È un Tour davvero anomalo quello che si corre quest’anno capace di smentire le più consolidate tradizioni. La riprova è arrivata ieri quando a 12 chilometri dal traguardo di una tappa senza insidie altimetriche è scattata la maglia gialla Chris Froome seguita dal campione del mondo Peter Sagan e dal polacco Maciej Bodnar: un fatto davvero inusuale. Il terzetto è riuscito a mantenere un leggero vantaggio (6 secondi a fine corsa) sul gruppo dei migliori. Nella volata a tre nessuna difficoltà a vincere per Sagan, più veloce degli altri due compagni di fuga, ma il secondo posto ha garantito a Froome, oltre ai 6 secondi di distacco, altri 6 di abbuono che portano a 28 secondi il vantaggio sul secondo in classifica generale l’inglese Adam Yates e a 35 secondi nei confronti di Nairo Quintana, al quarto posto. Piccoli, ma importanti segnali della forza di Froome.
L’esito della tappa ha smentito le mie previsioni su una volata di gruppo. Va però detto che la giornata è stata disturbata dal forte vento che nella parte finale ha avuto un ruolo decisivo. Le squadre dei velocisti si sono lasciate sorprendere dall’inaspettato affondo dei battistrada e qualche big è rimasto un po’ attardato; a farne le spese Joaquin Rodriguez in ritardo di poco più di un minuto. Abbiamo detto di uno svolgimento abbastanza “strano” rispetto al passato ma che contribuisce a rendere ancora più appassionante la corsa.
Oggi una delle tappe “regina” del Tour de France con l’arrivo al Mont Ventoux. Il traguardo, a causa delle condizioni meteo (ieri il vento soffiava a oltre 100 chilometri all’ora e la temperatura era scesa a 6 gradi), è stato spostato a sei chilometri dalla vetta allo Chalet Reynard. Una decisione dettata da ragioni di sicurezza.
Il “taglio” degli ultimi sei chilometri non toglie fascino alla scalata anche perché la parte più dura è quella nel bosco prima di arrivare allo Chalet Reynard. Da cicloamatore ricordo ancora, quando ho scalato il Mont Ventoux, le terribili pendenze dei lunghi tratti rettilinei del bosco con poche curve di raccordo tra un rettilineo e tra l’altro: pendenze che non permettono di respirare. Anche con sei chilometri in meno da scalare ci sono tutte le condizioni per fare una selezione e rivedere i distacchi, finora molti ristretti, tra i big. La strada scavata nella “famosa” pietraia, che oggi non sarà percorsa, sale più lentamente rispetto al tratto che porta al traguardo dello Chalet Reynard. Tappa più corta, lo spettacolo sarà comunque assicurato.
© Riproduzione riservata