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Dossier Rio 2016, la «veterana» Chusovitina: peccato non diano…

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Dossier | N. 97 articoliOlimpiadi e Paralimpiadi di Rio 2016

Rio 2016, la «veterana» Chusovitina: peccato non diano punti per l’età

Oksana Chusovitina (Ansa/Ap)
Oksana Chusovitina (Ansa/Ap)

Il blu come richiamo della foresta. Quel blu di Bukhara, Uzbekistan profondo, che la ginnasta Oksana Chusovitina non ha mai dimenticato e che l'ha fatta tornare a casa. La ginnasta è arrivata settima nella gara al volteggio, dominato dalla precisione dei gesti di Simone Biles, stella nascente della ginnastica mondiale. Quel settimo posto brilla quanto oro e insegna al mondo che bisogna crederci sempre, anche a 41 anni in una disciplina in cui le avversarie hanno la metà dei tuoi anni.

Oksana Chusovitina, nata fra le steppe nel 1975, ha gareggiato e vinto con l'Urss, con la Comunità degli Stati indipendenti a Barcellona 1992, con l'Uzbekistan, la sua patria dal 1993 al 2006, con la Germania dal 2006 al 2012 in segno di riconoscenza per le cure che avevano dato al figlioletto. E, ora, dopo 11 medaglie mondiali e due olimpiche (oro a squadre a Barcellona con la Csi e argento a Pechino con la Germania) nel volteggio e nel corpo libero, è tornata a casa, all'ombra del blu luccicante delle madrasse e dei minareti.

Oksana, 41 anni, è arrivata settima, alla sua settima Olimpiade ed è la ginnasta più anziana della storia dei Giochi. Lei è eterna con quel suo corpo così minuscolo (poco meno di 1,50 metri per 43 kg). Da lontano quasi si confonde fra le ragazzine, quelle con le quali si è confrontata. «In gara – ha detto ad Associated Press – l'età svanisce, sei quello che sei con la tua elasticità e i tuoi salti: peccato solo che non si ci siano punti per l'età».

A questi Giochi si è vestita della bandiera dell'Uzbekistan, il Paese in cui è nata e che aveva lasciato nel 2002 per amore del figlio: Alisher, nato nel 1999, si era ammalato a tre anni e Oksana nel 2002 lo aveva portato a Colonia per le cure, restando così grata al popolo tedesco da cambiare bandiera. Ora che Alisher sta bene, sono tutti tornati a casa perché, nonostante la faticosa dignità dell'Uzbekistan, la corrente elettrica che va e viene, la polizia che controlla tutta la corrispondenza, casa è casa. È quella che ha dato a una donna di 41 anni la forza e la spregiudicatezza di fare la ragazzina, in una ginnastica che brucia le sue atlete appena iniziano a volare.

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