RIO DE JANEIRO - Provate a dirglielo adesso, a pochi minuti da quel muro a tre verdeoro che ha fermato Zaytsev e sogni d'oro dell'Italvolley, che in fondo a lui, che è nato e cresciuto a Cuba e che ha poi scelto l'azzurro, questa sconfitta potrebbe forse fare meno male.
Osmany Juantorena potrebbe scaraventarvi addosso ancor più rabbia di quella che di solito Mette nelle sue schiacciate. Piange, Osmany, all'idea che l'oro se n'è andato un'altra volta, la terza per il nostro volley, e rimarrà qui, al Maracanazinho, al collo di Bruno e compagni, che a batterci in finale (vedi Atene2004), ci stanno quasi facendo l'abitudine… «Le mie lacrime? Abbiamo perso l'occasione della vita». Osmany ancora non si rassegna alla sconfitta nella finale olimpica della pallavolo con il Brasile. «Abbiamo voluto essere troppo perfetti - dice ancora - e questo ci ha un po' frenato. Il punto contestato nel secondo set (da 23-21 per l'Italia a 22-22, malgrado il ricorso al video challenge chiesto dagli azzurri) Era nostro, alla fine lo hanno ammesso anche i brasiliani, ma ormai questa finale è andata e complimenti a loro, che hanno giocato bene, trascinati dal pubblico». «Il tocco? C'è stato , lo si è visto e i brasiliani lo hanno ammesso – sottolinea Ivan Zaytsev, che di quella schiacciata vincente era l'autore – ma è anche una questione di fortuna, in semifinale ho fatto un ace millimetrico che ci ha portato fin qui, e invece adesso è andata così… Quest'oro sta diventando una maledizione? Sì, sembra proprio di sì – continua il leader azzurro – ma siamo pronti a riprovarci, fra quattro anni a Tokyo: questa squadra ha un ottimo presente e un grande futuro».
Simone Giannelli, 20 anni, è la mente e il braccio dell'Italvolley, il palleggiatore, ma anche il metronomo emotivo. A inizio primo set, nella fase più dura del parziale, ha invitato i suoi compagni a sorridere, a cacciare la tensione e a sentire il piacere di giocare sul palcoscenico più bello e per l'obiettivo più importante: «Ci è mancato poco, e ora non saprei dirvi neanche cosa – spiega Giannelli -, semplicemente loro hanno giocato meglio alcuni punti, gestito meglio qualche situazione, che ha fatto la differenza. Le battute sbagliate? Anche loro non ne hanno sbagliate poche, la finale olimpica si sente per tutti… Quel punto contestato? Non mi piace parlare di queste cose: abbiamo perso e basta, e da domattina torno in palestra, perché voglio lavorare ancora più duro per regalarmi e regalare questa soddisfazione a tutti i tifosi, prima o poi…».
Chiude Pippo Blengini, il tecnico arrivato quasi a sorpresa al posto di Mauro Berruto proprio alla vigilia della qualificazione a Rio2016 e che torna a casa con un argento al collo e la conferma sulla panchina («Direi proprio di sì», afferma convinto il presidente della Federvolley Magri): «Cosa è mancato? Faccio fatica a individuarlo. Direi bravi e complimenti a loro, ai nostri avversari, che magari hanno aggiustato la ricezione e limitato l'efficacia del nostro servizio. Quel punto contestato? Ci sono i mezzi tecnologici, che vengono utilizzati e interpretati. Di più non aggiungo», dice gelido. Ma a chi lo ha visto, cinque minuti dopo la fine della gara, fumare nervosamente appena fuori dall'ingresso del Maracanazinho e lanciare improperi per quel tocco non visto, davvero non ha dato l'impressione di averlo mandato giù, questo argento che non s'è trasformato in oro.
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