Un costume non può farci paura. Nel dibattito sul burkini, il costume indossato in spiaggia dalle donne islamiche, è giunto il commento del segretario della Cei Nunzio Galantino. «Dobbiamo imparare a vivere insieme - ha dichiarato al Corrier e della Sera in una intervista - e questo vuol dire anche conoscenza dei simboli di altre culture e loro accettazione quando non ledano le esigenze della sicurezza».
La paura dell’abbigliamento mi pare strumentale
«La paura dell'abbigliamento delle musulmane - ha proseguito l’alto prelato - mi appare strumentale. Se posso permettermi: coglierei questa circostanza per alzare un po' il tono del confronto che, in alcune circostanze, m'è parso un tantino mortificante nei toni e nelle parole». Per il segretario della Cei ogni persona ha diritto a mostrare la propria fede anche nell’abbigliamento, se lo ritiene opportuno. Insomma, «ci vuole anche buonsenso: è difficile immaginare che una donna che entra in acqua stia realizzando un attentato».
Anche le suore hanno il velo
Quanto al velo, «penso alle nostre suore, penso alle nostre mamme contadine che lo portavano fino a ieri e alcune lo portano ancora oggi. Lo stesso, si capisce, deve valere per un cattolico che voglia portare la croce o per un ebreo che indossi la kippà. Ogni persona ha diritto a mostrare la propria fede anche nell’abbigliamento, se lo ritiene opportuno. Si vigili che non vi siano usi strumentali dei simboli religiosi, ma se ne garantisca la piena libertà, legata alla libertà di coscienza, alla libertà di opinione e alla libertà religiosa».
Difficile capire la guerra di simboli
In merito al fatto che il sindaco di Cannes abbia bandito il burkini perché simbolo dell’estremismo islamico, «questo della guerra sui simboli è un terreno nel quale mi è difficile capire fino in fondo la Francia. Preferisco non entrare nella logica della loro laicità, soprattutto quando arriva a giustificare il dileggio e a ridicolizzare in maniera volgare la sensibilità religiosa altrui: vedi le gratuite volgarità esibite dalle vignette di Charlie Hebdo».
Alfano: sul burkini serve buon senso, c’è libertà di culto
Per il ministro dell’interno Angelino Alfano, sul burkini serve «il buon senso». Ai microfoni di Rtl ha ribadito: «Dobbiamo essere duri e severi, ma non provocatori. Dobbiamo e stiamo facendo arresti, controlli, indagini ed esplusioni. Ma la Costituzione Repubblicana prevede libertà di culto». Per Fabrizio Cicchitto Alfano difende la libertà di tutte le donne, rispettando le loro
scelte. Saranno loro a scegliere tra il bikini e il burkini. L'attacco più duro alla mancata sanzione arriva da Matteo Salvini e dalla Lega. Il segretario leghista prima critica («Alfano, incompetente, non difende le donne») e poi lancia un
appello a tutti i sindaci di città rivierasche affinché facciano quello che, tra le polemiche, è stato fatto in alcune città francesi e cioè vietare l'uso del burkini.
Sulla stessa linea d’onda anche il tweet Luca Zaia: «Concordo con il sindaco di Cannes che ha vietato il #burkini: @angealfa, non facciamo errori che altri hanno fatto», ha scritto sul suo profilo Twitter.
Bubbico: nemmeno le suore indossano il bikini
E sul burkini scende in campo anche Filippo Bubbico, vice ministro degli Interni ai microfoni di Radio 24, commentando le dichiarazioni del ministro Alfano: «proprio per l’irrilevanza della questione, se si volesse dare un segnale di irrigidimento per assecondare le pulsioni populistiche si determinerebbe una situazione non felice, perché quell'atteggiamento verrebbe vissuto come un atto aggressivo e limitativo delle libertà che noi vogliamo garantire per tutti».
Per Bubbico indossare il burkini rientra tra le «scelte individuali compatibili con il nostro ordinamento democratico e noi dobbiamo imparare a rispettare gli altri. Noi non possiamo imporre a nessuno di esporre il proprio corpo; dobbiamo solo pretendere che vengano rispettate le leggi tese a rendere possibile l'identificazione di ciascuno». E osserva: «Quando le suore vanno al mare non mi pare che indossino il bikini».
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