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Dossier Le medaglie di Paltrinieri e Detti non salvano la spedizione azzurra del nuoto

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Dossier | N. 97 articoliOlimpiadi e Paralimpiadi di Rio 2016

Le medaglie di Paltrinieri e Detti non salvano la spedizione azzurra del nuoto

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«Ho sempre voluto l'oro olimpico, ma da quando sono arrivato a Rio, tutto è stato molto faticoso. Proprio per questo sono ancora più felice». Parla di tensione e difficoltà, ma il volto è disteso e si apre in un sorriso largo, compiaciuto, come chi sta vivendo una favola meravigliosa e non ha alcuna intenzione di essere svegliato dal suo sogno d'oro. Gregorio Paltrinieri da Carpi (dove lo hanno seguito in 500, in piena notte, nello schermo montato nella piscina comunale), fa sembrare facile il difficile, cioè vincere un oro olimpico annunciato. Di più. Puntava anche al record del mondo, il carpigiano: «Un po’ dispiace. Volevo il primato mondiale - ha aggiunto - lo ammetto. So di valerlo e prima o poi lo farò. Sono partito forte per scoraggiare i miei avversari, il piano gara era perfetto».

Intanto Gabriele Detti gli si accuccia alle spalle come volesse fargli una sorpresa: ma lo sanno tutti che è lì dietro, come tutto il mondo ha visto che il bronzo è suo, e fa il paio con quello dei 400 sl: «Ma questo è speciale – spiega l'allievo dello zio-tecnico, Stefano Morini – perché se confronto le due emozioni è più bello ritrovarsi a fianco di Greg, perché sono cinque anni che ci alleniamo insieme mattina, pomeriggio e sera! Se ho mai pensato di acciuffare l'argento? Jaeger (americano finito secondo, ndr), me lo ha detto, scherzando prima della premiazione, che io ho l'ultimo “cento” troppo veloce e che non vale! Ma negli ultimi 50 metri stavolta ero morto, morto davvero…».

Gli chiediamo se questo Paltrinieri sia mai raggiungibile:«Difficile dirlo – spiega Detti – ma considerate che io faccio tutte le gare a partire dai 200 sl, Greg è uno specialista, per me è difficile agguantarlo facendo così tante gare». Guai poi a chiedergli se il doppio bronzo olimpico potrebbe mai farlo sentire appagato, al momento di tornare in acqua dopo le meritate vacanze: «Guardami in faccia: ti sembra quella di uno appagato? Direi di no!», dice Gabriele, e noi gli crediamo sulla parola, ci mancherebbe!

Che la spedizione azzurra, a parte la coppia Paltrinieri-Detti, non abbia mantenuto le aspettative, è fuori di dubbio, e onesto è il ct Cesare Butini ad ammetterlo, e altrettanto corretto nell'incontrare la stampa per un bilancio finale prima della medaglia annunciata di Paltrinieri, che avrebbe altrimenti funzionato da scudo protettivo. «Il limite principale dei nostri ragazzi? Sono preda di uno strano atteggiamento, che li porta a sentirsi atleti e nuotatori di “serie B”. Cosa che non è assolutamente vera, perché federazione e club fanno il massimo per agevolarli». E poi c'è l'attitudine, così diversa da quella degli stranieri: «L'olimpiade è una gara difficilissima per tutti, guardate ad esempio le delusioni delle sorelle australiane Campbell, che dovevano spaccare il mondo e invece hanno fallito in più di una occasione. I nostri ragazzi devono imparare a gestire emozioni e momenti difficili, perché solo così si diventa grandi».

E il futuro di Federica Pellegrini? Secondo lei è ancora atleta da podio? «A Federica dobbiamo solo dire grazie per quello che ha fatto e sta facendo. C'è gente – sottolinea il ct – che un quarto posto olimpico se lo sogna. Ripensate ad Atene 2004: tante protagoniste di allora non ci sono più, Federica è rimasta grande da quell'argento fino ad oggi».
E lei, la Divina, che dice? Sembra serena dopo la staffetta 4x100 mista, ma in realtà vive il tormento di una Olimpiade che non le ha permesso di chiudere la carriera come avrebbe voluto: «Non so ancora dirvi cosa farò – dice sincera – perché cuore e testa sono scissi a metà, tra il desiderio di non chiudere così, e la consapevolezza che sarà sempre più difficile lottare contro ragazzine di 18 anni che si migliorano due secondi l'anno… davvero mi serve tempo per riflettere. Mi chiedete se mi vedo utile in altri ruoli? Presto per dirlo, ma di certo quello della mancanza degli occhi di tigre da parte degli atleti non è l'unico problema, né il principale da risolvere». È andata come andata, ma la Divina riesce ancora a graffiare. E se le riesce così bene con le parole, vuoi che non sappia ancora farlo a forza di bracciate?

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