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Serena e Venus, le Ladies di Wimbledon meritano un inchino

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TACCUINO DA WIMBLEDON

Serena e Venus, le Ladies di Wimbledon meritano un inchino

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WIMBLEDON - Ci sono due Ladies' Days, le giornate riservate alle signore, nel calendario della season, la stagione che in Inghilterra mescola sport e mondanità fra l'effimera primavera e l'incerta estate. Il primo è a Royal Ascot, la settimana più importante per le corse dei cavalli, ma i protagonisti sono, appunto, i cavalli, e le signore si distinguono più che altro per gli assurdi cappellini. A Wimbledon, le signore sono al centro della scena, sul Centre Court e sul campo numero 1, nel martedì della seconda settimana del torneo, a loro dedicato, pioggia permettendo. In questa giornata i maschi si riposano e le signore giocano tutti e quattro i quarti di finale del singolare.

Da quasi vent'anni, le ladies di Wimbledon sono le sorelle Williams, le ex ragazze di Compton, un sobborgo di Los Angeles così malfamato che, narra la leggenda, dovevano evitare le pallottole vaganti delle sparatorie fra gang rivali mentre si allenavano su campi disastrati sotto l'occhio vigile del padre-padrone Richard. Il contrasto non potrebbe essere più stridente con gli immacolati prati dell'All England Club, che le sorelle Williams hanno trasformato in casa loro.

La prima a riaffermare la sua sovranità sul territorio di Church Road è stata la maggiore, Venus, a 36 anni la tennista più vecchia ad avanzare fino ai quarti dai tempi di Martina Navratilova. Venus, che qui ha messo piede per la prima volta addirittura nel 1997, e che poi ha vinto cinque volte, l'ultima delle quali contro sua sorella Serena nel 2008, e in altre tre occasioni è arrivata in finale, sempre contro la sorella, in quegli strani incontri che per un pezzo si diceva fossero pilotati da Papà Richard. Dopo un blackout che durava ormai da tempo, anche a causa di malanni di origine diversa (il più recente quarto di finale a Wimbledon risale al 2010), sembra avere ritrovato se stessa. Nel suo quarto di finale, ha messo sotto con grande facilità la kazaka Yaroslava Shvedova (7-6, 6-2), forse intimidita, lei numero 96 del mondo dall'occasione e dal pedigree dell'avversaria, che comunque sembra aver ritrovato il piacer di giocare a tennis smarrito da anni. In semifinale, Venus dovrà vedersela con la tedesca Angelique Kerber, che si è liberata di Simona Halep, nella sagra dei break e contro-break. Kerber quest'anno ha già al suo attivo l'Open di Australia, avendo battuto in finale proprio Serena. È lei oggi il vero ostacolo alla riaffermazione del dominio Williams.

Serena, che di anni ne ha 34, ma resta la numero uno del mondo, è troppa roba per la povera russa Anastasia Pavlyuchenkova, che ha liquidato con un doppio 6-4, finendo con un ace. Difficile pronosticare una sorte diversa per la connazionale Elena Vesnina, che la minore delle sorelle Williams affronta giovedì in semifinale. Vesnina ha battuto Dominika Cibulkova, che era così poco convinta di fare tanta strada a Wimbledon da aver già fissato per sabato prossimo, giorno della finale femminile, la data del proprio matrimonio. Ora può concentrarsi sugli ultimi preparativi delle nozze.

Come si usa dire, solo Serena può battere Serena. È più facile ricordare oggi che i Championships li ha già vinti sei volte, compreso l'anno scorso, che non il suo esordio a Wimbledon contro l'italiana Laura Golarsa nel 1998. Un'altra italiana, Roberta Vinci, le ha annichilito l'anno scorso allo Us Open il sogno del Grande Slam. Di tornei dello Slam ne ha già vinti 21. Con un successo nella finale di sabato, raggiungerebbe Steffi Graf. Dopo il suo match, sembrava contenta soprattutto della vittoria della sorella. Il tennis visto in campo non sarà stato della miglior qualità, ma le Ladies di Wimbledon meritano un inchino.

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