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Brexit, Renzi: «Basta melina, Ue non sia ostaggio di…

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Brexit, Renzi: «Basta melina, Ue non sia ostaggio di Londra»

«L'Ue deve considerare la Brexit come una gigantesca sveglia, è inutile prendere questo dibattito ed allungarlo su procedure sull'articolo 50 (previsto dal Trattato di Lisbona, fissa la procedura per lasciare volontariamente l'Unione, ndr) o altre forme di natura burocratica». Così il premier Matteo Renzi nel suo intervento all'assemblea Pd convocata questa mattina a Roma sul tema “Quale Europa nel mondo che cambia”. L'addio di Londra «è un fatto politico», ha sottolineato il premier-segretario, «e noi non consentiremo all' Ue di essere ostaggio della politica inglese come è stato». Quindi l'invito ai parlamentari italiani a «far sentire alta la voce perché non è possibile continuare con la melina».

A fine agosto vertice a Ventotene Hollande-Merkel-Hollande
L'agenda dei prossimi mesi, ha insistito Renzi dopo aver annunciato per la fine di agosto un vertice a tre con Angela Merkel e Francois Hollande ospiti dell'Italia a Ventotene, vede «una straordinaria opportunità» per il nostro Paese che nel marzo del 2017 l'Italia avrà la regia degli appuntamenti per i sessant'anni del trattato di Roma: «O utilizziamo questa occasione per definire la linea strategica dell'Europa, oppure ci sottomettiamo alla dittatura dell'istante». Il messaggio politico recapitato dalla Brexit a Bruxelles è chiaro, ha poi ribadito Renzi, invitando l'Europa nelle prossime settimane «a riflettere su cosa vuole fare da grande», costruendo da qui al 2017 «un'alternativa al modello europeo per come ha funzionato fino ad oggi, oppure avrà perso l'Europa».

No ad accordo su immigrazione se Turchia «incarcera il suo futuro»
Tra i punti all’ordine del giorno dell’agenda politica europea c’è anche la trattativa in corso con la Turchia sulla liberalizzazione dei visti per i cittadini verso i Paesi Ue, uno degli effetti dell’accordo con Ankara sul trattenimenti dei profughi siriani. Un negoziato ora messo in forse dalla reazione del premier Erdogan al tentativo di colpo di Stato dei giorni scorsi. «Noi diciamo con forza al governo turco che, proprio per la storia dell'Italia che ha visto sia Prodi sia Berlusconi in un rapporto stretto con la Turchia, che mettere in carcere professori e giornalisti non sta mettendo in carcere persone ma il suo futuro», ha spiegato Renzi, mettendo in chiaro che «non c'è alcun accordo sui migranti che possa giocarsi sulla pelle dei diritti umani».

Senza flessibilità «Italia avrebbe pagato 30 mld in piu’»
Nel suo intervento davanti allassemblea del partito Renzi è tornato a rivendicare il successo della strategia italiana sul fronte della flessibilità dei vincoli di bilancio oggetto di un lungo confronto con le autorità di Bruxelles. «Se non ci fosse stata la flessibilità e quindi si fosse applicato il fiscal compact, così com'era stato inopinatamente votato, avremmo avuto 30 miliardi di euro in più da pagare, sull'altare dell'austerity», ha spiegato il presidente del Consiglio , difendendo il risultato «non scontato» delle trattative con la commissione Ue: «Se non ci fosse stato il 41% alle europee, senza la forza del Pd non ci sarebbe stata la flessibilità», ha sottolineato ricordando i suoi primi approcci nella politica europea.

Candidatura Trump: «In Usa in corso derby tra paura e coraggio»
Un altro passaggio Renzi lo ha invece dedicato alla candidatura del magnate Donald Trump come prossimo candidato alle presidenziali Usa per il partito repubblicano. «Noi rispetteremo il voto libero e democratico della più grande democrazia universale e collaboreremo con chiunque ma in questa sede noi possiamo dire oggi qui che ciò che sta avvenendo negli Usa è il simbolo di quello che probabilmente avverrà nei prossimi anni in tutti il mondo. La politica americana ti ha sempre fatto vedere prima ciò che accadrà 5 o 10 anni dopo nel mondo». La vittoria del populista Trump segnerebbe la «prevalenza della rabbia sulla speranza e la nostra risposta non può essere morale o moralista, se c'è una cosa peggiore di strumentalizzare la paura è sottovalutarla. Dobbiamo avere il coraggio di trovare una terza via tra chi vorrebbe evitare di parlare di paura e chi vuol giocare tutte le sue carte su quello». Negli Stati uniti, ha poi concluso, «è in corso un derby tra paura e coraggio» e la nostra risposta «non può essere morale, o moralistica “così non si fa”. Peggio che strumentalizzare la paura è sottovalutare la paura. La paura c'è, di non avere lavoro, del terrorismo... Va sconfitta con una visione basata sulle idee, sul coraggio, sulla politica».

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