RIO DE JANEIRO - Che peccato, Petra! Nella carabina 50 metri 3 posizioni l'atleta azzurra è rimasta ai piedi del podio per sette centesimi. Al poligono di Deodoro, nella finale per l'oro, dopo le serie in cui si spara in ginocchio e quella in cui si spara distese, Zublasing era quinta e i dieci colpi sparati da in piedi l'avevano portata al secondo posto con 409 punti contro i 409,1 della cinese Du Li. A quel punto è iniziata la roulette dei colpi singoli: a ogni colpo esce l'atleta ultima nella classifica a punti.
Al primo colpo Petra fa 8,7 e rimane terza in classifica, poi centra un 10,8 col quale sale al secondo posto. Ma il terzo colpo è solo 9,2 mentre le sue avversarie viaggiano intorno ai 10. A quel punto, Petra, quarta, esce con un punteggio di 437,7 contro la cinese Binbin Zhang a 438,4. Sette immensi centesimi nei quali ci sono le fatiche, la dedizione di quattro anni di tiro a segno. E, con quei sette centesimi, Petra si sarebbe giocata anche l'oro. In quel momento, lascia la gara e si siede vicino alla sua allenatrice, Gaby Buehlman, che la consola con tante carezze sulle spalle.
Poi, negli ultimi due colpi, se la giocano la cinese Zhang e la tedesca Barbara Engleder che alla fine conquista l'oro per due centesimi: 458,6 a 458,4.
È stata una finale di alto profilo, combattuta centesimo a centesimo: «Ho perso qualche anno di vita – dice a caldo il presidente della federazione Ernfried Obrist - il quarto posto è ottimo ma c'era tutto lo spazio per puntare all'oro, soprattutto dopo il record olimpico ottenuto in qualifica e dopo la rimonta di cui Petra è stata artefice. Peccato per quei due colpi, gli ultimi due su tre, da 8,7 e 9,2; per l'oro sarebbe bastato un 10, uno di quelli che Petra sa centrare. Credo che la Zublasing sia la più forte al mondo in questa disciplina ma la gara la lascia ai piedi del podio. Forse, l'atleta, cosciente della rimonta che ha fatto, ha avuto un calo di tensione ed è arrivato quel 9,2 che l'ha esclusa dagli ultimi due colpi per l'oro».
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