Yulia Stepanova, la mezzofondista che ha denunciato il cosiddetto doping di Stato in Russia, teme per la sua incolumità dopo che un attacco hacker ai computer della Wada (World Anti-Doping Agency) ha rivelato il luogo degli Stati Uniti in cui si trova. Lo riporta il “Moscow Times”. «Se ci accade qualcosa non sarà per un incidente», ha dichiarato l’atleta russa ai giornalisti.
La testimonianza della trentenne Stepanova - a cui non è stato consentito di partecipare ai Giochi di Rio - e quella di suo marito Vitali Stepanov, un ex dirigente dell'Agenzia antidoping russa (Rusada), hanno consentito di svelare la rete di doping sistematico in Russia. I due dopo le rivelazioni sono fuggiti negli Stati Uniti temendo per la loro incolumità.
Secondo il rapporto della Wada, il doping dello sport russo era coperto e favorito dallo Stato: si trattava di un «sistema di falsificazione» dei test ordinato dalle autorità ai massimi livelli politici. Il laboratorio di Sochi in particolare (ma anche quello di Mosca) operò per consentire ad atleti russi dopati di competere ai Giochi invernali del 2014, e tutto sotto indicazione del ministro dello sport di Mosca, con la supervisione dei servizi segreti.
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