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Referendum, Cassazione pronta al via libera

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riforme costituzionali

Referendum, Cassazione pronta al via libera

La Cassazione stinge i tempi per la verifica delle firme presentate dal Comitato per il Sì al referendum sulle riforme costituzionali. In anticipo rispetto al termine previsto, fissato per il 15agosto, l'ufficio elettorale centrale della Suprema Corte sarebbe in procinto di dare il via libera, lunedì o al massimo martedì prossimo, all'ordinanza che ammette (o respinge, ma l’ipotesi è assolutamente residuale) la consultazione referendaria d'autunno sul ddl Boschi, sia per quanto riguarda la validità delle firme (sarebbero valide 550mila firme sulle 580mila raccolte dal comitato) che sull’ammissibilità del quesito unico.

Sul tavolo l’ipotesi di votare tra novembre e dicembre
Una volta ufficiale, il capo dello Stato avrà 60 gioni di tempo per procedere alla promulgazione, su proposta del Consiglio dei ministri, di un decreto del Presidente della Repubblica con la data delle urne referendarie. In base alla legge, questa dovrà esssere una domenica, posta tra il 5o° e il 70° giorno successivo al Dpr di indizione del referendum. Tra le date più accreditate, quelle del 13 o del 20 novembre, anche se in molti scommettono sull’11 dicembre.

Cociancich (Comitati Sì): notizia positiva, ora tempi congrui per dibattito
«Una notizia molto positiva, che conferma la serietà del lavoro del Comitato “Basta un sì” e che consente di far sì che il dibattito sulle riforme non rimanga circoscritto a livello parlamentare ma diventi un dibattito tra cittadini». Roberto Cociancich, coordinatore renziano del Comitato promotore, commenta positivamente il probabile ok della Cassazione al referendum. Dopo la Cassazione, la parola passa al Quirinale e al Governo, cui spetta concertare la data della consultazione, ma Cociancich sottolinea la necessità di «un tempo congruo, adeguato» prima di procedere: «Se sarà fine ottobre o novembre vedremo, ma è importante parlare con i cittadini e confrontarsi» per «entrare nel merito di una riforma fondamentale».

Il pressing della minoranza Pd per modificare l’Italicum
Oltre che sulla Cassazione, l'attenzione si concentra sul dibattito interno al Pd, che con il passare dei giorni evidenzia una frattura sempre più ampia tra renziani, schierati senza se e senza ma per il Sì al referendum, e la minoranza, che non ha ancora preso una posizione ufficiale ma che ha più volte ribadito di voler legare l'appoggio al premier e al referendum ad una modifica dell'Italicum, la nuova legge elettorale entrata in vigore lo scorso 1° luglio. Non un semplice ritocco, come sarebbe disposto a concedere Renzi, ma modifiche radicali, senza escludere un ritorno al Mattarellum.

«O il Parlamento cambia Italicum o lo cambieremo con i cittadini votando no al #referendone», sintetizza in un post su Twitter Miguel Gotor, senatore della minoranza Dem ed esponente di primo piano dei bersaniani. In questo scenario pesa anche la presa di posizione di dieci parlamentari Pd (7 senatori e 3 deputati) che nei giorni scorsi hanno preso ufficialmente posizione per il “No”, primi tra gli eletti dem a proclamare la loro contrarietà alla riforma.

Rosato: suicidio politico votare no solo per dispetto a Renzi
Per il momento, però, il pressing della minoranza non sembra smuovere lo stato maggiore di Renzi, fermo nella difesa dell’Italicum così com’è. «Nel Pd il diritto al dissenso è garantito, ma non si può chiederci di avere un atteggiamento neutrale sul referendum. Il Pd è schierato per il sì a una riforma voluta, costruita, votata per cambiare in meglio l'architettura istituzionale del Paese», sottolinea il portavoce e vicesegretario del Partito Democratico Lorenzo Guerini, ribadendo che comunque i parlamentari che si schierano per il no non saranno sanzionati. E se il renziano deputato e segretario toscano Dario Parrini parla di «pretestuosità eclatante» delle tesi di una minoranza che si comporta da «partito d'opposizione», il capogruppo dem alla Camera Ettore Rosato definisce un «suicidio politico, solo per fare un dispetto a Renzi, votare no».

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