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Zanetti: priorità taglio tasse e rinnovo contratti statali

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Zanetti: priorità taglio tasse e rinnovo contratti statali

Il viceministro dell’Economia Enrico Zanetti
Il viceministro dell’Economia Enrico Zanetti

Le priorità del governo sono evitare l’aumento dell’Iva, ridurre le tasse sul lavoro e rinnovare i contratti degli statali, poi, «ma soltanto poi» si può pensare a interventi redistributivi sulle pensioni. Lo ha affermato il viceministro dell'economia, Enrico Zanetti, in un'intervista a La Stampa rinnovando la richiesta a Bruxelles di nuova flessibilità per poter anadare avanti col processo di riforme. «Prima di tutto, vengono le norme per aiutare il Paese a crescere - ha sottolineato Zanetti - e quindi bisogna evitare l’aumento dell'Iva e ridurre la pressione fiscale sul lavoro. Poi bisogna implementare misure di protezione sociale per chi non ha né lavoro né pensione. E, dopo anni di blocco, bisogna rinnovare i contratti del pubblico impiego. Poi, e sottolineo tre volte mi spiace, ma soltanto poi, si può pensare a misure redistributive per rendere più generoso il sistema previdenziale».

Zanetti: priorità rinnovo contratti e taglio tasse
Le risorse per le misure di pensionionamento anticipato «ci saranno, ma difficilmente potranno coprire per intero le aspettative di chi, in modo secondo me discutibile, pone le pensioni al primo posto nella classifica delle priorità» ha proseguito il viceministro che ha avvertito: «Una cifra esatta oggi è difficile da quantificare, ma bisogna avere chiaro un ordine di priorità». Non solo. Il rallentamento della crescita del Pil, «che speriamo venga compensato nel secondo semestre, è un elemento di difficoltà - ha ammesso Zanetti - in un'ottica di manovra espansiva». Per questo, ha aggiunto il viceministro, «serve ancora più determinazione con l'Europa per ottenere tutta la flessibilità possibile». E ha concluso: «Dove sta scritto che la flessibilità debba essere concessa una tantum, visto che il processo di riforma non si ferma?».

Usb: contratto statali e pensioni entrambe priorità
Contro Zannetti si sono schierati, però, senza mezzi termini, i sindacati di base. «Rigettiamo con grande determinazione la contrapposizione artificiosa creata dal sottosegretario Zanetti tra il recupero delle pensioni e il rinnovo dei contratti del pubblico impiego» si legge in una nota dell’esecutivo nazionale Usb pubblico impiego, che parla di «tentativo di scatenare una guerra tra poveri che conferma l'impianto antipopolare di questo Governo».

Si scalda partita rinnovi Pa, sindacati: servono 7 mld In vista della stagione autunnale, la partita del rinnovo contrattuale (il governo ha messo per ora sul piatto 300 milioni), per i circa 3,2 milioni di dipendenti pubblici, bloccato da sette anni, è tornata insomma a scaldarsi. Pur tra la tagliola dell’equilibrio dei conti pubblici e lo spettro della “non crescita”, per un rinnovo triennale servono a regime, secondo i sindacati 7 miliardi di euro. «Questa è la cifra che il Governo deve mettere sul piatto della bilancia, diversamente sarebbe ragionare sul nulla» ha avvertito ieri Nicola Turco, segretario generale Uilpa. D’altra parte i dipendenti pubblici scontano un arretramento salariale che non ha uguali, ha osservato Maurizio Bernava, segretario confederale della Cisl, per il quale «pur con forti differenze tra i vari comparti, ogni lavoratore pubblico ha perso dal 2008 una media di 2.500 euro lordi l'anno, pari a 150 euro netti al mese, circa 220-230 euro lordi. Pari a una media del 13-15% in busta paga. E le notizie sulla frenata del Pil non «possono fare da apripista - sottolinea la Uilpa - a nuove fumate nere sulla disponibilità delle risorse necessarie alla ripresa della contrattazione, perché ciò genererebbe una frattura insanabile, rendendo inevitabile l'apertura di un grave conflitto, che nessuno vuole in quanto dannoso per tutti».

In vista della ripresa del confronto con l’Aran, previsto per la prima decade di settembre, dopo le 'aperture' da parte del governo, i sindacati si aspettano insomma un segnale diverso sul fronte delle risorse sul piatto«. Intanto, l'associazione dei consumatori Codacons annuncia una class action per compensare il mancato adeguamento economico subito dai 3,2 milioni di dipendenti pubblici: 10.400 euro a testa, per il periodo tra il 1 gennaio 2010 e il 30 luglio 2015. Ma in tutto questo va ricordato che la Consulta, nella sentenza 178/2015 che ha imposto il riavvio dei contratti, non ha dichiarato l'illegittimità dei vecchi blocchi e quindi l'obbligo di recuperare l'arretrato. L’illegittimità è limitata infatti al periodo successivo alla pubblicazione della sentenza stessa, ossia dal 30 luglio 2015.


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