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Froome trionfa al Tour, troppo forti lui e la squadra. Le pagelle

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Froome trionfa al Tour, troppo forti lui e la squadra. Le pagelle

L’arrivo del Team Sky e della maglia gialla Christopher Froome (Epa)
L’arrivo del Team Sky e della maglia gialla Christopher Froome (Epa)

Au revoir caro vecchio Tour de France. Una cartolina da Parigi con lo sprint vincente sui Campi Elisi del tedesco André Greipel e l'incoronazione di Chris Froome, 31 anni, capitano del Super Team Sky, per la terza volta in quattro anni sul trono della Grande Boucle. Una vittoria senza sbavature, a parte la rocambolesca caduta del Mont Ventoux e quella senza conseguenze del Monte Bianco. Troppo forte lui, troppo forte Sky con sei gregari al suo servizio che dovunque sarebbero capitani. Certo, il Tour ne ha sofferto. Troppo bloccato. Ma non è la prima volta. Miguel Indurain, negli anni Novanta, lo ha bloccato per un lustro. E Lance Armstrong? Lasciamo perdere, stiamo al presente.

Sotto di un gradino, Romain Bardet, 25 anni, da Clermont Ferrand. È il nuovo che avanza del ciclismo francese, finalmente in primo piano dopo anni di opaca marginalità. È un bel tipo, questo Bardet. Laureato in legge, appassionato di vini rossi, oltre ad essere un ottimo scalatore è un corridore che ama l'azzardo come ha dimostrato vincendo la tappa del Bianco dopo l'attacco nella discesa di Domancy.

Infine, la faccia triste di Nairo Quintana. Qualche ragione per essere deluso il colombiano ce l'ha. Avrebbe dovuto essere l'alternativa a Froome, dopo due secondi posti. E invece scende al terzo. Fa trenta e mai trentuno. Un passo indietro anche se siamo sempre alla Grande Boucle.

Suona l'inno britannico, quello tedesco e la Marsigliese, con l'Arco di Trionfo sullo sfondo. Commozione e allegria sono misurati dalla prudenza per le ferite ancora aperte di un Paese che sa di essere nel mirino e non vuole farsi di nuovo sorprendere. Il Tour è la terza manifestazione sportiva del mondo dopo le Olimpiadi e i mondiali di calcio. Una festa mobile, ma anche un facile bersaglio.

E alle Olimpiadi Rio, che sia aprono il prossimo 5 agosto, molti stanno già pensando. Ci pensa Froome, che vuole battere il ferro finchè è caldo, ma ci pensano anche i francesi e gli spagnoli con due squadre che fanno paura. E ci pensano anche gli Italiani. In particolare Vincenzo Nibali, finalmente protagonista nell'ultima tappa alpina dopo un Tour al servizio di Fabio Aru, la giovane promessa, un tantino presuntuosa, finita a quasi venti minuti da Froome al 17esimo posto.

Crisi di fame, di testa? Un peccato di gioventù? Probabile, ma intanto il tamburino sardo mastica amaro per capire cosa è successo sulla salita dello Joux Plan. Fare il capitano è una responsabilità pesante. Un pedaggio che a volte si paga senza dover per forza aprire processi a destra e a sinistra. Nibali invece aveva due obiettivi: fare da supporto ad Aru, ed arrivare in forma a Rio. Il secondo obiettivo, dopo una prima parte tribolata, sembra raggiunto ma l'Olimpiadi non sarà una passeggiata. Anche per Vincenzo che si dice ottimista. Dal Tour usciamo male: l'Italia non è tra le otto nazioni che hanno trovato posto tra i primi dieci in classifica. E non abbiamo nemmeno mai vinto una tappa. Il nostro cittì Davide Cassani non dorme tra due guanciali.

Ma ritorniamo a Tour. E diamo le pagelle.

Chris Froome: 9. Non ha sbagliato quasi nulla, cadute a parte. Riesce perfino a sorridere. La squadra è stata un punto di forza, ma il keniano bianco ha colto tutti di sorpresa attaccando nella discesa di Peyresourde. Un bel colpo. Al posto che in salita, suo terreno preferito, ha vinto dove nessuno lo aspettava

Peter Sagan: 8. È il vero personaggio di questo Tour de France. Istrione, fuoriclasse, uomo-squadra. Indossa la maglia gialla, Vince tre tappe e porta per la quinta volta consecutiva la maglia verde a Parigi dove per un soffio non strappa lo sprint anche a Greipel. In più aiuta anche Majka a vincere la classifica scalatori. Talento assoluto. Dimenticavamo: è anche campione del Mondo.

Mark Cavendish: 8. Un ottimo tour per lo sprinter di sua maestà britannica. Con 4 successi porta a 30 il suo totale di vittorie alla Grande Boucle. Solo Eddy Merkcx ne ha vinte di più (34). Ogni paragone con Merckx però finisce qui. Cavendish è un ottimo sprinter, il grande Eddy invece è stato il più forte corridore della storia del ciclismo.

Romain Bardet: 7,5. Ne abbiamo già parlato in apertura. Per il francese un secondo posto meritatissimo che lo proietta nel futuro

Jon Izaguirre: 7.5. Un'altra sorpresa d questo Tour. Il basco della Movistar, 27 anni, sorprende tutti (anche Nibali) nella discesa dello Joux Plane. Scende senza paura facendo il vuoto dietro di seè. Ottimo crono man, aveva vinto una tappa anche a Falzes nel Giro del 2012.

Jarlinson Pantano: 7. Questo colombiano fa dimenticare lo scarsa incisività di Quintana. Pantano, 27 anni, residente a Palma di Maiorca, in tutte le fughe è sempre protagonista. Vince a Culoz esibendo il suo contagioso sorriso da sudamericano allegro. Fantastico quando sotto la grandine di Andorra Arcalis si fa prestare l'ombrello da un tifoso.

Nairo Quintana: 6. D'accordo, è pur sempre terzo. Ma non andare avanti è come tornare indietro. Per il colombiano un Tour opaco, senza guizzi. Non era al massimo. In più ha sofferto, senza inventare nulla, la super potenza di Sky.
Vincenzo Nibali : 6. Tre settimane di oscuro lavoro al servizio di Fabio Aru e un guizzo nell'ultima tappa alpina. Forse avrebbe potuta vincerla se non avesse tirato i freni nella scivolosa discesa dello Joux Plane. Una nostra opinione? Ha fatto bene. Non si rischiano il collo (e soprattutto le Olimpiadi) per una incerta vittoria di tappa.

Fabio Aru: 5. Forse, dopo il tracollo sulle Alpi, merita anche quattro. Ma non è giusto infierire. Può succedere quando si portano i gradi di capitano per la primavolta al Tour. Una legnata che gli farà bene. Quanto all'Astana, qualche problema di gestione c'è stato. Però era anche giusto scommettere su un giovane.

Tour de France: 5. Qualche scricchiolio nella grande macchina organizzativa del Tour si è notato. Troppe moto, troppo tifosi che con le loro mattanze danno fastidio ai corridori. Soprattutto in salita. Tra selfie a manetta , gente nuda che corre, ubriachi che fanno i pagliacci per esibirsi in mondovisione, viene da chiedersi se qualcosa (non solo al Tour) bisogna rivedere “nel grande abbraccio del pubblico del ciclismo”.

Poi c'è stato l'episodio del Mont Ventoux, dove Froome, dopo la caduta provocata dalle moto e dal pubblico, ha dovuto tagliare il traguardo a piedi. Un incidente, d'accordo. A parte la comicità, la maglia gialla però ha rischiato di perdere il Tour.

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