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Referendum, appello trasversale per spacchettamento: mancano le firme

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Referendum, appello trasversale per spacchettamento: mancano le firme

La conferenza stampa per lo “spacchettamento” del referendum costituzionale
La conferenza stampa per lo “spacchettamento” del referendum costituzionale

Ore contate per l’ipotesi spacchettamento del referendum sulla riforma costituzionale. Il Comitato per la libertà di Voto, promotore della richiesta di 'spacchettamento' del quesito referendario, non ha raggiunto la raccolta di firme necessarie per portare la richiesta in Cassazione: resta tuttavia la possibilità di raccogliere le firme dei parlamentari che hanno tempo ancora fino a domani alle 19 per farlo. Per far arrivare la proposta in Cassazione serve la sottoscrizione di 126 deputati o di 65 senatori, ma al momento le firme raccolte sono ancora una quarantina a Montecitorio e poche altre al Senato. Per questo i parlamentari che hanno presentato e sottoscritto la proposta di spacchettamento dei quesiti referendari e il Comitato per la Libertà di Voto hanno lanciato un appello per una «mobilitazione straordinaria».

Appello “trasversale” per spacchettamento
«Questa è una battaglia per garantire lo stato di diritto e la certezza della conoscenza» ha affermato il gruppo, trasversale di parlamentari che ha avviato la raccolta firme in Parlamento: sono i deputati di Scelta civica Adriana Galgano e Pier Paolo Vargiu, Mara Mucci e Aris Prodani del Misto, Paola Binetti di Ap e, al Senato, Luis Orellana del gruppo Autonomie. «Obiettivamente siamo distanti dalla raccolta richiesta, serve la mobilitazione di tutti, di quelli che hanno votato Si e di quelli che hanno votato No» ha affermato il segretario dei Radicali italiani, Riccardo Magi, promotore del Comitato per la Libertà di Voto assieme a Fulco Lanchester, ordinario di diritto costituzionale a La Sapienza. «Manca di coerenza chi dice di voler evitare un plebiscito e poi non firma lo spacchettamento» ha proseguito Magi che ha parlato di una «schizofrenia che riguarda soprattutto il Pd». Ma nel mirino dei sostenitori dello spacchettamento c'è anche e soprattutto l’opposizione: «Nessun parlamentare del M5S né di Sinistra Italiana ha firmato: come mai questi colleghi che erano favorevoli allo spacchettamento ora non firmano più?» si è chiesta la ex M5s Mara Mucci.

La bocciatura di Renzi
L’ipotesi spacchettamento sembra perdere quota di ora in ora, dopo la stroncatura del premier Renzi, che lunedì al Corriere.it ha detto che «non sta in piedi», bocciando la tentazione di un referendum «à la carte». Il “non placet” del governo nelle persone del premier e della ministra per le Riforme Maria Elena Boschi (che nell’incontro con il radicale Magi ha ribadito che il governo non si farà «promotore» dell’iniziativa), unito al no dei capigruppo del Pd Luigi Zanda ed Ettore Rosato («i nostri parlamentari non firmeranno») e al no di Forza Italia e del Movimento 5 stelle, hanno fatto naufragare l’ipotesi spacchettamento, a meno di sorprese dell'ultima ora.

Che Renzi fosse contrario si sapeva, sebbene lui stesso nei giorni scorsi, dopo l'incontro al Quirinale con Sergio Mattarella, aveva lasciato intendere una non chiusura («su questo decidono le Corti, di Cassazione e in caso di ricorso la Consulta»). L’obiettivo resta quello di arrivare il più serenamente possibile al referendum - che sarà celebrato probabilmente il 6 novembre per evitare il ponte del 30 ottobre, come ha detto lo stesso Renzi ieri - non mettendosi contro parti della stessa maggioranza. Anche per questo il cambio di strategia di Renzi continua: niente più riferimenti al post-referendum del tipo «se perdo lascio la politica», niente accostamenti catastrofici con la Brexit. Quella che si prepara è una campagna tutta sul merito, spiegando i vantaggi di una riforma che «riduce la politica e i suoi costi» e che per questo, secondo Renzi, «sarà votata anche da molti elettori del Movimento 5 stelle e della Lega anche se non dai loro parlamentari».

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