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Bankitalia: Pil Italia 2016 sotto 1% con effetti Brexit

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lo scenario

Bankitalia: Pil Italia 2016 sotto 1% con effetti Brexit

L’effetto Brexit sull’economia italiana potrà essere «non trascurabile» anche se «limitato» sul Pil e portare ad un rallentamento dell’economia, con una crescita che «potrebbe collocarsi poco sotto l'1 per cento quest'anno e attorno all'1 il prossimo (era attesa all’1,2%, ndr)». È la stima aggiornata della Banca d'Italia nel Bollettino Economico che segue la valutazione della scorsa settimana del Governatore Ignazio Visco. L'ipotesi si basa «su un forte calo dell'attività del Regno Unito che potrebbe trasmettersi nel nostro paese attraverso l'interscambio commerciale o una revisione dei piani di investimento delle imprese attive sul mercato britannico». In Italia dunque «la ripresa prosegue a ritmi a più moderati». Non è la prima stima al ribasso. Anche il Centro studi di Confindustria ha recentemente rivisto all’ingiù la crescita dell’Italia nel 2016 (+0,8% rispetto al +1,4%) in seguito alla Brexit. Del resto la stessa Bankitalia, già il6 giugno, prima della Brexit, aveva abbassato le stime di crescita del Pil nel 2016 (da +1,5% a +1,1%).

Bankitalia stima rallentamento nel II trimestre 2016 Questo anche considerando le informazioni sul secondo trimestre che parlano di un aumento inferiore a quello dei tre mesi precedenti. Il Pil dopo una crescita dello 0,3% nel primo trimestre, si legge, «secondo nostre valutazioni nei mesi primaverili avrebbe lievemente rallentato». Il clima di fiducia di famiglie e imprese, gli indicatori sul commercio estero e sui consumi, i flussi di traffico delle merci e i consumi elettrici: questi gli indicatori che la Banca d'Italia cita alla base della sua valutazione sul secondo trimestre, ricordando che la crescita archiviata nel primo trimestre 2016 rappresenta «il quinto trimestre consecutivo» con il segno più, ma «si colloca ancora 8,5 punti percentuali al di sotto del picco ciclico raggiunto all'inizio del 2008 (era inferiore di quasi 10 punti alla fine del 2014)».

Effetti Brexit su Italia inferiori ad altri paesi
Certo, come ripetono gli esperti di Via Nazionale, le conseguenze della Brexit sono ancora ipotetiche e per il nostro paese comunque inferiori rispetto a quelle di altri dell'area euro visto che la Gran Bretagna non è il nostro principale
partner. Tuttavia «sono notevolmente aumentati i rischi derivanti da un'estensione delle tensioni finanziarie e bancarie o da un calo della fiducia».

Migliora occupazione anche dopo taglio incentivi
Segnali positivi si vedono sul flusso dei nuovi crediti deteriorati sul totale dei finanziamenti che è ulteriormente diminuito; per i gruppi bancari la quota dei crediti deteriorati sul totale dei finanziamenti si è contratta rispetto al trimestre precedente (sia al lordo, sia al netto delle rettifiche). E buone notizie arrivano dal fronte occupazione. Nonostante un rallentamento rispetto all'anno precedente, quando erano applicati in misura piena gli sgravi contributivi sulle nuove assunzioni, Bankitalia evidenzia nel Bollettino che «la tendenza all'aumento del numero di occupati è continuata nel primo trimestre dell'anno». Non solo. «Il tasso di disoccupazione complessivo è rimasto stabile, per effetto della maggiore partecipazione al mercato del lavoro». Tuttavia è ulteriormente diminuita la disoccupazione tra i giovani».

«Norme Ue permettono intervento preventivo Stato» Sul fronte bancario, con la trattativa in corso tra Roma e Bruxelles per mettere in sicurezza i bilanci degli istituti di credito più appesantiti dalla mole di crediti deteriorati, a partire dal Monte dei Paschi, Bankitalia puntualizza che le norme comunitarie «prevedono con riferimento ai risultati delle prove di stress, la possibilità di interventi» dello Stato «precauzionali di ricapitalizzazione nel settore bancario per evitare gravi perturbazioni dell'economia e per preservare la stabilità finanziaria».

Via Nazionale ricorda inoltre come il governo abbia «notificato alla Commissione europea, che l’ha approvata, l'intenzione di concedere, entro quest'anno e solo qualora ve ne sia la necessità, la garanzia dello Stato a passività bancarie di nuova emissione, remunerata a condizioni di mercato e nel rispetto della disciplina sugli aiuti di Stato».

A maggio il debito pubblico sale a a 2.241 miliardi
Intanto il debito sale. Nel bollettino economico trimestrale diffuso oggi Bankitalia ha evidenziato inoltre che a maggio il debito delle amministrazioni pubbliche si è attestato a 2.241,8 miliardi, in aumento di 10,9 miliardi rispetto al mese precedente. In aumento del 4,2% anche le entrate tributarie, che a maggio hanno raggiunto quota 33,8 miliardi.

Secondo Bankitalia, l'incremento del debito pubblico è dovuto all’aumento delle disponibilità liquide del Tesoro (8,0 miliardi, a 72,7 miliardi alla fine di maggio 2016), al fabbisogno del mese (2,1 miliardi) e all'effetto complessivo degli scarti e dei premi di emissione, della rivalutazione dei titoli indicizzati all'inflazione e del deprezzamento dell'euro (0,8 miliardi).
Con riferimento ai sottosettori, il debito delle amministrazioni centrali è aumentato di 10,5 miliardi e quello delle amministrazioni locali di 0,4 miliardi, mentre il debito degli Enti di previdenza è rimasto sostanzialmente invariato.

Fisco, in 5 mesi entrate tributarie a +4,2%
A maggio le entrate tributarie contabilizzate nel bilancio dello Stato sono state pari a 33,8 miliardi (31,0 miliardi nello stesso mese del 2015). Nei primi cinque mesi del 2016 le entrate tributarie sono state complessivamente pari a 152,3 miliardi, in aumento del 4,2 per cento rispetto a quelle relative allo stesso periodo dell'anno precedente. Al netto di alcune disomogeneità contabili e temporali (riguardanti principalmente l'Irpef, l'Iva, l'imposta di bollo virtuale il canone Rai) - osserva Via Nazionale - si può stimare che la crescita sia stata significativamente inferiore.

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