe arrivare anche al 15 per cento.

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