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La tanta voglia d’Italia dei cugini transalpini

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diario azzurro

La tanta voglia d’Italia dei cugini transalpini

Sarà stato il vino, fresco e morbido, l’ideale a spegnere la calura del giorno; saranno stati gli squisiti molluschi e crostacei, carichi di sapori e profumi che del resto il vento che soffia dal vicino Mediterraneo, ci aveva già anticipato nei giorni scorsi; sarà stata la splendida ospitalità dei viticoltori della “Maison des Vins du Linguadoc”, che in una tiepida serata d’inizio estate c'hanno aperto le loro case, le loro cantine e (soprattutto), le loro… bottiglie! Fatto sta che l’altra sera, alla Mas de Saporta di Lattes, a pochi minuti da Montpellier e da Casa Azzurri, davvero non c'era traccia della secolare rivalità tra Italia e Francia.

Brindisi, abbracci e danze, spiedini e libagioni, e l’immancabile calcio, ovvio, stavolta però non a dividere, ma a unire due storiche rivali.
C’è infatti un sano desiderio d’Italia nel tifo transalpino che con l’arrivo ormai imminente di luglio prova a sognare di riconquistare (ancora una volta in casa, come già avvenuto nel 1984) il titolo europeo. Sì, perché se i vichinghi islandesi saranno d’accordo, in semifinale i Bleus di Deschamps troveranno proprio la vincente del quarto di finale di Bordeaux, tra Italia e Germania.

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«Ci vediamo in finale allora! Francia contro Italia!!», mi augura un signore già rubizzo allungandomi l’ennesimo bicchiere di rosé: difficile dire se a condizionarne il pronostico irrealizzabile sia più l’incomprensibilità di fondo di questo folle torneo, o il dolce aroma del rubino d’uva che stringe delicatamente tra le mani. «A breve rifornirò con le mie ostriche uno dei principali ristoranti di Roma: viva l’Italia!!», mi dice un pescatore che già ha abbondantemente rifornito il mio piatto, forse intuendo dall’accento le mie origini capitoline.

«Peccato poterci scontrare solamente in semifinale, perché Francia e Italia meriterebbero di giocarsi la coppa a St.Denis!», sottolinea, mentre io intanto penso ai fortunati avventori di quel ristorante, che a breve si ritroveranno nei piatti quelle stesse ostriche che continuo a gustare senza soluzione di continuità.

Dalle comuni libagioni, ai condivisi ricordi calcistici il passo è breve e inevitabile: «Io sono francese con un nonno italiano, come Platini!!», racconta divertito Jerome, stappando un’altra bottiglia, e se il ricordo che evoca al cuore juventino del suo interlocutore è dolce, più amaro è invece il rimembrare quel che Roi Michel fece ad Azzurra nel 1986, quando a Città del Messico strapazzò l’ultima Italia firmata Enzo Bearzot.

“Io sono francese con un nonno italiano, come Platini”

Jerome 

Incroci e intrecci della memoria che uniscono destini e culture calcistiche, e che si avviluppano come un reticolato di filo spinato lungo il confine est: da lì arrivano stavolta i panzer del football, come un secolo fa arrivarono marciando i fanti del Kaiser, già allora desiderosi di arrivare in quella Parigi che trent'anni dopo venne invece sbranata dalle svastiche hitleriane. Per carità. Qui di solo calcio stiamo parlando, ma è che se, a cento anni dalla battaglia apicale di Verdun, decisiva per le sorti della Grande Guerra e abbondantemente celebrata in queste settimane dai vertici politici e dalla società civile transalpina, anche su quel rettangolo di erba e gesso si volesse porre un argine alla pur pacifica avanzata delle truppe teutoniche, desiderose di imporre la propria bandiera all'Europa del calcio, dopo averlo fatto con il mondo intero. E allora ben venga un altro brindisi, con l'augurio più sincero: «Ci si vede a Marsiglia, per la semifinale!». Allez les Bleus, allez les …Azzurri!!

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