Va in scena oggi in Campidoglio il contrattacco della sindaca pentastellata Virginia Raggi sul rompicapo rifiuti che sta infiammando l’estate romana. Al consiglio straordinario chiesto dalle opposizioni, Raggi difenderà l’assessora all’Ambiente Paola Muraro, al centro delle polemiche per il suo ruolo di consulente Ama dal 2004 al 2016, puntando su due carte: l’attacco politico contro chi ha governato la città negli ultimi trent’anni e la strategia che intende mettere in campo.
Trapelano i cardini: da un lato l’impegno a stretto giro per ripulire la città entro fine mese, come promesso, dall’altro un progetto di più ampio respiro, che passa per la ristrutturazione della municipalizzata affidata al nuovo amministratore unico Alessandro Solidoro e per un nuovo piano rifiuti.
Da un lato, dunque, il tentativo di riportare ordine nella municipalizzata gravata da oltre 600 milioni di debiti, che conta 7.800 dipendenti, sostiene 250 milioni di costi per esportare l’immondizia e gestisce due impianti per il trattamento meccanico biologico (Tmb) vecchi e insufficienti. Dall’altro un piano rifiuti che si avvarrà del coordinamento politico di Muraro e dell’attuazione tecnica affidata al nuovo direttore generale Ama che sarà nominato nei prossimi giorni: no assoluto a inceneritori, cavallo di battaglia del M5S, largo all’individuazione di aree per nuovi impianti di compostaggio aerobici, verifica dell’effettivo peso della raccolta differenziata a Roma («Sospettiamo che il 42% dichiarato dall’ex presidente Ama Daniele Fortini non sia reale», sostengono dal Movimento), orientamento verso il porta a porta spinto, impianti di riuso e riciclo «con investimenti importanti», sinergia con Acea per potenziare raccolta, smaltimento e impianti, una strada perseguita con tenacia dall’assessore a Bilancio e partecipate Marcello Minenna. Con l’idea, già messa nero su bianco nelle linee programmatiche della sindaca, di far pagare la Tari nella bolletta elettrica o idrica. Obiettivo finale: rendere il conferimento in discarica completamente residuale.
Gli scettici sono molti. Soltanto una settimana fa a Montecitorio il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti ha sostenuto che il Lazio ha bisogno di un inceneritore, di una discarica e di diversi altri impianti. Senza termovalorizzatore, al quale è contrario anche il governatore Nicola Zingaretti, servono «altre soluzioni per chiudere il ciclo dei rifiuti». Da trovare in fretta. Come ha rilevato un’indagine dell’Istituto Demoskopica, a Roma nel 2015 la spesa per garantire il contratto di servizio per lo smaltimento ha raggiunto la cifra record in Italia di 1,5 miliardi: +34,4% rispetto al 2014, 1.121 euro a famiglia.
Dall’opposizione si punta il dito contro i rapporti tra Muraro, gli ex vertici Ama nell’era Alemanno, Franco Panzironi e Giovanni Fiscon (entrambi finiti nel processo Mafia Capitale), e il re delle discariche romane, Manlio Cerroni, cui fa capo anche l’impianto Tmb di Rocca Cencia che nel blitz in Ama Muraro sollecitava Fortini a utilizzare per risolvere l’emergenza. La capogruppo Pd all’assemblea capitolina, Michela Di Biase, si aspetta risposte puntuali alle quattro domande contenute nella sua interrogazione: «Quale ruolo ha avuto l’assessore Muraro prima di assumere l’incarico di giunta rispetto ad Ama. Quali compensi abbia percepito dall’azienda. Se abbia avuto incarichi professionali di qualsivoglia natura con altre aziende pubbliche o private del settore gestione rifiuti. Se esista e quale sia il contenuto del dossier che l’assessore con linguaggio criptico ha minacciato di rendere pubblico».
La linea dei Cinque Stelle è quella della «piena fiducia» a Muraro. Non ci stanno a passare per i responsabili del caos rifiuti, che contestano alla radice. «L’emergenza sembra terminata o non è mai esistita?», ha scritto ieri su Facebook il presidente della commissione Ambiente Daniele Diaco: «Possiamo paragonarla a una macchina del fango creata per sferrare un attacco ad hoc al governo del M5S a Roma». Diaco ha ironizzato sul consiglio odierno, che le opposizioni «fanno contro loro stesse», la «vecchia politica che non ha mai elaborato un progetto per un ciclo virtuoso dei rifiuti».
I Cinque Stelle respingono anche l’accusa di conflitto d’interessi mossa a Muraro da Fratelli d’Italia. «Non c’è, c’è una persona che in un’altra vita era consulente», ha affermato l’assessore comunale all’Urbanistica Paolo Berdini. Che però è stato schietto: se arrivasse un avviso di garanzia «cambierebbe tutto e le dimissioni sarebbero un atto dovuto». Posizione condivisa da molti in casa Cinque Stelle. L’assessora ieri era serena: «C’è di peggio nella vita». E la sindaca ha riunito la giunta per completare lo staff: il suo portavoce, col beneplacito di Grillo e Casaleggio jr (come dispone il codice etico firmato da Raggi e dai consiglieri), sarà Teodoro Fulgione, che arriva dall’Ansa; il capo della segreteria politica sarà Salvatore Romeo, funzionario comunale esperto di controllo delle partecipate. E attivista del M5S da anni.
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